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Caso mele marce nei carabinieri di Verona gli sviluppi

Da dove sono partite le indagini per incastrare i carabinieri picchiatori di Verona.

Caso mele marce nei carabinieri di Verona, gli sviluppi

Dopo le misure cautelari, i trasferimenti e gli arresti, dopo le rivelazioni delle motivazioni che hanno condotto il giudice per le indagini preliminari a usare il pugno duro contro il carabiniere Alessandro Migliore e gli altri uomini del reparto Volante di Verona, si è scoperto da dove è partita l’indagine.

Non dalle persone pestate, “sfondate” come rideva il 25enne intercettato al telefono con la fidanzata, nemmeno dall’uomo usato come straccio per pulire il piscio che era stato costretto a espellere nella stanza “fermati” perché gli era stato negato l’uso del bagno: nessuno dei torturati ha denunciato. Così come nessuno dei colleghi.

Sono state le “brutte amicizie” ad incastrare il criminale in divisa con la passione per le serate brave: il personale non cancerogeno della caserma di Verona stava portando avanti un’indagine sul traffico di armi che coinvolgeva due cittadini di origine albanese, i fratelli Sabah e Artan Bajraktarj quando una richiesta d’aiuto proveniente dalla fidanzata del primo dei due ha fatto scattare la perquisizione nell’abitazione.

La ragazza era infatti stata minacciata con una pistola dall’uomo e l’arma era stata rinvenuta nell’abitazione: una Makarova non registrata. Così come il fucile e i caricatori presenti sempre nel locale. Eppure di tutto ciò non si trova traccia nel verbale redatto dagli uomini della Volante. Il perché è presto detto: quando si accorgono che Sabah è il fratello di Artan decidono di non intervenire. Perché tutti sanno che l’albanese è culo e camicia con il giovane carabiniere Migliore, e se cade lui cadono tutti.

Sarà proprio uno dei due fratelli a incastrare lo “squadrone”, involontariamente: una telefonata intercettata dalla squadra mobile che investigava sul traffico di armi rivela la trama di favori e amicizie che corrode parte dell’Arma di stanza nel capoluogo scaligero. A parlare è Artan, ufficialmente buttafuori della discoteca Piper:

«Io valgo oro! Io ero sporco in casa, i poliziotti, il giovane Alessandro…quelli che ti ho presentato cazzo! Sono venuti a casa mia, io avevo due fucili un silenziatore di fucile e due pistole […]. Dio mi ha salvato, quando ha aperto il primo cassetto ha trovato il mio passaporto, l’ha aperto, gliel’ha girato al suo collega e ha detto ‘ma guarda chi è’.

Poi è arrivato il capo di questo e ha pensato che avessero trovato qualcosa, infatti ha subito domandato “Dimmi, avete trovato qualcosa?’. Lui gli ha risposto: “No, però vedi chi è guarda cosa c’è scritto…”.  Il superiore ha domandato: “Chi è questo?”, e il poliziotto ha risposto “E’ il nostro amico!’ (…)”. “Ma è un vostro amico oppure una conoscenza?” e lui gli ha risposto “No, no, è un nostro amico, siamo usciti a mangiare e a bere assieme!”. Lui a quel punto gli ha detto: ‘Ok. Il controllo finisce qui’. Negativo! Capito? Mi hanno salvato il culo!» [Fonte: LaRepubblica].

Purtroppo per lui e per le “mele marce” sono scattate le manette: «arresti dolorosi, ma non possiamo coprire gli abusi» ha dichiarato il questore di Verona.

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