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6 gennaio, un anno fa l’attacco a Capitol Hill: cattivi presagi per il futuro della democrazia americana

6 gennaio, l’attacco a Capitol Hill: un anno dopo

È passato un anno da quel 6 gennaio 2021, quando si verificava il violentissimo attacco a Capitol Hill. Da quel giorno, gli Americani sentono la democrazia del proprio Paese continuamente sotto minaccia. Questo anniversario si contraddistingue di inquietanti presagi. Delle 725 persone incriminate per quanto accaduto, solo 31 sono in galera. E non possono essere dimenticati i cinque morti: un poliziotto, Brian Sicknick, e quattro manifestanti.

Per tutto l’anno, il nuovo Presidente Joe Biden ha cercato di riparare i danni causati alla credibilità del sistema politico e istituzionale degli Stati Uniti. Ha chiamato a raccolta la famiglia mondiale delle democrazie. E lo ha fatto dimostrando di voler sfidare la Cina.

Capitol Hill: dal 6 gennaio scorso si cercano i responsabili

Il 6 gennaio 2021 una folla di sostenitori dell’ex presidente Donald Trump irruppe al Campidoglio per impedire la certificazione della vittoria di Biden alle elezioni. Un fatto mai accaduto nella storia degli Stati Uniti, dettato da immagini da shock che fecero presto il giro del mondo.

6 gennaio capitol hill

Prosegue ancora l’inchiesta della Commissione parlamentare per far luce sulle responsabilità dell’accaduto, comprese soprattutto quelle dell’ex presidente. In una testimonianza della deputata repubblicana Liz Cheney, si riporta che durante l’attacco Ivanka Trump, figlia e consigliera dell’allora presidente, gli chiese di fermare la violenza.

Eppure, contrariamente alle previsioni di molti esponenti repubblicani di rango, l’attacco al Campidoglio sembra aver quasi rinforzato l’immagine di Trump. Il tycoon appare ora più forte che mai, con una leadership indiscussa e una nuova piattaforma online dal nome Truth. Una rinascita favorita ulteriormente dalla finora considerata deludente performance di Joe Biden. Tra la caotica questione dell’Afghanistan, la pandemia in corsa, la maxi inflazione e le difficoltà riscontrate dalla sua agenda al Congresso.

Trump il 6 gennaio continuerà a contestare le elezioni, ad un anno da Capitol Hill

Proprio sulla scia di questo rinforzo della sua, l’ex presidente è pronto a rilanciare pubblicamente le sue accuse alle elezioni 2020. “Le elezioni sono state rubate”, questo il suo motto da più di un anno a questa parte. Il giorno dell’anniversario di Capitol Hill, in una conferenza stampa a Mar-a-Lago, come da copione, continuerà a edulcorare su quel giorno tragico per la democrazia americana. E porterà avanti la sua teoria cospirativa della Big lie (la grande menzogna), negando di aver fomentato l’insurrezione.

Sarà anche l’occasione per preparare la sua discesa in campo per le elezioni del 2024, tenendo ben fisse all’orizzonte le più vicine elezioni di Midterm di novembre.

6 gennaio capitol hill

Il 6 gennaio di Capitol Hill dimostra quanto sia polarizzato il Paese

Per lo stesso giorno sono state organizzate commemorazioni solenni dai democratici, con un momento di preghiera a Capitol Hill. L’obiettivo è dare una prospettiva storica all’evento, sottolineando la necessità di individuare una volta per tutte i veri colpevoli. Insomma, due iniziative agli antipodi che rispecchiano la forte polarizzazione che contraddistingue un Paese sempre in guerra con se stesso ed incline allo scontro.

Dai sondaggi condotti dalla Cbs e da alcune Università americane, emerge che l’attacco al Congresso agli occhi degli americani è visto come “un presagio di una crescente violenza politica”. Infatti, i cittadini ritengono che la democrazia sia ormai minacciata e si aspettano altre violenze politiche per gli anni a venire.

 

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Editor: Susanna Bosio

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