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Capitol Hill: Trump sfida la commissione d’inchiesta e ne approfitta per accumulare consensi

La seconda udienza della commissione d’inchiesta contro Donald Trump

Si è appena concluso il processo di Johnny Depp contro Amber Heard, e il palinsesto televisivo americano prevede per l’estate un altro processo, ma di tipo politico. Sono iniziate in questi giorni, infatti, le audizioni pubbliche della commissione d’inchiesta contro Donald Trump per l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021.

La commissione della Camera che si occupa del processo è formata da avversari politici dell’ex presidente, di cui sette democratici e due repubblicani. Le accuse nei suoi confronti  sono pesanti: dietro l’assalto vi sarebbe un piano di Trump che aveva l’obiettivo di ribaltare il risultato elettorale del 2020. Il tycoon ha definito i lavori della commissione come una “parodia di giustizia” e una “caccia alle streghe”.

Se da un lato i Repubblicani reputano le accuse e le notizie prive di interesse perché ormai vecchie, dall’altro Trump vede anche in questo caso un’opportunità per accumulare consenso.

La commissione d’inchiesta contro Trump

La seconda audizione sull’assalto al Campidoglio ha avuto come protagonista Bill Stepien, ex capo della campagna elettorale di Donald Trump. Oggi Stepien è consigliere di Harriet Hageman, candidata alle primarie contro la repubblicana Liz Cheney, nonché vicepresidente della commissione d’inchiesta e tra i protagonisti di questo “reality” politico.

Stepien, quindi, è colui che potrebbe definire il futuro del Partito repubblicano, vero focus di questi incontri. Anche Cheney ha ribadito questo aspetto, sottolineando che Trump potrà anche passare, ma non il disonore dei Repubblicani che lo hanno sostenuto.

Man mano, i fatti si ricostruiscono attraverso le testimonianze e i video presentati alla commissione. Tuttavia, per dimostrare la cospirazione repubblicana, serve presentare una serie di prove sui rapporti tra Trump e i gruppi violenti che hanno messo in atto l’assalto.

Per questo si tratta di una questione prettamente politica. I Repubblicani accusano i democratici di aver creato questo spettacolo per distogliere l’attenzione da veri problemi quali inflazione e difficoltà economica. Ma il mondo conservatore rivolge la propria attenzione a coloro su cui potrà ricadere quel disonore di cui ha parlato Cheney.

Trump sfida la commissione d’inchiesta: che ne sarà dei Repubblicani?

Trump in questo momento sfrutta l’attenzione mediatica del processo su quanto accaduto a Capitol Hill per tornare al centro delle notizie politiche e offrire la propria opinione sui fatti, dando loro anche un nuovo significato. Per lui, infatti, l’assalto al Campidoglio è stato “il più grande movimento nella storia del nostro Paese“.

Sull’unico social rimasto a sua disposizione, Truth, ha detto che “la commissione non scelta non sta studiando la ragione per cui il popolo è andato a Washington“. In più, ha aggiunto: “Non è stata solo una protesta, ma un movimento per rendere di nuovo grande l’America. Riguardava elezioni rubate, e ora guardate dov’è il nostro Paese”. Se Trump riuscisse a cambiare la narrazione dei fatti, facendo passare il 6 gennaio come un movimento di patrioti, otterrebbe un grosso vantaggio in termini di consensi.

E il prossimo novembre negli Stati Uniti si voterà per le elezioni di Midterm. Lì si capirà quanto gli elettori si siano sentiti traditi. Ma lo spettacolo politico a puntate (ne mancano ancora quattro) porterà allo scoperto i nomi di quei Repubblicani che dovranno fare i conti con il proprio disonore.

 

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Editor: Susanna Bosio

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