Dizionario Opera

Chute de la maison Usher, La

Spigolando fra le testimonianze scritte, siano lettere vergate dal compositore o ricordi redatti da amici, non si rintracciano molte informazioni riguardo al progetto, da Debussy lungamente accarezzato, di trasporre in chiave teatrale un celeberrimo racconto di Edgar Allan Poe, The Fall of the House of Usher . La partitura, sino a due decenni orsono conosciuta soltanto per un frammento di 21 pagine manoscritte per canto e piano, si è peraltro arricchita di nuovi ritrovamenti nel 1976 a opera del compositore e musicologo Juan-Allende Blin, che ha ricostruito circa 400 battute di musica, equivalenti a poco meno di metà dell’atto unico, e ha provveduto a strumentarle per grande orchestra, rendendone possibile se non altro l’esecuzione in forma di concerto. Per i posteri alla ricerca di documenti la storia esterna di quest’opera mai nata comincia con una lettera-contratto del 5 luglio 1908, il cui destinatario era Giulio Gatti-Casazza, direttore del Metropolitan di New York. Debussy gli offriva l’esclusiva di due atti unici tratti da Poe, a condizione che venissero rappresentati in forma di dittico nel corso di una sola serata. Le due ‘operine’ erano scelte in modo da contrastare efficacemente fra loro, dato che alle oppiacee nebulosità della Maison Usher si sarebbe dovuto affiancare Le Diable dans le beffroi (Il diavolo nel campanile), bizzarro e sarcastico come certe pagine di Bulgakov e ben lontano anche dal clima estenuato di Pelléas . Eppure al Diable Debussy aveva cominciato a lavorare proprio a ridosso della rappresentazione di Pelléas et Mélisande , a dispetto di tutti quelli che «sono così gentili da sperare che non potrò mai venir fuori da Pelléas », come scrive già nel 1903 ad André Messager; e la Maison Usher , che di lì a poco raggiungerà il tavolo da lavoro di Debussy, a dispetto dell’incompiutezza, è uno dei suoi principali progetti, una meta drammaturgica ed espressiva su cui il compositore non cesserà di arrovellarsi per il resto dei suoi giorni. La carenza di dichiarazioni non stupisce né può mettere in forse l’importanza del progetto; Debussy era intimamente convinto che l’opera d’arte si commentasse da sola e, come dimostrano le affilate requisitorie di Monsieur Croche (lo pseudonimo con cui firmava le sue cronache musicali), non amava disquisire né sui lavori già portati a compimento né tantomeno su progetti ancora in fieri , la cui estetica andava lentamente maturandosi. Il progetto resta in ogni caso una spia significativa del profondo interesse che legò Debussy al mondo di Edgar Allan Poe: si tratta della costellazione di allusioni epistolari a frasi, circostanze emotive, personaggi e vicende dei Racconti straordinari , amatissimi, fra l’altro, sia da Baudelaire sia da Maeterlinck. Naturalmente a partire dal 1908 i riferimenti si infittiscono e si assiste a una sorta di identificazione di Debussy con Roderick Usher alias Poe; ma già nel 1898, accingendosi alla composizione del Pelléas , il musicista aveva citato pari pari l’esordio della Maison Usher per descrivere il proprio stato d’animo. Il tentativo di analizzare i rapporti di Debussy con Poe, rapporti di cui La Chute de la maison Usher rappresenta l’esito più rilevante, è fecondo di intuizioni e chiarimenti per l’intera produzione del musicista e segnatamente per il suo capolavoro maeterlinckiano; ripercorrere le pagine superstiti di questo frammento mai venuto alla luce non significa quindi riesumare con feticismo antiquario un progetto abortito, ma piuttosto scavare nella poetica di Debussy, traendone giovamento nell’interpretazione delle opere compiute, in particolare del Pelléas . Nella sua ammirazione per l’universo artistico dello scrittore americano Debussy riflette anche una tendenza diffusa nella Francia sua contemporanea. Non bisogna infatti trascurare una circostanza fondamentale nella vita del compositore, ossia il fatto che egli amasse frequentare pittori e letterati piuttosto che musicisti, venendo in tal modo a condividere e ad approfondire le istanze estetiche che germinavano nelle altre arti. Proprio in quegli anni un pittore a lui molto caro, Odilon Redon, dava vita a un inquieto simbolismo avvolto in forme indistinte e spettrali e rispecchiava a suo modo gli incubi di Poe (si pensi a un racconto come La sfinge ), creando sulla tela insetti ripugnanti e giganteschi. La psicologia stravolta dei Racconti straordinari serpeggiava quindi nelle correnti artistiche più moderne, imponendosi fra l’altro anche all’interesse di Ravel, che fra i suoi livres de chevet annoverava anche Poe; la digressione di Roderick Usher sui sotterranei corrosi da salsedini centenarie, la terrificante pittura che lo stesso Usher fa di una misteriosa e interminabile cantina, la mortifera catacomba del Barile di Amontillado non erano d’altra parte certamente estranei all’ispirazione di Maeterlinck nel momento di redigere il Pelléas . In un lavoro pluriennale Debussy si accinse a trasporre di proprio pugno The Fall of the House of Usher , ricavandone un libretto che, pronto fin dagli ultimi mesi del 1916, verrà consegnato a Durand solo nel settembre dell’anno successivo.

