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Chesil Beach: uno sguardo al romanzo di Mcewan

Il tredicesimo romanzo dell’autore parla di sessualità CHESIL BEACH

CHESIL BEACH L’INCIPIT

Erano giovani, freschi di studi, e tutti e due ancora vergini in quella loro prima notte di nozze, nonché figli di un tempo in cui affrontare a voce problemi sessuali risultava semplicemente impossibile. Anche se facile non lo è mai”.

Questo l’incipit del tredicesimo romanzo di Ian McEwan, pubblicato da Einaudi nel 2007 e oggetto di una trasposizione cinematografica in uscita nel 2018. In poche linee l’autore pone le basi del racconto, intimo e problematico, che si svolgerà tutto nell’arco di una notte.

I due giovanissimi sposi si amano, di un amore genuino e romantico nato da un corteggiamento lento con timidissimi approcci alla sessualità. Edward e Florence sembrano quindi arrivati al matrimonio armati di ottime intenzioni.

Eppure sono del tutto impreparati a quella prima notte, con le pressioni sociali e personali che essa finisce per racchiudere. Siamo infatti nel 1962, anno ancora sospeso tra una rigida moralità che si sta sgretolando e la rivoluzione sessuale.

 

LO SVILUPPO

Chesil Beach di McEwan
La copertina di Chesil Beach edito da Einaudi

Per usare le parole di Philip Larkin nel risvolto di copertina, ancora non siamo entrati nel 1963, “l’anno mirabilis tra la fine del bando a Lady Chatterley e il primo ellepì dei Beatles”.

Nella notte descritta da McEwan i due sposi sono imprigionati nell’ignoranza, nella non conoscenza della propria fisicità che porta all’impossibilità di un vero contatto con il corpo altrui.

Florence è un’aspirante violinista di famiglia benestante, vive per la sua musica ed è terrorizzata e quasi schifata dalla prospettiva di un rapporto sessuale.

Edward viene da una famiglia modesta e problematica e vede nella sposa la realizzazione di tutti i suoi desideri, primo tra tutti quello sessuale.

Il giovane è di animo buono e desideroso di compiacere l’amata. É terribilmente inesperto, al punto di aver scelto di rinunciare temporaneamente all’unica forma di sesso che si concede, la masturbazione, per migliorare le sue prestazioni la prima notte nozze.

Il sesso, dunque, privato della sua autenticità e naturalezza, è principalmente forma, dovere coniugale, aspettativa sociale.

Manca un terreno comune, mancano le parole per discuterne: resta l’incomunicabilità, verbale e fisica. Nel romantico hotel sulla spiaggia di ciottoli, che dà nome al libro, il dramma sociale di quegli anni si fa quindi dramma di coppia e, prima ancora, travaglio personale. McEwan alterna sapientemente le scene nella stanza d’albergo alle riflessioni e ai ricordi dei protagonisti, in un’escalation di tensione e disagio.

IL DRAMMA

Se i primi goffi tentativi sul letto nuziale sembrano teneri approcci adolescenziali alla sessualità, ben presto si fa largo il dramma. Seguendo l’alternarsi dei pensieri dei due, il lettore percepisce la totale incomunicabilità.

Florence è terrorizzata da quello che la aspetta e prova un viscerale senso di repulsione. L’idea della penetrazione la atterrisce: “una parola che suscitava soltanto immagini di dolore fisico, di carni straziate da una lama di coltello”. Eward, al contrario, è preso da un desiderio incontrollabile e dall’ansia di riuscire.

La notte naufraga verso la rottura: lei fugge, lui la rincorre, ma la distanza tra i due è incolmabile. Florence arriva al punto di rifiutare il sesso completamente. Spiega al marito la sua scelta di vivere nell’amore platonico, proponendogli di dedicarsi a relazioni fisiche con altre donne. Lui è imprigionato nel suo orgoglio, nella vergogna, nell’insoddisfazione. La frattura, per quanto assurdo, risulta irrimediabile.

 

UN RACCONTO MODERNO

McEwan autore di Chesil Beach
Ritratto dello scrittore Ian McEwan

 

La magistrale scrittura di McEwan è ancora una volta in grado di scandagliare l’animo umano con sguardo intimo e sfaccettato. Chesil Beach può sembrare il pittoresco racconto di un’epoca storica storica ormai superata. Eppure al suo interno racchuide innumerevoli riflessioni incredibilmente attuali.

 

I due giovani sono imprigionati nelle convenzioni sociali. Così come il matrimonio, anche il sesso, allora come adesso, finisce per avere delle regole, un copione da seguire, delle aspettative da soddisfare. Ed é proprio dal cozzare tra l’intimità personale e queste regole che nasce il disagio, magistralmente descritto dall’autore.

Se in Edward questi schemi si traducono in ansia, vergogna e aggressività, é Florence la vera vittima. Il sesso, per come le è stato presentanto, non ha nulla a che vedere con il suo soddisfacimento, si esaurisce nella penetrazione, rimanendo per lei qualcosa di estraneo.

McEwan non dà certezze sulla protagonista. Che cosa la porta a rifiutare categoricamente il sesso? Forse una frigidità che le preclude il piacere fisico?

L’ombra di un abuso infantile? O la totale ignoranza che circonda il piacere femminile? La risposta è lasciata al lettore. Non c’è dubbio, però, che sia nella visione di Florence la vera chiave verso la modernità. Sono il suo disagio, la sua abbozzata ricerca di una via alternativa più conforme alla sua indole a parlarci della necessità di liberarci da una visione statica della sessualità.

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