Teatro

CIAO BELLA CIAO? IL FESTIVAL DI CELESTINI

Il festival Bella ciao. Nella Capitale impazza Maurizio Costanzo, che magnifica il “teatro popolare” da novello consulente ministeriale. Intanto il festival creato da Ascanio Celestini viene “tagliato” del 30% ed è a rischio. Meno male che al Pigneto

Maurizio Costanzo – novello consulente del Ministro Bondi – dichiara in una recente intervista di volersi occupare di “arte popolare”, ovvero, a suo dire, quelle forme di teatro amatoriale e dilettantesco, che sarebbero la linfa del vero teatro. Forse memore delle lezioni di Copeau o Jouvet (che ai dilettanti guardavano per rinnovare il teatro europeo), Costanzo, che si paragona anche a Pasolini, riesce però a suscitare una levata di scudi di quanti fanno teatro professionalmente: gira in Internet una raccolta di firme, promossa dall’ApTi – Associazione Per il Teatro Italiano, in cui non sono pochi quelli che prendono dura posizione sulla dichiarazione di Costanzo.

 

Certo, il significato di un’espressione come “arte popolare” è ambiguo: arte povera? Arte per il popolo? Arte del popolo? Chissà… Fatto stà che, nel frattempo, una delle iniziative di maggior popolarità di Roma rischia la chiusura: il festival Bella Ciao, ideato e diretto da Ascanio Celestini, vive un momento di forte crisi.

il festival bella ciao

Passate tra non poche difficoltà tre edizioni, Bella Ciao (da non confondersi con la festa dell’Unità, intitolata enigmaticamente “Ciao, bella!”) si svolge nella periferia Sud di Roma, attorno a Cinecittà – nella borgata dove è nato e vive Celestini – ed è una delle poche iniziative di “decentramento” veramente vivaci e funzionanti, grazie soprattutto al sostegno del Municipio X.

Ora, l’annunciato taglio del trenta percento del finanziamento comunale, cui si aggiunge anche una decurtazione da parte della Provincia, mettono a serio rischio la prossima edizione, prevista per la fine dell’estate. Celestini cerca di salvare il salvabile: molti artisti interverranno comunque a titolo gratuito, ma certo è che il segnale è grave.

Le contraddizioni romane

Le contraddizioni romane sono sotto gli occhi di tutti: la città, produttivamente spenta nelle sue istituzioni principali, risente di un sistema curioso. Il piano dei cosiddetti teatri di Cintura (gestito prima dal Comune ora dal Teatro di Roma) sembra un’astronave caduta dall’alto: Michele Placido a Tor Bella Monaca, Valerio Mastrandrea e Paola Cortellesi al Quarticciolo fanno quel che possono, ma evidentemente il lavoro sul territorio – reale e quotidiano – richiede altre presenze e competenze. Emblematico il caso della “Apparizione” di Leonardo DiCaprio a Tor Bella Monaca: fu una meteora, un flash ad uso e consumo dei fotografi, sponsorizzato dalla Festa del Cinema, che non ha lasciato tracce.

 

In attesa di chiarire la vicenda Bella Ciao (perché, ad esempio, non interviene il Teatro Stabile pubblico?), salutiamo volentieri un’altra iniziativa nata dalla periferia e avviatasi subito con grande riscontro di pubblico. Nel popolare quartiere Pigneto – passato alle cronache per un presunto attacco razziale rivelatosi un semplice atto di bassa criminalità – è nato il Primo Festival di teatro popolare.

Diretto da D’Amico e Valerio

Diretto con intelligenza e passione da Martino D’Amico e Roberto Valerio, nel suggestivo parco di Villa Gordiani sulla Prenestina, il Festival ha il sostegno di un lungimirante Municipio VI, e si è aperto con Mishelle di Sant’Oliva, uno dei piccoli-grandi capolavori di Emma Dante: millesettecento persone, stipate ovunque, sdraiate sul prato o in piedi a sancire sin dalla prima sera il successo della manifestazione. Sucesso replicato la sera successiva anche con il divertente Pasticceri, di e con Leonardo Capuano e Roberto Abbiati; e poi in cartellone La ballata del carcere di Reading , con Giovanna Marini e Umberto Orsini, e ancora spettacoli di Massimo Popolizio, Nicola Rignanese, Nuccio Siano, Dosto&Yevski.

Www: padiglioneludwig.it

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