Dizionario Opera

Convitato di pietra, Il

L’opera, rimasta incompiuta alla morte dell’autore nel 1869, fu completata da Cesar Kjui e orchestrata da Nikolaij Rimskij-Korsakov, entrambi membri del ‘Mucchio possente’, un gruppo di giovani compositori che sostenne e incoraggiò Dargomyžškij negli ultimi anni di attività, appoggiandone i coraggiosi esperimenti. La ‘prima’ suscitò molto scalpore; una parte della critica (fra cui lo scrittore Ivan Turgenev) si schierò apertamente contro le soluzioni musicali di Dargomyžškij. In sua difesa si adoperò Kjui, sostenendo l’importanza della nuova ‘opera-dramma’, dove parola e musica hanno uguale importanza. Non a caso le altre ‘piccole tragedie’ di Puškin furono musicate, con analoghi principi, dai componenti del ‘Mucchio’: Mozart e Salieri da Rimskij-Korsakov, Il festino durante la peste da Kjui (Mosca 1900) e Il cavaliere avaro da Rachmaninov. Tra il 1898 e il 1903 Rimskij-Korsakov riprese l’orchestrazione, riscrivendo la scena del duello, l’aria di Don Žuan “Kogda b ja byl bezumec” (‘Se fossi un folle’) e aggiungendo il preludio, che riprende alcuni temi dell’opera. Nella nuova redazione, considerata oggi quella definitiva, l’opera andò in scena al teatro Bol’šoj di Mosca il 19 dicembre 1906. Una successiva, celebre messa in scena fu quella del 27 gennaio 1917 al teatro Mariinskij di Pietroburgo, con la regia di Vsevolod Mejerchol’d, le scene di Aleksandr Golovin e la direzione di Nikolaij Mal’ko. Da ricordare la ripresa dell’opera al Maggio musicale fiorentino, nel ’56, e alla Piccola Scala di Milano nel 1983. La tragedia puškiniana è stata anche musicata (in versione italiana con il titolo Don Giovanni , Napoli 1963) da Gian Francesco Malipiero.

Atto primo . Quadro primo . Rientrato di nascosto dall’esilio, dove era stato mandato per l’omicidio del Commendatore Don Alvaro, Don Žuan, in compagnia del fido servitore Leporello, si ferma fuori del recinto di un monastero alle porte di Madrid. È sera e di fronte alla sua città ripensa al passato, ricorda Ines, una delle sue amanti ora defunta. Da un monaco viene a sapere che la vedova del Commendatore, Donna Anna, viene tutte le sere a piangere sulla tomba del marito. Vedendola, velata e chiusa nel suo lutto, Don Žuan decide di rivederla, avvicinarla. Quadro secondo . La cantante Laura sta cenando in casa sua circondata da amici. Su loro richiesta canta due canzoni. Uno dei suoi spasimanti, Don Carlos, fratello del Commendatore ucciso, le ricorda l’antico amore, mai dimenticato, per Don Žuan. Un colpo alla porta: è Don Žuan in persona. Don Carlos lo affronta, ne nasce un duello: Don Carlos viene ucciso, Don Žuan fugge.

Atto secondo . Travestito da monaco, Don Žuan penetra nel cimitero del convento e avvicina Donna Anna, presentandosi a lei come Don Diego de Calvado. La seduce con appassionate parole e riesce a farsi dare un appuntamento la sera successiva in casa di lei. Esaltato dal successo, ordina a Leporello di invitare la statua del Commendatore a fare la guardia alla porta di Donna Anna, quando lui sarà da lei al convegno amoroso. Con stupore e orrore dei presenti, la statua annuisce.

Atto terzo . Giunto all’appuntamento, Don Žuan dichiara il suo amore a Donna Anna e le rivela la sua vera identità. La donna non lo respinge, anzi accetta di dargli un bacio di perdono e di amore. In quell’istante si ode un colpo alla porta: è la statua del Commendatore che ha accettato l’invito, afferra Don Žuan e lo trascina all’inferno.

Due sono i temi dominanti della ‘piccola tragedia’ puškiniana: la morte e l’amore. La morte accompagna il protagonista a ogni passo: Don Žuan compare in scena proprio là dove c’è la tomba di una delle sue vittime, in casa di Laura uccide il rivale Don Carlos e alla fine egli stesso muore. Ma certo è l’amore a condurre l’azione: prima quello leggero, spensierato per Laura, poi l’amore autentico, per la prima volta totale e profondo, non basato solo sulla smania di seduzione, per Donna Anna. Puškin modifica i ruoli tradizionali (Donna Anna qui è moglie e non figlia, come in Mozart, del Commendatore, il Commendatore è invitato qui a fare la guardia, non a cena) per rendere ancora più evidente la novità della sua invenzione poetica: Don Žuan muore proprio quando, per la prima volta, si innamora, quando, per la prima volta, è coinvolto sentimentalmente e non solo sessualmente da una donna. A Donna Anna chiede solo un bacio «freddo, casto» e nulla più. Il testo puškiniano è limpido, asciutto, stringato, privo di eccessi verbali, di ridondanze romantiche: nella sua musica Dargomyžškij cerca quella stessa trasparenza e concisione che dominano i versi del Convitato , ottenendo ciò che Kjui definì ‘recitativo melodico’ o ‘cantato’. Una ricerca che il compositore aveva già iniziato nel 1856 con l’opera Rusalka , anch’essa basata su un testo puškiniano. Le battute del testo non sono mai lunghe: così nell’opera mancano vere e proprie arie, se si eccettuano (nella seconda scena del primo atto) quella brevissima di Don Carlos e le due canzoni di Laura (“Odelas’ tumanon Grenada”, ‘Granada si è ammantata di nebbia’, e “Ja zdes’, Inezil’ja” ‘Sono qui, Inezil’ja’), inventata da Dargomyžškij, là dove Puškin indica, con laconica didascalia, «canta».

Type:

[Kamennyj Gost’] Opera in tre atti e quattro quadri

Author:

Aleksandr Dargomyžškij (1813-1869)

Subject:

dalla ‘piccola tragedia’ omonima di Aleksandr Puškin

First:

Pietroburgo, Teatro Mariinskij, 16 (28) febbraio 1872

Cast:

Don Žuan (T); Leporello, suo servitore (B); Donna Anna (S); Don Carlos (Bar); Laura (Ms); un monaco (B); due ospiti (T, B); la statua del Commendatore (B); ospiti di Laura

Signature:

f.m.

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