Chi ha fatto saltare la diga in Ucraina?
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Chi ha fatto saltare la diga in Ucraina?

Chi ha fatto saltare la diga in Ucraina? Proviamo ad analizzare differenti scenari.

Chi ha fatto saltare la diga in Ucraina?

Il presidente neo eletto Recep Erdogan ha telefonato ad entrambi i Capi di Stato, Zelensky e Putin, auspicando la formazione di una commissione d’indagine internazionale e indipendente che «cancelli i dubbi» e invitando le parti a tornare ai negoziati. Nello specifico il primo appello è stato rivolto al presidente russo, mentre il secondo era indirizzato al leader ucraino.

Da parte sua «Putler», com’è stato ribattezzato dalla resistenza interna dei russi filocuraini, ha immediatamente accusato Kiev di «un azione barbara».

Al momento non è stato possibile identificare con chiarezza il responsabile del crollo della diga, sempre che ve ne sia uno.

Chi ha fatto saltare la diga in Ucraina? L’analisi di Limes

Infatti, secondo le analisi della redazione di Limes la diga potrebbe aver ceduto per un: «crollo strutturale dovuto all’incuria, manutenzione ordinaria/straordinaria assente e danni pregressi alla paratoia. Immagini aeree scattate i primi giorni di giugno mostrano infatti evidenti danni all’infrastruttura idrica, probabile causa del collasso avvenuto nella notte del 5-6 giugno.

Già a novembre 2022, mentre l’esercito ucraino era impegnato a tagliare le vie di fuga/ritirata alle truppe occupanti stanziate sulla sponda destra (ovest) del Dnepr, il viadotto soprastante la diga è stato oggetto di combattimenti (almeno una deflagrazione). Non sono note inoltre le condizioni della vecchia diga sovietica, costruita negli anni Cinquanta, all’inizio dell’invasione russa. Di più: il sensibile accrescimento nei giorni precedenti del livello delle acque (e del peso) nell’invaso idrico – dovuto all’apertura delle chiuse nella diga più a monte in mano ucraina – potrebbero aver agevolato il fatale deterioramento.

Ecco perché la retorica del “crimine contro l’umanità” (o del crimine di guerra) sta rapidamente scemando. Eventuali corresponsabilità di Kiev non devono in alcun modo mettere sullo stesso piano morale la nazione aggredita con il paese invasore.
Inoltre, non vi sono né immagini né testimonianze oculari di deflagrazioni nella notte, che certamente sarebbero state visibili a distanza, facendo sollevare dubbi sull’ipotesi di dolo. Tuttavia un’eventuale esplosione può essere avvenuta nella sala delle turbine in profondità».

Insomma, una situazione ancora molto confusa, in cui la Russia, al netto della propria responsabilità di Paese aggressore e terrorista, sta cercando di dimostrare di non aver fattualmente minato la diga per farla esplodere, come l’intelligence ucraina suggeriva da mesi.

Chi ha fatto saltare la diga in Ucraina? La versione russa

L’ambasciatore russo in Olanda, Alexander Shulgin, è comparso oggi nelle aule del tribunale dell’Aja dove ha difeso il proprio Stato incolpando gli ucraini di non meglio precisati bombardamenti e di aver aperto–questo sì–le chiuse a monte aumentando il flusso dell’acqua. L’evidenza logica incrina questa ricostruzione, in primis per la mancanza di bombardamenti, in secundis perché è improbabile che colpi di artiglieria possano abbattere una diga di tali dimensioni, infine, perché l’inondazione blocca in modo decisivo l’avanzata delle truppe di Zelensky e i loro tentativi di recuperare i territori ad est del Dnipro.

D’altro canto, come si diceva, non esistono elementi per attribuire il crollo ad una precisa volontà della leadership russa, ad eccezioni dei claims dell’intelligence ucraina che però non hanno prodotto evidenze incontrovertibili. Alla mancanza di prove certe si deve aggiungere che l’esondazione ha probabilmente mietuto molte vittime tra i militari russi che al pari della popolazione sono stati colti impreparati fuggendo dalle postazioni.

Conclusione: Chi ha fatto saltare la diga in Ucraina? Le conseguenze

Circa metà delle fortificazioni difensive russe sono state travolte e distrutte, obbligando i combattenti a ripiegare e spostando la linea del fronte da 5 fino a 15 kilometri più addietro: queste sono le considerazioni esposte dalla portavoce del comando sud ucraino, Nataliya Humeniuk. Infatti, dei 600km quadrati finiti sott’acqua, il 32% dei quali sulla riva destra del fiume (Ucraina) e il 68% sulla riva sinistra (Ucraina occupata). Lo ha reso noto il capo dell’amministrazione militare regionale ucraina di Kherson Oleksandr Prokudin, tramite Telegram.

Quasi 9000 le persone complessivamente evacuate da ambo le sponde, più di 14.000 abitazioni distrutte, la conta dei morti che è appena cominciata segna una decina di corpi rinvenuti.

Per quanto concerne la centrale atomica stamane l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha fatto sapere di essere al lavoro per garantire l’afflusso d’acqua necessario al bacino di raffreddamento dell’impianto, che ovviamente sta progressivamente scendendo, così come per la tenuta in sicurezza del canale di scarico.

Ultimo ma non per importanza è il danno che l’episodio può costituire per la tenuta dell’accordo del grano: l’allagamento ha distrutto milioni di tonnellate di raccolti, mentre nelle stesse ore la Russia accusava l’Ucraina della distruzione della pipeline che dallo stabilimento di Togliattigrad in Russia convoglia l’ammoniaca in Ucraina e da qui verso il resto del mondo. Le immagini della nube tossica hanno fatto ieri il giro del mondo mentre oggi il portavoce di Putin, Peskov, ha dichiarato che il millantato attacco ucraino avrà conseguenze negative per i negoziati sul corridoio del grano.

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Editor: Giulio Montagner

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