Blitz Cosa nostra, ancora latitante il boss Matteo Messina Denaro
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Blitz Cosa nostra, ancora latitante il boss Matteo Messina Denaro

Continua la caccia al boss Matteo Messina Denaro. Dopo 30 anni dalla sua scomparsa, il boss di Cosa nostra non solo è ancora latitante, ma sarebbe in grado di impartire direttive. Dalle indagini è infatti sempre emerso il ruolo fondamentale del fratello e delle sorelle di Matteo Messina.

Blitz contro i favoreggiatori di Matteo Messina Denaro, rimane latitante il boss di Cosa nostra 

Il superboss della mafia trapanese è latitante dal 1993, e su di lui pende un ergastolo per aver contribuito alla ‘strategia stragista’ in cui furono uccisi i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e gli agenti della scorta.

Le indagini

L’indagine dei carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani è frutto del provvedimento del procuratore aggiunto della Dda di Palermo, Paolo Guido. Il blitz messo in atto nella notte tra il 5 e il 6 settembre ha portato all’esecuzione di 70 misure cautelari e 35 arresti. Gli inquirenti hanno colpito presunti favoreggiatori e affiliati delle famiglie mafiose di Campobello di Mazara, Mazara del Vallo e Marsala. Queste famiglie da 30 anni proteggono la latitanza del superboss di Cosa nostra.

Il blitz di ieri notte è il risultato di anni di indagini su esponenti di primo piano dell’ala trapanese di Cosa nostra. Di particolare interesse la zona di Castelvetrano, roccaforte di Messina Denaro. Il boss sarebbe sarebbe ancora in grado di impartire direttive funzionali alla riorganizzazione degli assetti della mafia trapanese.

Nel corso dell’operazione, infine, sono state effettuate numerose perquisizioni finalizzate alla ricerca del latitante, e sono state intensificate le attività di controllo del territorio nelle zone di maggiore interesse operativo.

Indagini precedenti avevano già rivelato il ruolo fondamentale del fratello e delle sorelle di Matteo Messina, che collaboravano nel mantenerne il potere nonostante la latitanza.

Spicca il ruolo di Francesco Luppino

Spicca il ruolo Francesco Luppino, “uomo d’onore” di Campobello di Mazara, recentemente scarcerato e protagonista di rapporti con esponenti di vertice di Cosa nostra palermitana. Luppino avrebbe ricevuto indicazioni dirette da parte di Matteo Messina per stabilire i vertici della famiglia, come il reggente di Petrosino. Il boss di Castelvetrano sarebbe anche il responsabile della nomina del reggente dell’importante mandamento di Mazara del Vallo, rimasto vacante dopo l’operazione Anno Zero. Sarebbe stato proprio il braccio dentro di Luppino a confermare che Messina sia ancora latitante. “E’ vivo e vegeto”, avrebbe affermato parlando con un complice

Blitz contro Cosa nostra
Il blitz della scorsa notte

Cosa nostra nel trapanese

Dalle indagini è inoltre emerso come in provincia di Trapani continui l’attività criminale dei clan controllati da Messina, che funzionano nel più rigoroso rispetto delle regole di Cosa nostra. Il trapanese è infatti uno dei pochi territori dove resiste l’ortodossia mafiosa. Cosa nostra controlla tutto il tessuto economico – sociale della provincia.

L’organizzazione controllata dal boss di Castelvetrano condiziona la libertà degli incanti ed esercita il monopolio sul settore della sicurezza dei locali notturni e del recupero crediti. Inoltre, altera le procedure di aggiudicazione di immobili oggetto di asta giudiziaria e compie estorsioni nei confronti di aziende del settore enogastronomico e turistico, contando su una grande disponibilità di armi da fuoco.

Il rapporto del boss Matteo Messina con sua figlia

Non è dei migliori il rapporto tra il boss Matteo Messina Denaro e la figlia, Lorenza Alagna, di 59 anni. Lorenza ha infatti da anni lasciato la casa di Castelvetrano e ha cambiato cognome, adottando quello materno in modo da discostarsi dalle attività criminali del padre. La figlia ha quindi scelto una strada diversa rispetto al resto della famiglia, come il fratello e le sorelle di Matteo Messina.

Il 14 luglio il boss più ricercato di Cosa nostra è diventato nonno. Lorenza ha infatti avuto un bambino con il suo compagno, anch’egli completamente esterno al giro mafioso.  Infatti, secondo quanto riportato, non avrebbe avuto contatti con il nuovo arrivato.

La famiglia criminale di Matteo Messina Denaro:  Il padre

Il boss trapanese non è l’unico figlio del boss Don Ciccio Messina, che concluse la sua latitanza iniziata nell’ottobre del 1990, con la propria morte naturale. Il padre di Matteo è diventato capomafia della provincia di Trapani a ridosso degli anni ’80.Sembra quindi che la latitanza sia un’abitudine di famiglia. Nella sua latitanza, durata otto anni, Don Ciccio Messina Denaro era stato accusato di vari omicidi, con diverse condanne (tra le quali un ergastolo nel 1997), oltre alle sospette responsabilità nelle stragi di Milano, Firenze e Roma.

La caratura criminale di Matteo Messina Denaro sembra però addirittura superare quella del padre. La sua latitanza, cominciata a Forte dei Marmi nel 1993, dura ancora oggi, tra coperture istituzionali e consenso locale.  E sulle stragi, quelle che per il padre erano “solo” sospetti, per lui si sono trasformate in altri ergastoli.

Matteo Messina: il fratello e le sorelle

Poi c’è Salvatore Messina Denaro, fratello del latitante castelvetranese. Impiegato prima alla Banca Commerciale Italiana di Sciacca, e poi alla Banca Sicula di Castelvetrano, Fu arrestato per la prima volta nel 1998 (operazione “Progetto Belice”).

Nel 2004 fu condannato definitivamente a 9 anni per “associazione per delinquere di stampo mafioso pluriaggravata, danneggiamento seguito da incendio aggravato in concorso e tentato incendio pluriaggravato in concorso”.  Avrebbe eseguito gli ordini del fratello, veicolando i “pizzini” ai mafiosi.

Nel novembre del 2013 è stato condannato in via definitiva a 7 anni per associazione mafiosa. Il 2 Marzo scorso ha lasciato la casa di lavoro di Tolmezzo dove in regime di 41 bis stava scontando la misura di sicurezza, appunto, dell’assegnazione ad una casa di lavoro.

Il super latitante trapanese ha poi due sorelle: Giovanna e Anna Patrizia Messina Denaro. Quest’ultima arrestata nel 2013 contestualmente all’operazione Eden per i suoi contatti con il fratello Matteo, del quale avrebbe gestito i rapporti con l’organizzazione mafiosa.

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