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Biennale di Venezia 2022: Cecilia Alemani e le “sue artiste”

Biennale di Venezia 2022: Cecilia Alemani: “Ho scelto più artiste, ma non chiamatela la Biennale delle donne”

Slittata al 2022 per effetto della pandemia, la 59. Biennale Arte di Venezia 2022 si prepara ad alzare il sipario su un’edizione nella quale echeggia il titolo del libro per bambini di Leonora Carrington, Il latte dei sogni. Un’edizione ideata e costruita dalla direttrice Cecilia Alemani nell’arco di due anni dominati dall’emergenza pandemica. Gli artisti hanno lavorato a distanza, lasciandosi ispirare dai temi cardine della Mostra internazionale.

Il corpo e la sua metamorfosi, la connessione tra individui e tecnologia e tra corpo e terra sono i poli attorno a cui prenderà forma la Biennale di Cecilia Alemani. Lei è interessata a mettere in discussione l’antropocentrismo di matrice rinascimentale scandagliando la dimensione del post-umano.

Biennale di Venezia 2022: le dichiarazioni della curatrice Cecilia Alemani

«The Milk of dream sarà un viaggio che, attraverso le metamorfosi dei corpi, racconta come sta cambiando la definizione di umano e quali le nuove differenze tra umano e animale», racconta la curatrice della Biennale di Venezia 2022 Alemani, che ha preparato la mostra nei due anni di lockdown. Il riferimento culturale può essere quello della mostra Identità/ alterità di Jean Clair. Qui si viaggia verso il distopico spinto, sino a ipotizzare come sarebbe il Pianeta senza di noi e non si sa bene con chi.

Il latte dei sogni è il titolo (omaggio all’omonimo libro di Leonora Carrigton 1917-2011) scelto da Cecilia Alemani per la 59ª Esposizione Internazionale d’arte. E lei è la prima donna a dirigere questo evento che andrà in scena dal 23 aprile al 27 novembre. La neo-direttrice, anche se ora vive a New York, sembra essere nata con la finestra vista laguna, e nella sua testa ha già arredato fino all’ultimo centimetro quadrato i Giardini e l’Arsenale.

Ai Giardini e all’Arsenale, si intrecciano al percorso principale cinque “capsule del tempo”: allestimenti negli allestimenti (a cura del duo di designer Formafantasma) che riposizionano la creatività femminile al centro dei movimenti artistici del Novecento, dal surrealismo all’arte cinetica e programmata.

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La Biennale di Venezia 2022 definita “delle donne”, ma Cecilia Alemani non ci sta

Per quanto riguarda i commenti sulla neo-direttrice della Biennale e la sua mostra di quest’anno a Venezia, molti la definiscono ‘la Biennale delle donne’. Cecilia Alemani non vuole che passi questa definizione. “Il rischio più grande? È che la definiscano la Biennale delle donne. Ma poi, che cosa significa? Per 125 anni non l’avete mai chiamata la Biennale degli uomini!”

Alemani dice che non sta a lei giudicare se abbia riscritto la storia dell’arte con la presenza femminile, e aggiunge: “Mi interessano le voci considerate un po’ minori: 180 tra artiste e artisti sono presenti per la prima volta alla Biennale di Venezia 2022. Penso a Dadamaino, a Nanda Vigo, esponenti dell’arte programmata e cinetica che non erano alla Biennale del ’66 con i colleghi uomini. Penso alle donne del Bauhaus, del Dada. Non ho fatto delle scoperte, non volevo isolare le artiste, le ho riprese e messe insieme alle contemporanee che hanno influenzato”.

Sulla storia della Biennale di Venezia, Cecilia vuole giudicare un po’ l’assenza della presenza di artiste. “Quella dell’arte è stata anche una storia di esclusione. Ma la finalità di questa Biennale non è il confronto con l’uomo. Ci sono artiste che possono reggere benissimo da sole. Anzi, l’idea è di andare oltre il dualismo uomo/donna che importa poco agli artisti. Questa è una mostra sul postumano.” Le idee di Alemani sono chiare: denuncia e rivoluzione. Aggiunge che solo la vista della mostra ci dirà che insegnamenti ne trarremo.

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I numeri della Biennale di Venezia 2022

Se stiamo solo ai numeri, la cinquantanovesima Biennale di Venezia si annuncia come un kolossal: 213 tra artiste e artisti da 58 paesi, 1433 opere e oggetti, 80 Padiglioni nazionali (esordiscono Camerun, Namibia, Nepal, Oman e Uganda). La durata della mostra di quest’anno è la più lunga di sempre, oltre 7 mesi, dal 23 aprile al 27 novembre.

Il budget è di 18 milioni di euro: “I costi sono lievitati a causa dell’aumento del prezzo dell’energia e dei trasporti – spiega il presidente Roberto Cicutto – Il 20 per cento è già stato coperto dagli sponsor; si punta ai ricavi. Un altro obiettivo è il contenimento dell’impatto ambientale. Adottiamo linee guida per l’ecosostenibilità”.

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