Dizionario Opera

Belfagor

Quando, nell’autunno 1919, Respighi ebbe l’incarico dalla Casa Ricordi di comporre la sua prima vera opera (dopo i tentativi e le acerbe prove di Re Enzo , 1905 e Semirâma , 1910), pensò immediatamente alla collaborazione di Ercole Luigi Morselli e all’«arcidiavoleria» comica Belfagor , alla quale egli stava lavorando in quell’epoca, a completamento di una sorta di trilogia, avviata con Glauco e Orione ; anche per l’aggravarsi della malattia del drammaturgo (che lo avrebbe prematuramente tratto a morte nel marzo 1921, lasciando incompiuto il suo ultimo lavoro), nella stesura del libretto intervenne fin dai primi mesi del 1920 il letterato e poeta romano Claudio Guastalla, pressoché esordiente in campo operistico. Il soggetto della commedia di Morselli, che mette in scena la vicenda del diavolo Belfagor, inviato in un piccolo borgo del litorale toscano a far esperienza delle faccende umane attraverso il matrimonio, contava su non pochi precedenti letterari e drammatici, a partire dalla novella Il demonio che prese moglie ( Belfagor arcidiavolo ) di Niccolò Machiavelli. Secondo tradizione, anche in Morselli-Guastalla l’umanizzazione del diavolo si fa tangibile nelle sue pene d’amore, rendendolo soltanto un povero diavolo «con grandissime orecchie, con lunghissima coda, ma senza corna», esposto allo scherno dei mortali («un diavolo ammogliato, innamorato e scornato», appunto): Belfagor, alias signor Ipsilonne, prende in moglie la scaltra Candida, una delle figlie dello speziale Mirocleto, che lo tiene in scacco e alla fine fugge tra le braccia del giovane marinaio Baldo, attratta dalla sua canzone (“Han sete di rugiada”). Nel libretto si perde un poco dell’ironia mordace nella quale Morselli cala le invenzioni grottesche, tipicamente antieroiche, di Belfagor : ironia e spirito giocoso che risultano stemperati nell’ispirazione dannunziana della versificazione di Guastalla, che non disdegna neppure l’inserto arcaicizzante col madrigale di Alfonso del Vasto “Ancor che col partir”, intonato a mo’ di serenata da Baldo nel duetto con Candida incluso nel prologo. Respighi, seguendo più da vicino Morselli, tentò di farne una fiaba lirica rapida e divertente, giocata sulla vena sentimentale dei due giovani amanti, Baldo e Candida, e sulla connotazione grottesca e scanzonata di Belfagor-Ipsilonne: quest’ultima affidata perlopiù ai ritmi incisivi e alla ricchezza delle soluzioni timbriche (all’epoca Respighi era celebre soprattutto per il poema sinfonico Fontane di Roma ); tuttavia a tratti non manca una verve comica quasi rossiniana, come nella divertente filastrocca di presentazione di Ipsilonne a Candida (“Sono un grosso mercante ritirato”), in cui il musicista ripercorre alcune suggestioni rossiniane del coevo balletto La Boutique fantasque . Nell’insieme ne risultò un’opera piuttosto disomogenea dal punto di vista stilistico e non particolarmente fortunata, che visse la sua breve stagione in palcoscenico grazie al baritono Mariano Stabile, a cui si deve l’interpretazione del ruolo del protagonista con la medesima ironia un poco amara per la quale fu acclamatissimo nel Falstaff verdiano.

Type:

Commedia lirica in un prologo, due atti e un epilogo

Author:

Ottorino Respighi (1879-1936)

Subject:

libretto di Claudio Guastalla, dalla commedia omonima di Ercole Luigi Morselli

First:

Milano, Teatro alla Scala, 26 aprile 1923

Cast:

Belfagor (Bar), Mirocleto (B), madonna Olimpia (Ms), Candida (S), Fidelia (S), Maddalena (S), Baldo (T), don Biagio (B), Menica (Ms), due vagabondi (S, B); invitati, paesani

Signature:

v.b.

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