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Calenda, sì all’alleanza col PD sulla base dei contenuti e con Draghi premier, ma non è detto che accetti

Calenda apre al PD per la creazione di un campo largo per battere la destra alle prossime elezioni

Le elezioni anticipate sono tra un paio di mesi e i partiti di centro e centrosinistra stanno dialogando per la costruzione di un “campo largo”. Il leader di Azione, Carlo Calenda, si dichiara disposto a sviluppare un’alleanza con il PD di Letta sulla base di quei valori comuni, come si evince da un’intervista rilasciata a La Stampa. Draghi è anche indicato come possibile premier della coalizione ma, al momento, non è detto che accetti questa possibilità.

Calenda, l’alleanza con il PD

Per Calenda l’ipotesi di un listone o di un rassemblement di centro in funzione anti destra non può funzionare. Ecco perché negli ultimi giorni ha aperto all’alleanza con il PD ma solo sulla base dei contenuti dei programmi e rispettando le differenze all’interno della coalizione.  Il primo passo per Calenda sta nel no ai 5S perché il loro programma è opposto a quello di Azione. “Dico a Letta che apprezzo molto che abbia detto no al M5s, ma serve chiarezza su quello che vogliamo fare: ad esempio sui rigassificatori e sui rifiuti o sul termovalorizzatore”.  Da questi esempi di valori comuni che poi si tramutato in punti programmatici si può iniziare a costruire l’alleanza. “Su una base comune di valori e programmi, riassumibili nell’agenda Draghi, è possibile costruire con il Pd un’alleanza elettorale di un fronte largo per battere le destre. E se vinciamo, indichiamo Draghi premier”.

La base da cui vuole partire per Calenda è la constatazione che il polo elettorale o “campo largo” con il PD e con chi si aggrega, ad esempio +Europa della Bonino già alleato di Azione, deve essere un “polo europeista e democratico, con un’area liberal e una socialdemocratica. Non un listone unico. Letta deve domandare a tutti i suoi compagni di strada se sono d’accordo con l’agenda Draghi”. È evidente l’incompatibilità con alcuni soggetti politici che sono contro l’invio di armi in Ucraina o contro i rigassificatori di Ravenna e Piombino. Inoltre, il leader di Azione è critico verso la possibilità di far entrare nell’alleanza gente come Fratoianni e Bonelli che sono dichiaratamente contro alcune parti essenziali della cosiddetta “agenda Draghi”. A chi lo accusa di essere escludente Calenda risponde così: “Il mio non è un aut-aut. Certo, noi avremo un programma più industrialista e liberale rispetto a quello del Pd. La legge elettorale consente di avere programmi di singoli partiti e idee diverse, senza un leader unico”.

Renzi e ex Forza Italia

Porte aperte invece agli ex berlusconiani Gelmini e Carfagna. Per quanto riguarda Renzi, invece, la questione è complessa per via delle differenze strutturali e caratteriali dei due leader ma nel contesto giusto di un “fronte repubblicano”, secondo Calenda, c’è spazio anche per lui. “Nel momento in cui si ipotizza un ‘fronte repubblicano’ non si deve chiudere a nessuno. Poi è chiaro che le differenze con lui restano. Ma nessun veto su Renzi in un fronte ampio in cui ognuno mantenga la sua specificità”. Alla fine, contano anche i numeri e le percentuali che, anche se piccole, vengono premiate dal Rosatellum.

 

 

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Editor: Lorenzo Bossola

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