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Addio a Richard Rogers: con Renzo Piano progettò il Centre Pompidou di Parigi

È morto Richard Rogers, ricordato per il suo sodalizio con Renzo Piano e per le altre opere futuristiche

Si è spento a 88 anni l’architetto italo-britannico Richard Rogers, che tra le altre cose aveva firmato il Centre Georges Pompidou di Parigi con Renzo Piano. Secondo quanto riportato dal figlio Roo, la morte sarebbe avvenuta sabato sera, ma le cause non sono note. Matthew Freud, presidente e fondatore dell’agenzia di comunicazione Freuds, ha detto che Rogers è “morto in pace”.

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Richard Rogers: il lavoro con Renzo Piano

Nato a Firenze nel 1933, i suoi antenati si erano trasferiti dall’Inghilterra in Italia circa 200 anni prima. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, la sua famiglia tornò nel Regno Unito. I suoi studi si sono completati presso l’Architectural Association School of Architecture di Londra e alla Yale University, Connecticut. Divenuto Lord Rogers di Riverside, da 25 anni sedeva nella Camera dei Lord.

Fu letteralmente uno dei maggiori esponenti dell’architettura contemporanea: una mente creativa e rivoluzionaria. Discepolo di alcune matrici di pensiero d’avanguardia come Costruttivismo, Futurismo e Cubismo, rappresentò la corrente architettonica dell’hi-tech. Rogers vedeva nella tecnologia la possibile chiave per il miglioramento e l’evoluzione sociali.

Rogers conobbe il collega genovese Renzo Piano, con cui collaborò a partire dal 1970 e con cui vinse il concorso internazionale per il Centre Georges Pompidou a Parigi (1971-1977). Si tratta di una delle opere più iconiche della storia museale contemporanea, che ha lanciato due giovani progettisti nel dibattito internazionale.

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Richard Rogers e Renzo Piano.

Richard Rogers: dal sodalizio con Renzo Piano ad altri straordinari progetti

Rogers lo si ricorda anche per altri progetti straordinari, come il Millennium Dome di Londra, che ricorda un’astronave aliena, e l’edificio dei Lloyd’s di Londra dalla linea futuristica. Nel 2007 gli fu assegnato il premio Pritzker, la più alta onorificenza del mondo dell’architettura. La giuria in quell’occasione citò la sua “interpretazione unica del fascino del Movimento Moderno per l’edificio come macchina”.

Non solo. Rogers si aggiudicò anche altri premi, tra cui il Premio Imperiale nel 2000 e il Leone d’Oro alla carriera nel 2006.

La sua idea di architettura si può riassumere in queste parole da lui stesso pronunciate:

Le città concentrano energie fisiche, intellettuali e creative. È questa dinamica “sociale e culturale”, più che un equilibrio estetico creato dalla progettazione edilizia, che secondo me costituisce l’essenza della bellezza. Una vita urbana vibrante è, a mio parere, l’ingrediente essenziale di una città vera e propria.

 

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Editor: Susanna Bosio

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