Blake, William
Dizionario Arte

Blake, William

William Blake

Blake, William. incisore, pittore, poeta e filosofo mistico inglese, una delle figure più importanti del romanticismo e grande personalità del mondo dell’arte. Dimostrò talento tanto nella poesia quanto nelle arti visive. In entrambi i campi creò un linguaggio estremamente personale, espressione di opinioni non convenzionali e di orgogliosa indipendenza. Il suo spirito ribelle era legato all’odio verso il materialismo e il razionalismo, che considerava come impedimenti mentali e spirituali che portavano alla miseria e all’oppressione.

Profondamente religioso, spesso raffigurò soggetti cristiani nei dipinti e nelle stampe, servendosi di un immaginario privato oltre che di quello tradizionale, e giunse a considerare l’arte, l’immaginazione e la religione come un’unità indivisibile. Per quanto riguarda la tecnica, elaborò nuovi metodi di stampa per pubblicare insieme poesie e immagini. Ebbe alcuni protettori e ammiratori leali. Per la maggior parte della vita dovette faticare per guadagnarsi da vivere, poiché per lo si ignorava o considerava un eccentrico, se non un pazzo. Fu solo molto tempo dopo la sua morte che venne riconosciuto come uno dei grandi uomini della sua epoca.

I genitori di Blake

I genitori di William Blake erano di credo nonconformista (ovvero di religione cristiana non anglicana), e la sua spiccata personalità fu evidente fin dall’infanzia (all’età di dieci anni iniziò a dire che vedeva gli angeli). Dal 1772 al 1779 fu apprendista presso l’incisore James Basire (1730-1802), per il quale tra l’altro copiò dal vero alcuni monumenti dell’abbazia di Westminster per illustrare libri di antiquariato. Questo contribuì a far nascere in lui una passione per l’arte medievale. In seguito entrò alla Royal Academy, che però non incontrò il suo gradimento (in particolare aveva in antipatia Reynolds) e che ben presto abbandonò per iniziare una propria attività commerciale di incisore, specializzato in illustrazioni per libri da disegni di altri artisti.

Il primo libro contenente opere proprie, Poetical Sketches, apparve nel 1783, in parte grazie al sostegno di Flaxman, uno dei suoi amici più stretti (altri suoi amici comprendono Füssli che, come Blake, fu uno dei pochi pittori britannici a eccellere nella raffigurazione di soggetti immaginari in un periodo in cui l’arte nazionale era dominata dalla ritrattistica e dal paesaggismo).
Poetical Sketches fu realizzato con metodi di stampa convenzionali, ma tutti gli altri libri di Blake furono prodotti con un metodo da lui ideato, definito ‘illuminated printing’ (‘miniatura a stampa’): le illustrazioni e il testo scritto a mano venivano incisi insieme sulla stessa lastra, creando una unità decorativa.

La tecnica di cui si serviva

La tecnica di cui si serviva era una forma di acquaforte a rilievo; per un certo periodo fece degli esperimenti applicando del colore sulla lastra, ma poi si risolse a stendere a mano il colore sulla pagina con inchiostro e acquarello, in modo che ciascuna copia dei suoi libri (che uscivano in edizioni molto limitate) si differenziasse dalle altre.

William Blake sosteneva che ad aiutarlo a risolvere i problemi tecnici relativi alla creazione dei suoi libri era lo spirito dell’amato fratello minore Robert, che era morto di tubercolosi nel 1787, all’età di 19 anni. La moglie Catherine lo assistiva nel lavoro ordinario di stesura del colore e rilegatura delle pagine. A parte qualche libretto sperimentale, la prima pubblicazione di Blake realizzata con la nuova tecnica furono i Canti dell’Innocenza (1789).

Nel 1794 vi aggiunse i Canti dell’Esperienza, mai pubblicati separatamente, ma sempre uniti al primo volume con il titolo di Canti dell’Innocenza e dell’Esperienza. Le due parti avevano lo scopo di mostrare “i due stati opposti dell’animo umano”: i Canti dell’Innocenza sono infatti meditazioni sull’infanzia, mentre i Canti dell’Esperienza (che comprendono la celebre Tyger, Tyger) trattano della corruzione dell’innocenza nella vita adulta.

