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Baladin: il cantastorie della birra arriva a Milano

Per gli amanti della birra, il marchio Baladin rappresenta ormai una garanzia.

Fondato in Piemonte nel 1996 da Teo Musso, personaggio curioso e intraprendente, il nome dell’azienda ha inizio a diffondersi in varie zone d’Italia e non solo su eleganti bottiglie di birra e di bibite (cola, ginger, spuma e cedrata). Oggi i locali già aperti nel mondo sono ben 13.

Orgogliosamente made in Italy e con un occhio sempre aperto alla sostenibilità e ai valori etici, l’azienda produce 30 diverse tipologie di birra, seguendo direttamente gran parte del processo lavorativo: “Non siamo ancora autonomi al 100%. – spiega Musso – Questo è uno dei miei obiettivi per i prossimi tre anni. Per ora siamo totalmente autodistribuiti.

Capacità produttiva dal punto di vista energetico e filiera di produzione del luppolo: sono questi i due settori su cui dovremo lavorare per essere davvero totalmente autonomi. Solo per le cose coraggiose vale la pena metterci tanta energia! C’è una sfida quando ci sono obiettivi in apparenza difficilmente raggiungibili.”

Per Teo Musso, la birra non è solo un prodotto, ma un mezzo di espressione, un’estensione del pensiero: “La birra è un linguaggio! E’ un prolungamento di ciò che sono, del mio pensiero. E’ un modo per toccare il vissuto delle persone, che ogni volta è diverso.”

Lo stesso si può dire per i locali, come quello inaugurato il 13 settembre a Milano in via Solferino 56: “Ogni volta che faccio qualcosa che sento mia, la sensazione è un po’ quella di un parto… Io poi sono un tipo piuttosto emotivo, forse la persona più sbagliata per fare l’imprenditore (ride, ndr).

L’emozione è parecchia, ma sono anche molto contento di quello che abbiamo partorito in questo mese di lavoro in cui abbiamo cambiato la faccia del locale e sono convinto che portare un po’ del nostro pensiero in questa nuova città sia una buona cosa, l’idea del gastro-pub, la birreria come era intesa una volta ma con una maggiore attenzione a ciò che viene servito. Una maggiore qualità di materia prime.”

Per l’occasione, gli spazi che ospiteranno il locale di Milano sono stati “baladinizzati”: “Non potrei mai mettere l’insegna su qualcosa che non abbia la mia anima. Più che di design, preferisco parlare di un certo gusto che ho voluto rispettare.

Non facciamo locali uguali: non mi piace ripetermi, altrimenti sarebbe un franchising. Ogni locale deve avere la sua identità. In questo caso abbiamo ci siamo ispirati agli anni del proibizionismo. Mi sarebbe piaciuto estremizzare l’idea, ma mi sono dovuto fermare per questioni logistiche, perchè avremmo dovuto toccare i muri. Ci sono riferimenti a un certo stile russo, est-europeo, degli anni anni ’50. Messaggi divertenti legati al bere.”

 

Baladin” è un termine dell’antico francese che indica il “cantastorie”, un personaggio in qualche modo legato alle canzoni: tu che rapporto hai con la musica?

Ho dedicato molto tempo della mia vita alla musica. Nel paesino da cui provengo e dove è nata l’idea del progetto Baladin, Piozzo, in Piemonte, negli ultimi 27 anni ha fatto circa 2600 concerti, ho avuto anche un’etichetta discografica, ho fondato una scuola di musica per disabili. Mi piace ricostruire impianti audio degli anni ’30.

 

Prevedi la presenza di minilive e musica dal vivo nel nuovo locale?

Solo in occasioni saltuarie, soprattutto perchè non è un locale per pubblici spettacoli. In questi primi tempi, preferisco concentrarmi su percorsi dedicati alla cultura della birra.

La musica comunque sarà sempre presente e sarà scelta con attenzione. Si potrà poi pensare anche all’allestimento di spettacoli, non solo musicali: ho chiesto per esempio a Maurizio Lastrico di fare una serata. Vedremo.

 

Secondo te esiste una musica adatta ad accompagnare un buon boccale di birra?

Questa è domanda troooppo aperta! Ah ah!! Credo che sia il contesto, l’anima del locale a dettare l’atmosfera, e quindi a stabilire la musica più adatta ad accompagnare la birra.

Per quanto mi riguarda, forse per la stanchezza di questo ultimo mese, opterei per una birra gustata sul divano accompagnata da una bella interpretazione in stile anni ’50, primo Dopoguerra, un disco di Arielle Dombasle.

Il sigaro no perchè non fumo… Qualcuno di simpatico con cui fare due chiacchiere.

 

Hai iniziato a occuparti di birra da giovanissimo: se ti guardi indietro, come ti vedi?

Molto fortunato! Se non sei un “figlio di papà”, qualcuno con la strada già avviata, puoi essere bravo finchè vuoi ma ti serve sempre un pizzico di fortuna, perchè potresti anche avere la visione giusta sul progetto, ma nel momento sbagliato, e in quel caso non funzionerebbe.

Insomma, un sano fattore C!

 

Dopo l’apertura di Milano, quali sono i progetti in vista?

Da qui a fine anno ci saranno ancora due grandi aperture. La prima è in provincia di Cuneo, per la fine di ottobre, e sarà di fatto un’integrazione all’interno di una bottega di oggettistica di interni, accessori di abbigliamento e tessuti: apriremo un locale lì dentro. Poi, entro la fine di novembre, apriremo Baladin Torino in una struttura molto bella costruita per le Olimpiadi nel pieno entro della città. Si chiama “Giardino d’inverno”.

Per l’estero invece, con la collaborazione con Eataly abbiamo aperto a New York nel 2011 e a novembre apriremo a Chicago. Come store invece, stiamo valutando la possibilità di aprire a Tokyo nel 2014.

 

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