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Calenda rompe col PD. Letta spera ancora nell’alleanza

La campagna elettorale del centrosinistra è entrata nel vivo: Calenda rompe apparentemente l’alleanza con il PD che però rimane disponibile. Renzi tenta Azione con la creazione di un “terzo polo”.

Calenda cambia rotta dopo l’arrivo delle ex (?) berlusconiane Gelmini e Carfagna nel suo partito e si allontana dal PD di Letta. L’alleanza Azione/+Europa da sola, i sondaggi la danno al 5% circa, rischia di far vincere la destra in tutti i collegi uninominali, e questo Calenda lo sa. Infatti, tra oggi e domani dovrebbe incontrarsi nuovamente Letta per svelare il bluff o il ricatto. Nel frattempo, Renzi, che vale solo l’1%, tenta il leader di Azione con il famigerato “terzo polo”.

Calenda rottura con il PD: bluff o ricatto?

Tutto balla attorno alla legge elettorale, il Rosatellum che, per come è stata concepito, dà un vantaggio alle grandi alleanze. Lo sanno tutti e ovviamente lo sa anche Carlo Calenda, leader di Azione. Dunque, la rottura col PD delle ore scorse, giustificata dall’allontanamento dalla cosiddetta “agenda Draghi” da parte del PD, o è un bluff, una sorta di ricatto per ottenere di più da Letta, o è un suicidio elettorale. Nelle ultime settimane si è parlato molto di “un fronte comune europeista e progressista”, dalla sinistra al centro basato su alcuni punti fondamentali del governo Draghi, come riforme strutturali, PNRR, atlantismo e supporto all’Ucraina, per cercare di recuperare nei sondaggi, anche intercettando i voti dei delusi di Forza Italia. Ma, tutte le forze politiche coinvolte hanno posto dei veti e paletti, anche Calenda. Letta l’ecumenico spera che questa idea di campo largo possa funzionare per battere la destra e vuole accontentare tutti, ma il compito è arduo.

“Siamo molto delusi dalla discussione con il PD. Abbiamo iniziato un percorso con Enrico Letta che parlava di agenda Draghi. Oggi quell’agenda è totalmente sparita. Abbiamo presentato un documento preciso su come intendiamo governare il Paese. Non abbiamo avuto alcuna risposta”, così dice Carlo Calenda in un’intervista con il Corriere della Sera. Ed ecco che parte con la trattativa o per certi versi con il ricatto al PD: “Nonostante questo, non chiudiamo la porta al dialogo. Abbiamo chiesto a Letta due cose precise, non chiacchiere e appelli. Primo, non un voto di Azione e +Europa può andare a Di Maio, Fratoianni e Bonelli”. Calenda pone dei paletti a sinistra e cerca di mitigare la pretesa con la non candidatura negli uninominali dei suoi nuovi arrivati: “Visto che il Pd ci tiene tanto a candidarli lo facesse nel proporzionale e nella lista Democratici e progressisti. Noi non candideremo negli uninominali Mariastella Gelmini e Mara Carfagna”.

 

Secondo Letta è il momento di decidersi per questo campo largo ora, così poi ci sarà tempo per la campagna elettorale, altrimenti ognuno si assume le proprie responsabilità. “Io affronto questa battaglia con lo spirito di non mettere veti e trovare soluzioni, invito tutti a ragionare allo stesso modo. L’obiettivo è quello di una larga alleanza, che sia in grado di convincere gli italiani. I sondaggi dimostrano che l’elettorato è mobile, dobbiamo rispondere a queste aspettative”, dice il segretario Dem.

E Renzi?

Il PD sembra intenzionato a scaricare definitivamente Matto Renzi per via del bassissimo gradimento (1% tra il PD, 4% a livello nazionale, dati IPSOS) che gode. Secondo Letta un’alleanza con l’ex sindaco di Firenze farebbe più male che altro al partito e alla coalizione. Ecco perché Renzi punta a Calenda, tentandolo con la creazione di un “terzo polo” di centro e progressista; la soglia del 3% lo preoccupa. Calenda, per il momento, rifiuta l’idea di unirsi in una lista unica con Renzi perché è praticamente sicuro di superare la soglia di sbarramento. Se l’alleanza con Letta dovrebbe definitivamente naufragare, ecco che una via comune può nascere, ma sempre restando due entità distinte.

 

 

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Editor: Lorenzo Bossola

 

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