Bauhaus: i 13 anni che hanno cambiato il mondo
Esattamente 100 anni fa l’architetto Walter Gropius, con il suo manifesto, diede il via al movimento culturale che, con la sua visione così all’avanguardia, caratterizzò il Novecento.
Parliamo del Bauhaus, questa leggendaria scuola della modernità che si sviluppò tra Weimar e Dessau dal 1919 al 1932.
Nelle sue aule si sviluppò un movimento centrifugo che toccò arte, arti applicate, design e architettura dando un nuovo impulso a tutto il secolo scorso.
Il manifesto
In un iconico, potente Manifesto, l’architetto berlinese spiega in poche righe le ragioni del presente e l’urgenza di dover dare una nuova impostazione allo studio di chi costruirà (bauen) la “nuova architettura”. Bau-Haus, la casa del costruire, laddove si forma il neuer Mensch – cittadino dell’età moderna.
La Scuola propugna il ritorno a competenze empiriche-artigianali col supporto tuttavia delle nuove tecniche, della conoscenza artistica e di una preparazione onnicomprensiva. Al passo coi tempi e libera dalla dittatura degli stili, in un mondo culturalmente dotato per quanto traumatizzato dagli orrori della Grande Guerra.
Poi arrivò il nazismo
Furono tredici anni fondamentali, radicali, di sperimentazione e di nuovi linguaggi: nel cinema, nell’arte, nel teatro, nella fotografia.
Poi ecco la scure del nazismo che si abbattè su quella visione così d’avanguardia. Il movimento che promuoveva la collaborazione tra discipline creative come parte di un progetto utopico, si disperse anche fuori della Germania. Innescando così un processo di rinnovamento delle arti nel mondo, influenzandole.
Il Bauhaus
Erede delle avanguardie anteguerra, il Bauhaus fu una scuola, ma rappresentò anche il punto di riferimento fondamentale per tutti i movimenti d’innovazione.
Nonostante l’assunto razionalista, nei programmi e nelle manifestazioni interne del Bauhaus è sempre stata data una parte importante alle attività dirette a stimolare l’immaginazione.
La scuola – la prima scuola “democratica” nel senso pieno del termine – era fondata sul principio della collaborazione, della ricerca comune tra maestri ed allievi, parecchi dei quali sono ben presto diventati docenti.
Gli insegnanti
Il successo di questa corrente è legata in gran parte ai suoi insegnanti, appartenenti a nazionalità diverse, che furono figure di primissimo piano della cultura europea.
Corsi d’insegnamento artistico generale erano tenuti da P. Klee e da W. Kandinskij. Tra i vari maestri della forma, vi erano Schlemmer per la scultura in pietra e in legno e l’ officina teatrale, Feininger per la stamperia, Muche per la tessitura, Breuer per il mobile.
La fine della scuola
La scuola venne chiusa per ordine del regime nazista nel 1933. I nazisti si erano opposti al Bauhaus per tutti gli anni ’20, così come altri gruppi politici di destra.
Il Bauhaus era da loro considerato come una copertura per i comunisti, soprattutto perché vi erano coinvolti molti artisti russi. Scrittori nazisti come Wilhelm Frick e Alfred Rosenberg sentivano che il Bauhaus fosse “non-tedesco”, e non approvavano i suoi stili modernisti.
L’impatto del movimento
Ad ogni modo il Bauhaus ebbe un grosso impatto sulle tendenze dell’arte e dell’architettura nell’Europa occidentale e negli Stati Uniti nei decenni a seguire. Soprattutto perchè il regime nazista costrinse all’ esilio i molti artisti che vi furono coinvolti. Furono proprio loro a portare così le idee della scuola in giro per il mondo.
Il patrimonio di idee e di esperienze del Bauhaus , che aveva già avuto grande risonanza internazionale, continuò – come abbiamo detto – ad esercitare la sua influenza anche attraverso la personale attività dei suoi insegnanti emigrati negli Stati Uniti. Come Moholy Nagy alla New Bauhaus, (in seguito School of Design), Mies van der Rohe all’Illinois Institute of Technology a Chicago, lo stesso Gropius all’Harvard University, Albers Black al Mountain College e Yale University.
Nel dopoguerra, in Germania, Max Bill fondò la Hochschule für Gestaltung che si ispirava chiaramente al Bauhaus.
Le celebrazioni
Sono diverse le opere d’architettura, d’arte e di design da ammirare tra Lipsia, Chemnitz Dresda e tutte le principali città della Germania che, per l’occasione, hanno organizzato delle mostre a tema.
Vi segnaliamo le principali:
Festival di apertura (Berlino, Akademie der Künste, 16 – 24 gennaio) Perfettamente in linea con lo spirito delle feste del tempo di Weimar e Dessau, la prima settimana dà l’avvio a un anno di celebrazioni in giro per il mondo. Sul palco berlinese viene riallestito, fra le altre cose, il “Triadisches Ballett” di Oskar Schlemmer accanto all’installazione “Das Totale Tanztheater”.
Il Moderno sul Meno (Francoforte, Museum Angewandte Kunst, Historisches Museum, Deutsches Architekturmuseum, 19 gennaio – 14 aprile) Tre musei della città rendono omaggio alla Neue Frankfurt di Ernst May e colleghi rinata in quegli anni, con tre mostre/eventi.
Bauhaus imaginista (Berlino, Haus der Kulturen der Welt, 15 marzo – 10 giugno) Si chiude nella capitale tedesca la rassegna mondiale, ma le stazioni del moderno dalla Germania a Tel Aviv, Delhi, Tokyo, Mosca, Chicago e ovunque nel mondo mostrano che l’innovazione non si ferma mai ai confini nazionali, così come le immagini che il Bauhaus è stato capace di creare.
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