Tre Sorelle, piccolo
Teatro

“Tre sorelle di Cechov” Al Piccolo 2017

Al Teatro Piccolo ‘Le tre sorelle’ di Anton Čechov: il classico ‘espressionista’ del grande scrittore russo.

Le tre sorelle’ di Anton Čechov

Con la scrittura e rappresentazione del dramma teatrale Le tre sorelle’ si avviò alla conclusione la straordinaria carriera di scrittore per il teatro di Anton Čechov, che terminerà con la sua opera più conosciuta, la sublime commedia ‘Il giardino dei ciliegi’.

La piece teatrale andrà in scena al Piccolo Teatro Studio Melato dal 7 al 19 marzo per la regia di Alessandro Bronzino, che porta in scena un testo dai molteplici livelli interpretativi simbolici, in cui le tre protagoniste discutono, si osservano e soffrono ma sembrano quasi non esistere, perse in uno sfondo fantasmatico, in una bruma esistenziale.

Un’atmosfera che anticipa le avanguardie che si svilupperanno in tutta Europa a partire dai decenni successivi, e che pertiene il tema della crisi psicologica dell’individuo, di un mondo ridotto a gabbia dorata per famiglie borghesi e travolto dalla noia e dall’esperienza sconvolgente delle due guerre mondiali di là da venire.

«Ho faticato parecchio a scrivere Tre sorelle. Tre sono infatti le protagoniste e ciascuna deve avere un suo carattere»: dall’estero, dove va per curare la tisi che da anni lo tormenta e che peggiora sempre più, Cechov manda preziosi consigli sull’interpretazione delle scene più complesse e delicate.

Il grande successo spingerà i direttori del Teatro d’Arte a chiedere un nuovo lavoro per la stagione successiva; ma per C. scrivere è ormai uno sforzo enorme, concentrarsi diventa faticosissimo.

Il giardino dei ciliegi ha una gestazione lunga: è pronto solo alla fine del 1903 e va in scena il 17 gennaio 1904, alla presenza dell’autore che esce alla ribalta, distrutto dalla tensione e dalla malattia, ad accogliere onori e applausi.

C. parte subito per la Germania, nel disperato tentativo di una cura che gli dia sollievo; morirà il 2 luglio. Il suo teatro, nell’arco del nostro secolo, non ha smesso di stimolare lettori, critici, spettatori e registi: si è sempre dimostrato, nonostante l’ineliminabile legame con il tempo, la società e i luoghi in cui fu scritto, di una attualità e una pertinenza sconcertanti.

I grandi interpreti del nostro tempo, da Strehler a Visconti, da Ronconi a Peter Stein, da Dodin a Nekrosius si sono misurati con i suoi testi, traendone spettacoli di straordinaria suggestione, rispondendo di volta in volta a nuovi interrogativi, aprendo nuove dimensioni.

La ragione va forse cercata in queste parole dello stesso Cechov:

«Il pubblico vuole che ci siano l’eroe, l’eroina, grandi effetti scenici. Ma nella vita ben raramente ci si spara, ci si impicca, si fanno dichiarazioni d’amore. E ben raramente si dicono cose intelligenti. Per lo più si mangia, si beve, si bighellona, si dicono sciocchezze. Ecco che cosa bisogna far vedere in scena. Bisogna scrivere lavori in cui i personaggi entrano, escono, pranzano, parlano del tempo, giocano a wint … Non perché questo sia necessario all’autore, ma perché così avviene nella vita reale».

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