Mentre nel racconto i personaggi sono essenzialmente due, ossia Usher e il suo amico (quest’ultimo è anche l’io narrante), nella versione di Debussy spetta un ruolo importante anche al losco medico di famiglia e viene sensibilmente modificata la figura di Lady Madeline. Quest’ultima non si limita a comparire in lontananza, quasi fantomatica visione presto inghiottita nei misteriosi visceri della dimora avita, ma apre l’atto unico della trasposizione debussyana cantando dietro le quinte; e le parole che Debussy attribuisce alla sua enigmatica chanson sembrano un ricamo allegorico a metà fra Dante Gabriele Rossetti e Gustave Moreau. Fra l’altro, il compositore antepone al testo una breve descrizione dei personaggi, alla maniera di Alfred de Vigny, specificando che Roderick «assomiglia un po’ a E.A. Poe» e che Lady Madeline è «molto giovane» e indossa «un lungo abito bianco»: e qui tornano davvero alla memoria i dipinti preraffaelliti. L’amico di Roderick spiega al medico di avere ricevuto dal suo compagno di infanzia una lettera che era l’espressione stessa del terrore e della monomania; il medico insinua che, oltre a una triste eredità familiare segnata da pazzia latente, Usher si strugga per un colpevole sentimento verso la fragilissima sorella Madeline. I due si nascondono sentendo arrivare proprio Roderick, che in un ampio monologo sfoga il suo dolore e la sua esasperazione con la logica incoerenza dei folli; assetato di luce e di amore, si sente condannato a seppellirsi vivo fra le scure pietre della casa in cui è nato e a veder morire la «troppo amata» sorella. Si fa avanti cautamente l’amico, cercando di placare le allucinazioni di Roderick; lo incoraggia ad abbandonare la triste casa Usher, ma senza successo. Debussy introduce qui una sottolineatura personale dei terrori di Usher, che mostra all’amico la crepa destinata a ridurre in macerie l’antico palazzo, simbolico pendant dell’angoscia che lacera e uccide lui stesso. Uscito precipitosamente Roderick, ricompare plumbeo il medico, che comunica all’amico del malato la morte di Madeline. Egli afferma di averla già tumulata nei sotterranei senza farne parola con Usher per timore di scatenare in lui una crisi mortale, ma in realtà la ha nascosta per poterne godere a suo piacimento all’insaputa del rivale Usher prima che la morte gliela sottragga, come si capisce invece da un ambiguo ‘a parte’. Ricompare Roderick, cantando fra sé sommessamente la melodia di Madeline. Per distrarlo, l’amico legge a Roderick un bizzarro racconto sulle avventure di Sir Launcelot; durante la lettura si odono, in sinistra concomitanza con le descrizioni contenute nel testo, strani rumori soffocati e di oscura provenienza, che vanno facendosi sempre più distinti finché non compare sulla soglia Lady Madeline, la bianca veste sporca di sangue; mentre fuori la tempesta giunge al suo culmine, la donna cade riversa sul fratello, trascinandolo con sé nella caduta e ghermendolo mortalmente negli ultimi istanti di vita che le restano. L’amico fugge, mentre la casa si spacca in due; attraverso le rovine resta visibile lo stagno più volte menzionato da Roderick nei suoi delirii.

Come Pelléas , anche La Chute de la maison Usher è un dramma dell’attesa e dell’enigma; ma, trattandosi di un soggetto più breve, Debussy poté condensarvi i presupposti di una vera patologia del terrore, non più diluendoli in indecifrabili ambiguità alla Maeterlinck, bensì quasi materializzandoli attraverso la presenza di Madeline quale belle dame sans merci alonata di morte, attraverso le manifeste follie di Roderick e l’infingardaggine satanica del medico. Questo progetto resta un’utopia, per motivi che probabilmente ci sfuggiranno sempre, connessi forse con l’imponderabilità dei sentieri seguiti dalla creazione artistica, che non sempre germoglia ‘come ditta il cor’; ma forse proprio la sofferta e irrisolta genesi della Chute ha aiutato Debussy nella lenta definizione e nella risoluzione di problemi timbrici e armonici che giovarono occultamente ad altri lavori.

Type:

(La caduta della casa Usher) Drame lyrique in un atto e due scene

Author:

Claude Debussy (1862-1918)

Subject:

libretto proprio, da Edgar Allan Poe

First:

Berlino, Staatsoper, 5 ottobre 1979

Cast:

Roderick Usher (Bar); Lady Madeline, sua sorella (S); l’amico (B); il medico (Bar)

Signature:

e.f.

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