Blake utilizzò diverse altre tecniche per le sue opere

Blake utilizzò diverse altre tecniche per le sue opere. Evitò i colori a olio, che riteneva rendessero indefiniti i contorni, mentre per lui la linea ben definita era essenziale (le sue visioni -degli angeli come del fratello morto -erano così intense che gli sembrava appartenessero al mondo reale). Per i dipinti qualche volta utilizzò la tempera (ma, facendo confusione, la chiamava ‘affresco’), che associava allo stile prevalentemente lineare del primo rinascimento, mentre con la stampa produsse alcune *xilografie di grande pregio.

Nel 1795 cominciò una serie di *monotipi ai quali spesso ci si riferisce con il termine ‘grandi stampe a colori’. Se ne conoscono dodici; i soggetti provengono dalla Bibbia, da Milton e da Shakespeare, oltre che dagli scritti dello stesso Blake, ma il tema che le accomuna (sempre che ci sia) non è sicuro. Queste stampe non sono accompagnate da un testo. In esse emerge per la prima volta la grandezza di Blake come artista visivo indipendentemente dal Blake scrittore (La creazione di Adamo, 1795, Tate, Londra). Nessuno di questi ‘disegni stampati a colori’ (come li chiamava Blake) si stampò in più di tre copie. Probabilmente Blake apprezzava questa tecnica più per le sue qualità formali che come mezzo per riprodurre le sue opere.

Nel 1795 circa Blake incontrò Thomas Butts (1757-1845), un funzionario statale. Dal 1799 questo divenne il suo finanziatore principale, pagandogli per molti anni quello che può essere considerato un regolare stipendio. Ebbe un rapporto meno felice con un altro mecenate, il poeta e biografo William Hayley, il quale (per tramite di Flaxman) assunse Blake dal 1800 al 1803 per alcuni lavori nella sua casa a Felpham, sulla costa del Sussex (fu l’unico periodo in cui Blake visse fuori Londra).

I compiti che Hayley gli affidò

I compiti che Hayley gli affidò (tra cui la decorazione della biblioteca) si rivelarono inadatti al temperamento di Blake. Quest’ultimo descrisse il suo datore di lavoro come “un amico nel corpo ma un nemico nello spirito”. Dopo il periodo nel Sussex, a Blake risultò difficile tornare all’attività commerciale di incisore. Tra il 1809 e il 1810 organizzò una mostra dei suoi dipinti e disegni nel tentativo di procurarsi un proprio pubblico.

La mostra ebbe pochi visitatori. Nell’unica recensione Blake si definì “un disgraziato lunatico” e descrisse il catalogo di accompagnamento come “un guazzabuglio di nonsensi… selvagge effusioni di un cervello malato”. Negli anni successivi fu qualche volta vicino all’indigenza, ma nel 1818 incontrò il suo secondo grande committente, John *Linnell, e fu soprattutto grazie a lui se i suoi ultimi dieci anni di vita furono liberi da preoccupazioni finanziarie e rappresentarono uno dei periodi più felici e produttivi.

Tra le opere eseguite per Linnell compare la serie di illustrazioni ad acquarello per la Divina Commedia di Dante. Si iniziò nel 1824 e lasciata incompiuta alla sua morte. La serie comprende alcuni dei suoi lavori migliori, nei quali raggiunse nuovi vertici nell’uso vibrante del colore e nella resa della sua esperienza visionaria.

Linnell presentò Blake

Linnell presentò Blake a una cerchia di giovani pittori idealisti, gli Antichi. Questi ammiravano il suo lavoro e diedero ai suoi ultimi anni di vita un tipo di affettuoso sostegno che non aveva mai conosciuto. Uno di loro, George Richmond, disse che Blake “morì come un santo… cantando delle cose che vedeva in paradiso”. Nella generazione successiva la sua reputazione fu tenuta in vita da pochi ammiratori (tra cui Rossetti, altro poeta e pittore con tendenze mistiche), ma quando nel 1863 apparve la prima importante biografia a lui dedicata, Life of William Blake di Alexander Gilchrist, fu sottotitolata ‘Pictor Ignotus’.

Il centenario della sua morte nel 1927 stimolò una ripresa di interesse, e in seguito la sua reputazione fu in continua ripresa. La sua vasta produzione dà oggi lavoro a un gran numero di studiosi. Le più importanti raccolte delle sue opere si trovano a Londra (British Museum, Tate, Victoria & Albert Museum), Cambridge (Fitzwilliam Museum), e in diversi musei americani.

Nascita: Londra 1757;
Morte: Londra 1827

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