Dizionario Arte

camera obscura

Termine latino che indica un dispositivo ottico usato per proiettare l’immagine di un oggetto su un foglio di carta o su un altro supporto in modo che possano esserne tracciati i profili. È costituita da una scatola o comunque uno spazio chiuso con un piccolo buco o lente attraverso il quale passa la luce in modo da tracciare un’immagine invertita di quanto si trova davanti al foro. Il principio ottico è essenzialmente lo stesso della macchina fotografica. Per maggiore comodità viene spesso installato uno specchio che riflette l’immagine raddrizzata e posizionata sulla superficie di disegno. Il meccanismo era conosciuto già ai tempi di Aristotele, ma il primo vero esperimento di uso per il disegno fu pubblicato nel 1558 in Magia naturalis, un libro scientifico del medico italiano Giambattista della Porta. Si sa che diversi pittori del XVII secolo ne fecero uso, e nel XVIII secolo era diventata quasi una mania. La usarono dilettanti e professionisti, tra i quali Canaletto, per dipinti topografici, ed esistono testimonianze di un’apparecchiatura simile a una portantina, nella quale l’artista poteva sedersi e disegnare muovendo intanto con i piedi un mantice per migliorare la ventilazione. Le versioni più modeste erano invece facilmente trasportabili se non addirittura tascabili. Vedi anche Hockney e Vermeer.

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