accademia
Dizionario Arte

accademia

Accademia

Accademia, Associazione di artisti, studiosi ecc. con l’obiettivo di mantenere elevati livelli professionali e promuovere le attività dei suoi membri.

In origine, Accademia era il nome del boschetto di ulivi appena fuori Atene dove Platone e poi i suoi successori insegnavano filosofia. La sua scuola filosofica divenne nota con questo nome. Nel rinascimento italiano la parola incominciò a essere utilizzata per qualsiasi tipo di circolo filosofico e letterario, e talvolta se ne servirono gruppi di artisti che si riunivano per discutere di argomenti teorici e pratici.

Un esempio è la scuola di scultura che Lorenzo de’ Medici fece aprire nei suoi giardini, sotto la supervisione di Bertoldo di Giovanni, descritta a volte come una sorta di proto-accademia. Ma la prima vera accademia d’arte si fondò solo nel 1563, con la creazione dell’Accademia del Disegno di Firenze.

Nata da un’idea di Giorgio Vasari, essa aveva lo scopo di liberare gli artisti dal controllo delle corporazioni e confermarne l’alta posizione sociale raggiunta nell’ultimo centinaio d’anni. A Michelangelo, che più di chiunque altro incarnava questo nuovo status, si assegnò la presidenza onoraria, insieme al duca Cosimo I de’ Medici.

Un altro passo decisivo fu compiuto a Roma nel 1593, quando si fondò l’Accademia di San Luca, sotto la presidenza di Federico Zuccaro. Qui si pose un accento più forte sull’istruzione pratica rispetto a Firenze, ma l’accademia non riuscì a vincere la guerra contro le corporazioni fino a che non ottenne l’appoggio di papa Urbano VIII (Maffeo Barberini, in carica dal 1623 al 1644), che le diede statuto di “autorità superiore rispetto alle corporazioni dei mestieri”. Da questo momento la sua ricchezza e il suo prestigio aumentarono.

Qualche altra accademia permanente sorse in Italia prima del Settecento, ma con questo termine ci si riferiva di frequente anche a istituzioni private dove gli artisti si incontravano per esercitarsi nella copia dal vero. Il più famoso esempio di questo tipo è rappresentato dall’accademia che i Carracci aprirono a Bologna negli anni Ottanta del Cinquecento.

Molte istituzioni come quella dei Carracci sorsero nel nord Europa (l”accademia’ fondata a Haarlem intorno al 1600 da Cornelisz van Haarlem, Hendrick Goltzius, e Karel Van Mander fu probabilmente una sorta di corso di disegno dal vero). Tuttavia, la prima accademia d’arte ufficiale fuori dall’Italia non fu creata fino al 1648. In quell’anno un gruppo di pittori francesi, guidati dallo stesso desiderio di prestigio che aveva ispirato gli italiani, riuscirono a convincere Luigi XIV a fondare l’Académie Royale de Peinture et de Sculpture.

Le corporazioni si opposero fortemente

Anche qui le corporazioni si opposero fortemente. La supremazia dell’accademia si assicurò solo nel 1661, quando Jean-Baptiste Colbert (1619-1683), ministro di Luigi XIV, fu eletto vice-protettore. Egli capì che l’Académie poteva rappresentare un utile strumento politico, finalizzato a imporre modelli e gusti ufficiali. Il tutto contribuiva a creare un’identità artistica nazionale e uno stile adatto alla glorificazione del re.

Le Brun, nominato direttore dell’Académie nel 1663, insieme a Colbert garantì che essa di fatto assumesse il monopolio dell’insegnamento e delle esposizioni di opere d’arte. Le teorie e gli insegnamenti dell’accademia promuovevano l’idea che tutto ciò che ha a che fare con l’arte possa essere accessibile alla comprensione razionale. Secondo quest’idea tutto è ridotto a una serie di precetti logici che possono essere studiati e insegnati.

Dopo la metà del Seicento si fondarono accademie d’arte anche in Germania, in Spagna e in altri paesi. Verso la fine del Settecento ne erano sorte più di cento in tutta Europa. Tra queste, nel 1768 si fondò la Royal Academy di Londra. Ovunque le accademie diventarono forti sostenitrici del neoclassicismo, in opposizione al barocco e al rococò. Queste istituzioni suscitarono fin dal principio una certa opposizione.

Alla fine del Settecento lo spirito rivoluzionario francese vide con occhio particolarmente critico i privilegi esclusivi di cui i membri dell’Académie godevano; molti artisti, J.L. David in testa, ne chiesero la chiusura. Questo passo fu compiuto nel 1793, ma l’ École des Beaux-Arts, che prese il posto dell’Académie, incarnò più o meno gli stessi principi.

La principale minaccia per le accademie

La principale minaccia per le accademie, a ogni modo, non arrivò dagli eventi politici, ma dalla nuova nozione *romantica dell’artista. Secondo questa l’artista era visto come genio che produce i suoi capolavori guidato dall’ispirazione, che non è soggetta a regole e quindi non può essere insegnata. Quasi tutti gli artisti più creativi di fine Ottocento non frequentarono le accademie, e cercarono altri canali per presentare i loro lavori. Manet, per esempio, aspirò al tradizionale successo presso i Salon.

Le accademie mantenevano il loro prestigio presso i circoli più conservatori, ma i più temerari le condannarono. Nel 1898, nel suo libro Modern Painting, il critico e romanziere George Moore (1852-1933) scrisse “che quasi tutti gli artisti disdegnino e disprezzino la Royal Academy è fatto comunemente noto”.

Per far fronte alla competizione rappresentata dalle istituzioni didattiche rivali e dai gruppi di artisti (come la Slade School e il New English Art Club in Inghilterra, la secessione in Germania e in Austria), le accademie iniziarono a diventare più liberali.  Entro la metà del XX secolo il loro ruolo si fece sempre più marginale. Sebbene la parola ‘accademico’ possa essere usata in maniera neutra, per lo più porta una connotazione negativa. È associata a mediocrità e mancanza di originalità.

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