Dizionario Arte

arazzo

Termine spesso usato per definire qualsiasi tessuto ornamentale pesante che si appenda a un muro, ma che più correttamente si riferisce a un tessuto fabbricato su un telaio a due direzioni di filatura, rispettivamente dal basso in alto (ordito) e da lato a lato (trama). L’ordito consiste in una filatura piatta di sfondo, e il disegno viene creato tessendo la trama alternativamente sopra e sotto l’ordito a seconda dei colori richiesti; l’immagine risulta così parte integrante della stoffa e non qualcosa che vi è posto sopra, come nel ricamo. Nonostante siano usati soprattutto come arazzi, questi tessuti hanno anche altri utilizzi, per esempio fungono da tessuti da tappezzeria. I materiali che vengono usati per l’ordito sono solitamente lana, lino o canapa, e la lana è anche il materiale più usato per la trama, anche se la seta e perfino fili d’oro e d’argento vengono impiegati per modelli particolarmente preziosi. La finezza tecnica di un arazzo è determinata dal numero di trame per centimetro; la quantità media di dieci per centimetro dà un tessuto abbastanza grossolano, mentre con trenta per centimetro il risultato è considerato di grande finezza (anche se esistono tessuti con trame ancora più fitte). Il tessitore solitamente lavora prendendo come modello un cartone colorato a grandezza naturale (Raffaello, Rubens e Goya sono tra gli artisti più celebri che produssero disegni a questo scopo).
L’arazzo era conosciuto già nell’antichità, ma le sue origini rimangono oscure. È solo a partire dal XIV secolo che può essere tracciata una tradizione sicura, e da allora gli arazzi furono parte essenziale delle decorazioni di interni, in particolare nell’Europa del nord (dove, oltre al valore estetico, ovviavano alla funzione pratica di tappare gli spifferi). Tra gli arazzi più famosi del medioevo c’è la lunga serie dedicata all’Apocalisse (disegnata da Jean Bondol), eseguita nel 1373-82 per Luigi I, duca d’Angiò (fratello di Carlo V di Francia), oggi esposta in una speciale galleria nel castello di Angers, e un’incantevole serie sulla Signora con l’unicorno (1490 ca-1500, Musée du Moyen Age, Parigi). La più ricca tradizione in quest’arte appartiene alla Francia, con importanti manifatture ad Arras, Aubusson, Beauvais e Parigi (vedi Gobelins), ma nel XV e nel XVI secolo le Fiandre detennero il primato, con Tournai e poi Bruxelles come maggiori centri di produzione. La maggior parte degli altri paesi europei produsse arazzi, e la più famosa manifattura inglese fu la Mortlake Tapestry Factory (1619-1703), a Mortlake, nel Surrey, per la quale Carlo I (vedi Collezione reale) ebbe un forte interesse; la fabbrica produsse diverse serie di arazzi tratti dai cartoni di Raffaello per gli Atti degli apostoli, che Carlo acquistò nel 1623.
Gli arazzi continuarono a essere popolari fin quasi alla fine del XVIII secolo, ma in seguito dovettero cedere il passo a coperture per i muri più economiche, come la carta da parati. Tuttavia, ci fu un rinnovato interesse nel tardo XIX secolo, per esempio con i lavori di William Morris, e tale interesse continuò nel XX secolo. Al Bauhaus, per esempio, il disegno di arazzi era parte del piano di studi, e numerosi artisti moderni hanno realizzato opere notevoli con questa tecnica, come Matisse, Braque, Picasso e Graham Sutherland, il cui enorme Cristo in gloria (1952-62) nella cattedrale di Coventry, tessuto ad Aubusson, è probabilmente l’arazzo più famoso del XX secolo.

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