Dizionario Arte

arco trionfale

Grande portale decorativo, in posizione isolata, che viene eretto in onore di personalità o eventi importanti. Questo genere di struttura ebbe origine nell’antica Roma e inizialmente il termine alludeva alla parata celebrativa chiamata trionfo, che veniva organizzata in onore del generale che avesse ottenuto una vittoria particolarmente gloriosa; questi generali conducevano le proprie truppe dentro Roma attraverso uno speciale portale trionfale. All’inizio l’arco trionfale era una struttura temporanea, ma dal I secolo a.C. se ne iniziarono a costruire con materiali permanenti; venivano eretti non solo per onorare i generali, ma anche per commemorare un nuovo imperatore. Ne furono costruiti in tutto l’impero romano, ma la maggior parte si trova in Italia, e tre famosi esemplari sopravvivono proprio a Roma, ognuno di essi decorato con sculture di grande valore.
L’arco di Tito (81 ca d.C.) ha due ampi e solenni rilievi (ma molto danneggiati) nel passaggio, che ritraggono la cerimonia della vittoria di Tito per la presa di Gerusalemme nel 70. Fu fatto costruire dal fratello Domiziano, che gli successe come imperatore nell’81. L’arco di Settimio Severo (203), eretto per celebrare le vittorie di questo imperatore contro i parti e per avvalorare la legittimità della sua nuova dinastia, è più grande e più ornato, con decorazioni scultoree di grande maestria; certamente, come veicolo di propaganda imperiale l’arco di Settimio Severo fu il più grande ‘cartellone pubblicitario’ mai eretto (Donald Strong, Roman Art, 1976). L’arco di Costantino (dedicatogli nel 315 per ricordare la sua vittoria su Massenzio e per celebrare il suo primo decennio di regno) è il più grande di tutti gli archi trionfali romani e forse il più solenne. Possiede più decorazioni scultoree di quello di Settimio Severo, alcune di esse eseguite appositamente, ma molte altre depredate da monumenti dei due secoli precedenti. Lo stile delle sculture originali è molto diverso da quello dei pezzi più antichi: le figure risultano più tozze nelle proporzioni e più lontane dal sentire *classico. Secondo molti critici questo scarto stilistico indica un profondo declino nell’arte romana, e segnala la fine del mondo classico in coincidenza con l’ascesa della cristianità. Bernard Berenson, per esempio, scrisse un libro dal titolo L’arco di Costantino o Della decadenza della forma (1954). Oggi, tuttavia, gli studiosi più seri considerano inadeguata questa condanna: “Niente può essere meno classico dello stile e della tecnica di queste sculture; ma c’è qualcosa di molto efficace nella loro capacità di esprimere ogni volta il carattere dell’occasione che le ha originate” (Strong).

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