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Caduta Draghi, le colpe di Berlusconi 22

Il governo di unità nazionale chiamato 18 mesi fa a fronteggiare la crisi pandemica e a dialogare con l’Unione Europea per ottenere i finanziamenti del PNRR è stato tradito. Conte e i 5S con la loro ristrettezza di vedute hanno dato un assist forse insperato al centrodestra. La caduta di Draghi, quindi, è stata decisa a tavolino da Berlusconi e i suoi alleati politici di destra: Salvini e Meloni.

Il piano di Berlusconi

Mario Draghi aveva già capito che il discorso al Senato con cui chiedeva la fiducia sarebbe stato l’ultimo da Premier con pieni poteri.

Sapeva che parallelamente alla sua agenda europeista di responsabilità, di cambiamento e di innovazione se ne stava affiancando un’altra che puntava alla elezioni anticipate. La caduta della coalizione di Draghi era il primo passo da compiere e Berlusconi e Salvini non hanno esitato.

Il risultato sono le elezioni che si terranno il prossimo 25 settembre. L’operazione è iniziata effettivamente il 19 luglio quando Berlusconi ha invitato Salvini e altri rappresentati della destra a Villa Grande a discutere ufficialmente del “preoccupante e incomprensibile comportamento dei 5Stelle”, ma in realtà il motivo vero era accordarsi sulla caduta di Draghi e su come impostare la campagna elettorale.

Parte del piano prevede anche cercare di dirottare le responsabilità della fine del governo verso altri lidi, in particolare Conte e i cinque stelle. Sanno bene che il premier era ben visto dal ceto produttivo italiano, dalle classe dirigenti, come l’appello dei mille sindaci testimonia, e da tanti cittadini comuni quindi per poter vincere con larga maggioranza alle prossime elezioni la destra non deve passare come colui che ha staccato la spina al governo.

“Non abbiamo nessuna colpa per quello che è successo, nessuna”, ha subito detto Berlusconi al Corriere della Sera. Le dimissioni di Mario Draghi “non erano necessarie, perché noi non abbiamo votato contro, ci siamo solo astenuti. E abbiamo anche detto a lui, ancora nella mattinata di giovedì, che eravamo disponibili a riaprire alla Camera una discussione sul da farsi. Ma lui è stato irremovibile. E sa perché? Perché, diciamolo, si era stufato. Non ne aveva più voglia e ha colto l’occasione per andarsene…”.

Draghi ha subito risposto alle insinuazioni. “Non sono stanco e non ho colto la palla al balzo. E non è vero che il presidente Mattarella ce l’abbia con me, perché abbiamo condiviso ogni scelta, passo dopo passo”. Secondo l’ex primo ministro queste dichiarazioni sono solo frutto di disinformazione utile per la  propaganda elettorale che è iniziata l’istante in cui Draghi ha finito di parlare al Senato.

Le defezioni da Forza Italia

A riprova che il tradimento di Forza Italia e della destra è alla basa della caduta di Draghi ci sono le pesanti dichiarazioni con cui Brunetta, Gelmini, Cangini e Carfagna hanno deciso di rompere con il partito perché aveva tradito i suoi valori fondamentali.

“Non votando la fiducia a Draghi, il mio partito ha deviato dai valori fondanti della sua cultura”, dice Brunetta. Continua, “sono degli irresponsabili coloro che hanno scelto di anteporre l’interesse di parte all’interesse del Paese, in un momento così grave. I vertici sempre più ristretti di FI si sono appiattiti sul peggior populismo sovranista, sacrificando un campione come Draghi, sull’altare del più miope opportunismo elettorale”.

 

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Editor: Lorenzo Bossola

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