Dizionario Opera

Ciboulette

Scritta con cura estrema e accortamente situata all’epoca del Secondo Impero, sotto Napoleone III (vedremo in scena anche la contessa Castiglione), l’operetta, di scintillante verve melodica, abbonda di couplets leggeri e brillanti.

Nel 1867, a Les Halles, davanti ‘Au Chain qui fume’, verso mezzanotte. Due giovani della nobiltà parigina, Antonin di Mourmelon e il suo amico Roger, sono capitati lì a passare la serata. C’è un controllore, il contabile Rodolphe Duparquet, un cinquantenne che nonostante la sua burocratica redingote non ha dimenticato gli amori giovanili. Entra poi in scena Ciboulette (alla prima rappresentazione era la deliziosa Edmée Favart) col suo carretto di primizie, e ovviamente tra lei e il visconte nasce una storia d’amore maliziosa e toccante. Cosa può aspettarsi una piccola venditrice di cavoli da un giovane nobile e ricco e anche un po’ fatuo? Bisognerebbe prender per buone le profezie strampalate di una venditrice di pesce, che a tempo perso è anche fattucchiera. È precisamente quel che fa Ciboulette. E fa benissimo, perché nelle operette le profezie si avverano sempre, specie se strampalate: dopo essere diventata una fascinosa cantante che ha ai suoi piedi il bel mondo parigino, Ciboulette sposa il suo visconte, in una serie di maurivaudages dall’humour non esente da una malinconia poetica e musicale che a tratti ammicca a Puccini. Infatti, se già c’era stata una Ciboulette (però fioraia) in una delle prima operette di Offenbach, Mes Dames de la Halles (1858), è al Murger della Vie de bohème che i librettisti Robert de Flers e Francis de Croisset rendono omaggio (nonostante a Reynaldo Hahn non piacesse affatto Murger): il cinquantenne Rodolphe Deparquet, altri non è se non l’antico innamorato di Mimì, diventato controllore a Les Halles, e il cui destino si riassume nella battuta: «En France il n’y a que deux situations possibles: être amoureux ou fonctionnaire».

Intervistato qualche settimana dopo la ‘prima’ di Ciboulette , Robert de Flers dichiarò: «Adoro l’operetta, è una delle forme più affascinanti dell’arte drammatica francese. Tutte le possibilità sono aperte. Si può passare dalla buffoneria più sfrenata alla commedia più delicata, disseminando, nel frattempo, incanto ed emozione; questa cosa deliziosa, l’operetta!». Negli anni di Cocteau e del Gruppo dei Sei, quando a Parigi si stava tra l’altro affermando la commedia musicale americana con i suoi i ritmi sincopati, Reynaldo Hahn, con un atto di nazionalismo artistico, volle mostrare che l’operetta – e quella francese in particolare – è un genere imperituro, a condizione di insufflarvi dell’autentica ‘ispirazione’ «comme un gonfle des ballons avec l’hydrogène, si l’on veut qu’il prenne l’air». È un nazionalismo di bon ton che proscrive la noia e la pedanteria: «les Muses ne portent pas des lunettes». Andando controcorrente, Hahn – che l’anno precedente aveva perso i suoi amici, Marcel Proust e Sarah Bernhard – compone dunque, nel 1923, una nuova operetta francese, sulla linea di Offenbach e Hervé, di Charles Lecocq e di Messager. Il pubblico ne sarà incantato. E pazienza per i detrattori che da sempre rimproveravano a Hahn proprio il fatto di seguire la tradizione francese, Massenet in particolare, col suo gusto di charmeur e il suo ‘plaisir de plaire’. Così come da sempre non si perdonavano a Hahn le sue frequentazioni mondane, la ‘mélodie en gants de suède’, in sintonia con gli acquarelli di Madame Lemaire, l’amica sua e di Proust.

Tra le pagine essenziali ricordiamo la toccante romanza in cui Rodolphe Duparquet evoca la sua giovinezza e la sua bohème : “Ce petit mouchoir dentelles, ce tout ce qui me reste d’elle” (nella prima rappresentazione, la melodia era affidata al baritono Jean Perrier, l’antico Pelléas, che invecchiando aveva fatto del patetico una sua specialità). C’è poi lo squisito ricamo dei violini, che introduce la scena della ‘fattura’, e il duo Ciboulette-Antonin: “Comm’la vie nous semble avoir d’la douceur / quand on est ensemble comme frère et soeur”. E ancora il duetto “Nous avons fait un beaux voyage” e il finale del terzo atto (“Muguet, muguet que de projets, on forme en voyant tes clochettes”); la chanson de route “Y a d’la lune a bord du toit” e infine il gran valzer dell’ultimo atto: “Amour qui meurt, amour qui passe”. Raffinatissima la cura della scrittura vocale, come ben si conviene a un musicista come Reynaldo Hahn, autore – tra l’altro – delle celebri Lezioni di canto .

Type:

Operetta in tre atti e quattro quadri

Author:

Reynaldo Hahn (1875-1947)

Subject:

libretto di Robert de Flers e Francis de Croisset

First:

Parigi, Théâtre des Variétés, 7 aprile 1923

Cast:

Ciboulette, giovane venditrice di cavoli; Duparquet; Antonin de Mourmelon; Zénobie; Roger, capitano degli ussari; Olivier Métra, compositore; Rodolphe Duparquet

Signature:

a.g.

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