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CHARLIE CHAPLIN, LA MASCHERA DELLA TRISTEZZA E DEL CORAGGIO

Charlie Chaplin, la maschera di un dittatore che salverà il mondo

Primi anni del Novecento. Il cinema muto, il bianco e nero. La brama di una risata per sottrarsi alle grinfie della guerra. Satira, comicità, quei messaggi velati, intrisi di speranza, che solo Charlie Chaplin seppe inviare al mondo intero. Le stesse parole che oggi fanno eco nelle nostre case, a distanza di ottanta anni  grazie a Lavazza e la campagna #TheNewHumanity.

Tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti. La natura è ricca. E’ sufficiente per tutti noi. Voi avete l’amore dell’umanità nel cuore. Voi avete il potere di rendere questa vita libera e magnifica, di trasformarla in un’avventura meravigliosa. Combattiamo per un mondo nuovo, un mondo giusto, che dia a tutti un lavoro. Ai giovani un futuro e agli anziani la sicurezza. Combattiamo per liberare il mondo, eliminando confini e barriere, eliminando l’avidità, l’odio e l’intolleranza. Combattiamo per un mondo ragionevole, un mondo in cui la scienza e il progresso, diano a tutti gli uomini il benessere. Uniamoci tutti! Il grande dittatore.

Il grande dittatore. 1940

Leggi anche la trama de “Il Grande dittatore”

Charlot, grande artista dotato di incredibile intelletto, esprimeva, attraverso le sue storie parodiate, una società alienata, distrutta, paurosa dinanzi alle grandi battaglie; soppressa dall’odio, da un regime totalitario che annienta il diverso, il debole.

Charlot Chaplin, un frac e una bombetta per raccontare un mondo accidioso e pericoloso

Vagabondo [dal lat. vagabundus, der. di vagari «vagare»]. È un girovago, Charlot: il personaggio che ha donato fama mondiale a Charlie Chaplin.

Luci della città

Charlot è la parodia di una società apparentemente appagata di ciò che possiede. Ricchezza, benevolenza: uno spaccato sociale difficile da raccontare in tempi di guerra, quando le differenze sociali marcavano le disuguaglianze tra ricchi e poveri. Charlot è una sorta di pagliaccio, un romantico a prima vista scalmanato e poco intelligente. Ma solo in apparenza.

Tutto, nel suo personaggio è studiato: mimesi e abbigliamento. È proprio Chaplin a dare un significato al suo costume.

All’inizio Charlot simboleggiava un gagà londinese finito sul lastrico […] All’inizio lo consideravo soltanto una figura satirica. Nella mia mente, i suoi indescrivibili pantaloni rappresentavano una rivolta contro le convenzioni, i suoi baffi la vanità dell’uomo, il cappello e il bastone erano tentativi di dignità, e i suoi scarponi gli impedimenti che lo intralciavano sempre“.

Curiosità sul costume di Charlie Chaplin

Charlie lo indossa per la prima volta nel 1914, a 24 anni, quando interpreta il cortometraggio “Kid Auto Races at Venice”. Gli indumenti sono presi in prestito da un magazzino.

Nessuno poteva immaginare tanto successo ma ben presto, anche grazie al suo abbigliamento, il personaggio diventa un’icona.

 

 

 

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