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Calciomercato post-covid: vincono parametro zero e commissioni

Calciomercato post-Covid: vittoria dei parametri zero e delle commissioni ai procuratori

Calciomercato post-covid: parametro zero è meglio. Il mercato del pallone in questo anno e mezzo di pandemia ha subito ddei notevoli cambiamenti. I club non puntano più a sborsare soldi per i cartellini. Piuttosto, cercano di predilire i parametri zero. Un altro dato interessante è la percentuale di commissioni dovute ai vari procuratori, ormai indiscussi protagonisti delle sessioni. Le nuove protagoniste sulla scena europea post-pandemia non sono più le squadre italiane come le Sette sorelle di fine anni 90- inizio 2000, ma i club in mano agli sceicchi dei petroldollari. Solo PSG e Manchester City, che martedì si sono affrontate in Champions League per il girone, hanno speso oltre €3 miliardi.

Il giro d’affari nel pallone post-covid: la rivincita dei parametri zero, il trionfo delle commissioni agli agenti

La pandemia da SARS-COV-2 ha duramente infierito anche nel calcio. Le squadre più importanti di Serie A in particolare, hanno avuto nella stagione precedente delle perdite molto significative. Inter e Milan, la Juventus, la Roma e la Lazio, tutte hanno dei conti in profondo rosso. Unica eccezione è l’Atalanta, una big di recente che anzi ha aumentato l’attivo nel proprio bilancio, nonostante la pandemia.

La conseguenza per alcuni club è stata la necessità di liberarsi di giocatori che chiedevano un aumento considerevole del loro ingaggio o che ricevevano offerte più appetibili dall’estero. E’ in questo contesto che Inter e Milan hanno dovuto salutare i vari Donnarumma, Lukaku e Hakimi, partiti alla volta di squadre molto più appetibili. Anche la Vecchia Signora, pur correndo ai ripari con un aumento cospicuo di capitale (circa 400 milioni di euro), non ha potuto trattenere il suo fuoriclasse CR7. C’è però da precisare che il caso Ronaldo merita una discussione a parte.

Mercato post-covid: pochi colpi, ma una montagna di commissioni agli agenti

Il mercato post-covid dell’estate appena trascorsa ha visto diverse squadre privilegiare le opportunità di giocatori a prezzi bassi o meglio ancora a parametro zero. Molti club sia Italiani che stranieri hanno optato soprattutto per il secondo approccio. L’Inter campione d’Italia, perso Eriksen per motivi extra-calcistici, ha chiuso in fretta l’operazione che ha portato Hakan Calhanoglu in scadenza a fare il salto sulla sponda nerazzurra del Naviglio. La Beneamata ha poi proseguito l’opera con l’acquisto di Dzeko e Correa dopo lunghe trattative con i rispettivi club di appartenenza. In entrambi i casi, però, ha giocato un ruolo chiave il procuratore Alessandro Lucci, agente di entrambi gli attaccanti sotto la sua agenzia World Soccer Agency.

Il caso Haaland-Raiola-Chelsea: un paradosso del calciomercato post-covid

Anche i club dei petroldollari in questo periodo post-pandemia sono ricorsi spesso a parametri zero. Il PSG per esempio ha fatto sì una grande campagna acquisti, ma ingaggiando diversi giocatori in scadenza: Wijnaldum, Donnarumma, Ramos, Messi. Il club di proprietà del fondo sovano qatariota ha costruito una squadra per vincere tutto nella stagione in corso. Ci sono poi state delle trattative che non hanno avuto l’esito sperato poiché dalla parte dell’intermediario si è alzata troppo la richiesta.

È il caso di Erling Haaland: il bomber norvegese del Borussia Dortmund quest’estate ha avuto diversi corteggiamenti. L’ultimo in ordine di fila è stato il Chelsea di Roman Abramovich: i campioni d’Europa in carica pur offrendo ben €175 milioni al club tedesco alla fine hanno trovato risposta negativa da parte del club. In realtà un altro motivo riguardava le somme da dare in commissioni al suo agente Mino Raiola. Il procuratore italiano, sotto il quale ci sono anche Gigio (Donnarumma) e Bernardeschi, aveva chiesto ben 40 milioni l’anno per Haaland e 50 milioni di commissioni pro domo sua. Troppo anche per un club come i Blues, che pure hanno un proprietario molto generoso quando si tratta di acquistare giocatori.

Mercato giocatori nel post-pandemia: volontà del giocatore o del procuratore?

Un’altra novità del mercato dei calciatori nel post-covid ha riguardato l’appartenenza alle “scuderie” dei procuratori più influenti. In questa sessione dove le sette sorelle hanno dovuto tirare la cinghia, spesso l’azione degli agenti nella risoluzuone di affari che sembravano irrisolvibili ha sbloccato le trattative.

L’Inter campione d’Italia, per esempio, partito Hakimi a causa dell’irresistibile offerta del PSG (e della grave situazione finanziaria della proproetà cinese), ha optato per Denzel Dumfries. L’esterno destro olandese, appena saputo dell’interessamento del Biscione, si è promesso totalmete ai colori nerazzurri. Mancavano però i soldi per concludere l’affare, così il giocatore (e Mino Raiola, suo agente), hanno aspettato con pazienza. Lo stesso procuratore però, avendo sotto la propria scuderia anche il giovane nerazzurro Andrea Pinamonti, ha dato un assist al club meneghino a cederlo in prestito alla neopromossa Empoli. In cambio, ha mediato con pragmatismo sulle cifre per portare il terzino Oranje in nerazzurro.

Questi sono alcuni dei diversi esempi che l’estate 2021 ha visto scorrere tra un Forza Azzurri agli Europei e le notti insonni a vedere in diretta le gare delle Olimpiadi di Tokyo 2020 dall’altra parte del globo. Il mondo del calcio (e del giro di affari che gira attorno ad esso) nel post-covid è in continuo cambiamento. Sempre meno legato alle bandiere (in alcuni casi non lo è più da anni), sempre più legato ai procuratori e alle commissioni su cui hanno fatto la loro fortuna.

 

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