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Brasile, Lula ha sconfitto Bolsonaro alle elezioni presidenziali

Lula: “Hanno provato a seppellirmi ma sono risorto”. Sconfitto Bolsonaro per 2 milioni di voti (1%)

Luiz Inácio Lula da Silva, detto semplicemente Lula, ha vinto le elezioni in Brasile sconfiggendo l’avversario e presidente uscente Jair Bolsonaro. Il neo presidente ha subito parlato di “pace e unità” in un paese profondamente polarizzato e diviso, come il risultato elettorale ha confermato.

Lula ha vinto le elezioni in Brasile

“Hanno cercato di seppellirmi vivo ma sono risorto. Oggi l’unico vincitore è il popolo brasiliano. Sarò il presidente di tutti: riuniamo la famiglia”, così dice Lula dopo essersi assicurato la vittoria al ballottaggio contro il candidato di destra Bolsonaro. I leader del mondo, tra cui il presidente USA Joe Biden, quello francese Emmanuel Macron e messicano Andrés Manuel López Obrador e il cancelliere tedesco Olaf Scholz si congratulano per la vittoria. Anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è accodata al coro delle congratulazioni.

 

Vittoria polarizzata
Il Tribunale Elettorale Superiore ha ufficializzato la vittoria di Lula che ha conquistato il 50,9% degli elettori, pari a 60.345.999 voti, mentre Bolsonaro ha conquistato il 49,10% e 58.206.354 voti. Come da previsione e visto l’accesa campagna elettorale, il risultato delle elezioni ha certificato la divisione interna del Brasile. Infatti, Lula ha vinto solo con due milioni di voti in più di Bolsonaro che è il primo presidente a non essere rieletto per un secondo mandato dal 1985, anno del ritorno della democrazia.
L’ex presidente non ha ancora ammesso la sconfitta e si pensa che possa dichiarare l’elezione falsata.
“Governerò per i 215 milioni di brasiliani… e non solo per chi mi ha votato. Non ci sono due Brasile. Siamo un paese, un popolo, una grande nazione”, ha detto Lula tra gli applausi durante il discorso post vittoria. “Non è nell’interesse di nessuno vivere in un Paese diviso e in costante stato di guerra”, ha aggiunto dal palco di San Paolo.
Le votazioni per l’elezione del Presidente tra uno dei due candidati, un terzo del Senato, tutti i 513 deputati e 27 governatori sono iniziate l0 scorso 2 ottobre. La corsa presidenziale è stata ardua e non sono mancate accuse reciproche che hanno solo alzato la tensione. Il primo round è stato vinto da Lula col 48%, solo 5 punti in più di Bolsonaro, che ha compiuto una vera e propria impresa visto che i sondaggi lo davano indietro di 21 punti. Il risultato finale del ballottaggio è stato ancora più serrato del previsto.

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C’è lavoro da fare

Il compito di Lula ora si fa arduo perché dovrà riunire un popolo diviso e un Paese lacerato. La vittoria è arrivata ma non è stata schiacciante quindi ogni passo falso che compirà potrà avere degli effetti devastanti sulla sua presidenza. Dovrà affrontare una situazione economica complessa e incerta minacciata dall’inflazione e da uno scenario mondiale sempre più cupo. I fasti del suo primo e secondo mandato nel 2003 (fino al 2011) di quando il Brasile cresceva sono andati:

la gestione drammatica del Covid da parte di Bolsonaro e la guerra in Ucraina hanno affossato l’economia. Dovrà anche riportare il tema ambientale, soprattutto la tutela della foresta amazzonica, al centro del dibattito pubblico e della politica nazionale: [il Paese] “è pronto a riprendere il proprio posto nella lotta contro la crisi climatica, in particolare in Amazzonia”.

 

Lula – Il ritorno

Luiz Inácio Lula da Silva, 77 anni, è al terzo mandato da presidente; ha governato dal primo gennaio 2003 fino al 31 dicembre 2010, prima di passare il testimone alla “delfina” Dilma Rousseff. Grazie alle sue politiche di alleviamento della povertà supportate dal boom economico è sempre stato acclamato dalla popolazione più umile. Non a caso è il presidente che ha avuto il gradimento più alto nella storia brasiliana con più dell’80% di pareri favorevoli.

Prima di entrare in politica Lula ha lavorato in una fabbrica metallurgica e come sindacalista negli anni ’70 quando il Brasile era governato da una dittatura militare. In questi anni (è finito anche in carcere per aver organizzato degli scioperi) fonda il suo attuale partito di sinistra: il Partito dei Lavoratori. 

Lula nel luglio del 2017 è stato condannato a 10 anni di carcere per corruzione e riciclaggio di denaro e ciò gli ha impedito di correre alle presidenziali del 2018 contro Bolsonaro, poi vincitore. È stato trovato colpevole di aver ricevuto una tangente da una impresa edile in cambio di alcuni appalti per conto della compagnia petrolifera statale, Petrobras.

Nel 2019, però, la Corte Suprema ha decretato l’annullamento delle quattro sentenze e ha annullato gli arresti domiciliari. Ha passato 580 giorni in prigione. La motivazione della Corte risiede nel fatto che i processi sono stati portati avanti da un tribunale (il tribunale federale di Curitiba, ndr) senza avere la corretta giurisdizione. Innocenza a parte, i processi sono sempre stati criticati e accusati di essere dei processi politici atti a impedire la rielezione di Lula a favore di Bolsonaro.

 

Foto di copertina: DW

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Editor: Lorenzo Bossola

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