Aumento spese militari 2%: scarsa coesione in Parlamento, quali sono le posizioni dei partiti
Spese militari: la maggioranza si spacca sull’aumento proposto da Draghi
Dopo aver approvato l’aumento delle spese militari dell’Italia fino al 2% del Pil, alcuni partiti al governo cominciano a fare marcia indietro. Con questa decisione si passerebbe dai 25 miliardi annui impiegati nella Difesa ad un tetto di almeno 38 miliardi all’anno. Una spesa su cui influiscono gli accordi della Nato del 2014, ma soprattutto l’attuale guerra in Ucraina.
La maggioranza dà sempre più prova di scarsa coesione. Domani è previsto un vertice per chiarire la posizione dei partiti in Parlamento.
M5S: Conte contrario alle spese militari
Il leader pentastellato Giuseppe Conte ha fatto sapere che se sarà confermato alla presidenza del Movimento, si opporrà all’aumento delle spese militari. Questa posizione piuttosto dura arriva nonostante il voto di M5S all’ordine del giorno sul decreto Ucraina.
«Noi diciamo no ad un incremento massiccio delle spese militari a carico del bilancio dello Stato. Di fronte all’instabilità di questo conflitto non si può rispondere con una reazione emotiva e alcune spinte a un riarmo indiscriminato», ha fatto sapere Conte.
Una posizione che si scontra con l’ala governativa guidata dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che invece chiede di non andare contro il premier Mario Draghi. E così il Movimento si spacca dall’interno.
Partito Democratico: al fianco di Draghi sulle spese militari
Anche nel Partito Democratico si discute sulla questione. Sulla carta, il partito di Enrico Letta mantiene la sua affinità con la linea governativa e sostiene le scelte di Draghi. Lo stesso Letta non ha commentato in maniera diretta la vicenda, ma ha riportato con un Tweet una frase di Beniamino Andreatta.
Non vi è prospettiva di un mondo più civile se le potenze sfuggono le responsabilità, se la sicurezza collettiva non trova armi e soldati per far vivere sul campo la pace.
Camera, 1995#ninoandreatta#europadiandreatta#arel #difesaeuropea pic.twitter.com/2SixtzVq8V— @AgenziaAREL (@AgenziaAREL) March 26, 2022
Un po’ come a dire che senza armi non si arriva alla pace
Lega conferma ma Salvini fa un passo indietro
Anche la Lega sembra fare un passo indietro di fronte all’aumento delle spese militari, nonostante il voto a favore dell’ordine del giorno. Matteo Salvini si è espresso in maniera molto critica: «Stiamo uscendo faticosamente da due anni di pandemia e stiamo entrando, ancora più faticosamente, nel secondo mese di un conflitto alle porte dell’Europa e ci sono uomini di governo che parlano di bombe e armi con troppa facilità».
Tuttavia, Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega a Palazzo Madama, ha detto che il Carroccio sarà pronto a votare l’ordine del giorno di Fratelli d’Italia che sarà presentato in Senato. In esso si ribadirà l’impegno della spesa militare al 2%.
Fratelli d’Italia: l’impegno per l’aumento delle spese militari
Fratelli d’Italia ha appunto depositato un odg in Senato dove chiede di rispettare quanto già votato alla Camera, impegnando fino in fondo il Governo ad aumentare le spese. Giorgia Meloni non cede il merito a Draghi: «Sulle spese militari è il governo ad essere d’accordo con noi».
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Editor: Susanna Bosio
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