Dizionario Opera

Atem

Atem La formula del «teatro del comporre» anziché del «comporre per il teatro», usata quale manifesto dall’autore

Atem La formula del «teatro del comporre» anziché del «comporre per il teatro», usata quale manifesto dall’autore in occasione della prima rappresentazione di Atem , sintetizza e chiarisce l’atteggiamento di Donatoni nei confronti del teatro musicale: non di totale sfiducia, come s’è più volte scritto, ma diretta conseguenza di un’idea della teatralità come fatto implicito all’articolazione stessa della musica. «Ritengo che la (mia) musica non possa raccontare alcunché: essa è racconto di sé medesima e quello che in essa viene raccontato è identico alla propria apparenza formale». L’unica forma di teatro musicale concepibile per il musicista veronese è dunque quella di un ‘teatro interiore’, nel quale i gesti del rappresentare siano identici a quelli necessari alla scrittura. Atem (letteralmente, ‘origine, respiro, andare alle origini’; ma, in forma retrograda, Meta , ‘tensione, aspirazione verso qualcosa’) non è dunque una vera opera, ma un collage di 16 composizioni vocali, orchestrali, da camera ed elettroniche, in gran parte preesistenti alla composizione di Atem , legate in sequenza secondo un progetto suggerito dall’intuitiva ‘scenicità’ delle connotazioni formali della musica e non da una sceneggiatura predeterminata. Il soggetto, liberamente costruito sullo schema della composita partitura, riunisce alcuni frammenti poetici non narrativi a diversi tableaux vivants tratti dal volume di Donatoni Antecedente X (Milano 1980). L’aspetto visivo e gestuale di Atem è interamente affidato alla libera ‘voce’ polifonica di un interprete, che nel primo e finora unico allestimento del lavoro, accolto non senza disapprovazioni dal pubblico della Scala, è stata quella del regista Giorgio Pressburger.

Non avrebbe senso sintetizzare in una sorta di trama un teatro così radicalmente antinarrativo come questo: immagini, azioni, avvenimenti, persone, cose si susseguono quali libere associazioni mentali generate dalla musica. Conseguenza di una tale impostazione è che le presenze vocali non si costituiscono in personaggi. I cantanti (quattro soprani, un contralto e un basso) il gruppo di danzatrici e danzatori e la voce recitante dell’attore non fungono da personaggi in scena ma da semplici strumenti vocali e gestuali. Il fascino di Atem consiste nella fattura pregevolissima delle composizioni che ne costituiscono la base, e più ancora nel libero ma meditato fluire di una nell’altra.

Per nulla riconducibule alla poetica del musicista è invece Il velo dissolto (Milano, Teatro Lirico, 7 maggio 1993), azione scenica su sette composizioni di Franco Donatoni. Qui si tratta infatti di un progetto drammaturgico della regista Mietta Corli, in cui la funzione delle opere per vario organico strumentale e vocale da camera che vi sono comprese è sostanzialmente quella di musiche di scena, benché la drammaturgia del lavoro sia vagamente ispirata allo stile del compositore veronese.

Type:

Due tempi e un intermezzo

Author:

Franco Donatoni (1927-)

Subject:

libretto proprio, da Brandolino Brandolini d’Adda, Tiziana Fumagalli, Renato Maestri, Susan Park, Fernando Pessoa

First:

Milano, Teatro alla Scala, 16 febbraio 1985

Cast:

Signature:

e.g.

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