51 anni dalla nascita di Alexander McQueen
Moda

Alexander McQueen 51 anni dalla sua nascita

51 anni dalla nascita di Alexander McQueen. L’omaggio al tormentato stilista.

Non manca mai a nessuno una buona ragione per uccidersi“, disse Cesare Pavese. Il tributo ad Alexander McQueen a 51 anni dalla sua nascita.

Ricostruiamo la sua vita a un decennio dalla sua scomparsa.

Era nato – e cresciuto nel tormento – nell’East End di Londra nel 1969.

All’età di ventidue anni stupisce i professori del St. Martin’s College of Art con una collezione innovativa. Il progetto, presentato nel 1992, s’intitola “The ripper Stalks His Victims“. Un progetto doloroso, che inquadra la solitudine di McQueen, il dolore vissuto e il progetto di rinascita.

Le sue qualità artistiche sono notate ben presto dalla critica e dagli addetti ai lavori tanto che subito dopo aver concluso gli studi, inizia un percorso formativo da Anderson e Sheppard in Saville Row.

In seguito lavora per Koji Tatsuno e Romeo Gigli.

Va considerato, però, che la sua incantevole verve artistica altro non è che un assorbire materia creativa presso la sartoria di costumi teatrali Bermans & Nathans.

La moda decostruzionista di McQueen

Come Issey Miyake, Hussein Chalayan, Yohji Yamamoto, Ann Demeulemeester e Martin Margiela, Alexander McQueen è considerato un “membro” della moda decostruzionista.

Il decostruzionismo, nel settore, prende forma attraverso la filosofia del franco-algerino Jacques Derrida. La moda decostruzionista – definita anche moda grunge o distrutta – mette in luce i principi, i pregiudizi e le contraddizioni del XX secolo.

L’attenzione, dunque, è riservata esclusivamente alla struttura dell’abito, enfatizzandone la sua incompletezza. In esibizione, cuciture, fodere, riprese: ovvero tutto ciò che compone un capo ma che non è dato mostrare.

Trovo la bellezza nel grottesco, come la maggior parte degli artisti

Alexander McQueen collezione FW 1996
Alexander McQueen FW 1996. Pantaloni bumsters

I pantaloni bumsters: la prima invenzione di Alexander McQueen

Nel 1996 debutta con la sua primissima collezione. In passerella si avvicendano capi non particolarmente entusiasmanti ma l'”hooligan della moda” ha un asso nella manica: i pantaloni bumsters. Su ammissione dello stesso designer, questo capo, che ha scritto sicuramente la storia della moda, segna una nuova evoluzione estetica del discusso indumento genderless del Novecento.

I Bumsters, infatti, sono descritti come il primo “décolleté del sedere”.

L’Hooligans della moda, nel 1997, presenta la passerella più dispendiosa del ‘900

La location più dispendiosa del Novecento.

Nel 1997 lascia tutti a bocca aperta con il défilé primavera/estate 1998 che risulta il più dispendioso della storia del Novecento. Non fosse altro per la location. “Untitled“, finanziata da American Express, è presentata in una cornice avveniristica dove le modelle sono invitate a calcare una sorta di cisterna nel quale cade, dall’alto, la pioggia.

Nell’ottobre dello stesso anno è nominato Designer of The Years (riconoscimento ottenuto anche nel 2001 e 2003) e successore di John Galliano in Givenchy.

Alexander McQueen per Givenchy

Givenchy Haute Couture primavera/estate 1998 by Alexander McQueen

Alexander McQueen ha dato il meglio di sé in Givenchy come attesta la collezione Haute Couture primavera/estate 1998, così commentata dalla critica e giornalista di moda, Suzy Menkes.Sostanza creativa […] maestria nella tecnica, nel taglio e negli ornamenti sublimi“.

La Giacca Union Jack

David Bowie indossa la Union Jack realizzata da Alexander McQueen

Tra le sue creazioni storiche va annotata anche la Giacca Union Jack indossata da David Bowie. Il Duca Bianco ama particolarmente la moda tanto che le sue performance sono commentate non solo per la qualità della sua musica ma anche per i look adottati sul palcoscenico.

Oltre a stilisti come Kansai Yamamoto e Freddy Burretti, tra i suoi pupilli c’è anche McQueen. Non a caso, la celeberrima Union Jack è stata confezionata per gli VHI Fashion Awards nel 1996 e compare, inoltre, anche sulla copertina dell’album Earthling (1997).

La bandiera inglese, negli anni Sessanta, è un ornamento moda. Simbolo della “swinging-london“. L’indumento è realizzato con la collaborazione dell’emporio I Was Lord Kitchner’s Valet.

Il suicidio di Alexander McQueen e la sua ultima collezione

L’ultima collezione di Alexander McQueen.

Dopo aver subito molestie e abusi sessuali in età giovane (qui un articolo di approfondimento) Alexander McQueen decide, definitivamente, di farla finita. E lo fa suicidandosi in una fredda giornata dell’11 febbraio 2010.

Prima di morire, però, ci lascia una collezione che diventa testamento di una grande prova artistica, tipica di un genio compreso.

Il progetto creativo è un messaggio chiaro delle sue intenzioni. Ad attestarlo, una conversazione con il collega Sebastian Pons dove confida: “Durante la sfilata della mia ultima collezione, ho intenzione di suicidarmi. Ho intenzione di farla finita. Verso la fine dello show verrò fuori e mi sparerò in testa“.

Ciò non accadde. Non in quel momento. Perché per dire addio alla vita terrena, Alexander assume un mix micidiale di farmaci e un cocktail di droga. Il suo viaggio termina in solitudine nella sua casa londinese. L’ultimo pensiero va ai suoi amati cani. Davanti ad un lume acceso, un biglietto nel quale c’era scritto: “Prendetevi cura dei miei cani. Vi amo. Lee.”

Conclusioni: 51 anni dalla nascita di Alexander McQueen. L’omaggio al tormentato stilista.

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