Contact: quando sono le donne a vagabondare nello spazio 19
Questa sera in tv, su Iris alle 21, un film anticipatore della fantascienza ‘intimistica’ oggi in voga: ‘Contact’di Robert Zemeckis, con protagonista una sensibile e tormentata Jodie Foster. La recensione del film tratta dal Dizionario del cinema di mam-e
Contact
Una donna ha dedicato tutta la sua vita a studiare le stelle, poiché convinta che ci possa essere qualche altra forma di vita; verrà ostacolata dal suo superiore alla National Science Foundation, e isolata finché non riceverà un messaggio dallo spazio. Sceneggiatura commovente che ci trasporta in una ossessione, per una film precursore di un certo tipo di fantascienza ‘al femminile’, con la protagonista, Ellie che ha poco da spartire con la testosteronica Ellen Ripley di ‘Alien’ e molto di più con i personaggi tormentati e perduti interpretati da Sandra Bullock in ‘Gravity‘ e Amy Adams nel recente ‘Arrival‘.
Tre pellicole lontane anni luce dalla mera frontiera della fantascienza da invasione, spesso cartina da tornasole e allegoria di dinamiche storiche, e frutto di speculazioni filosofiche che ruotano a temi filosofici, sentimentali, metafisici. Tre storie che parlano di tre orfane, che chiedono una risposta al vuoto siderale dello spazio: in ‘Contact’ Jodie Foster (qui straordinaria) ha perso il padre, suo mentore ‘astronomico, e il culmine della sua ‘prova’ ultraterrena arriva proprio nell’esperienza di un ricordo d’infanzia (il topòs del microsmo che corrisponde al macrocosmo, l’Io’ con l’Universo, lo spazio con il tempo).
L’unica piccola pecca del film di Zemeckis, che forse voleva smarcarsi dal facile trionfo dello zuccheroso ‘Forrest Gump’, è il lieve sapore new age che avvolge la trama, fino al finale artificiale. Detto questo ‘Contact’ – tratto da un romanzo di Carl Sagan – rimane un film appassionato e intelligente, capace di suscitare meraviglia e stupore.
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