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Corea del Nord: il Covid potrebbe causare un’enorme crisi umanitaria. Ecco cosa sta succedendo

Il Covid si diffonde in Corea del Nord: le conseguenze

Fino a una settimana fa, la Corea del Nord non aveva mai ammesso la presenza di un focolaio da Covid. Tuttavia, in pochi giorni la situazione si è ribaltata e si registrano ora quasi 2 milioni di casi e 63 decessi. Un numero, quest’ultimo, ritenuto troppo basso se messo a confronto con l’elevato tasso di infezioni.

Il dittatore Kim Jong-un ha ordinato al governo di applicare la strategia “zero Covid” già utilizzata in Cina, che negli ultimi mesi ha però mostrato grossi problemi. In Corea, inoltre, mancano le risorse per applicare questo sistema in maniera efficace e si prevede una grave crisi umanitaria.

In Corea del Nord non c’è preparazione contro il Covid

Kim Jong-un lo scorso giovedì 12 maggio ha imposto nel Paese un rigido lockdown simile a quelli introdotti in Cina in questi due anni di pandemia. Lì i contagi erano stati ridotti grazie all’impiego di test di massa e di una campagna di vaccinazione molto ampia. Tuttavia, la diffusione di Omicron ha causato una grossa crisi sanitaria e le autorità non sono state in grado di tenere sotto controllo la situazione.

Kim, quindi, ha chiesto alla sua popolazione di collaborare a pieno per evitare l’emergenza alimentare, in un Paese dove proprio la scarsità di cibo è un importante problema per milioni di cittadini. Nonostante il lockdown, infatti, ha mantenuto la possibilità di effettuare spostamenti per recarsi a lavoro e per fare la spesa.

Ma ci sono grossi problemi legati alle modalità di prevenzione e cura dell’infezione da Covid, che stanno emergendo in maniera sempre più capillare.

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Covid in Corea del Nord: niente test e vaccini, ma solo rimedi casalinghi

Il problema è che in Corea del Nord mancano gli strumenti che da due anni a questa parte sono diventati fondamentali per rilevare la diffusione del virus e, soprattutto, debellarlo. In assenza di test, nel Paese è impossibile verificare in maniera accurata la gravità dell’epidemia. Inoltre, negli ospedali non sono presenti le risorse necessarie al trattamento dei casi più gravi di infezione.

Manca una campagna di vaccinazione nazionale e mancano i trattamenti anti-Covid. Non ci sono dati ufficiali, ma si ritiene che la maggior parte dei 26 milioni di abitanti non abbia ricevuto nemmeno una dose di vaccino. Dunque, i media statali in questi giorni stanno incoraggiando i pazienti ad utilizzare antibiotici e antidolorifici, oltre che rimedi tradizionali e casalinghi non verificati.

Tra questi, viene supportato l’utilizzo di di foglie di salice, ma anche tè di lonicera japonica e gargarismi con acqua salata. “Le medicine tradizionali sono efficaci nella prevenzione e nella cura della malattia più grave”, ha annunciato l’agenzia di stampa statale KCNA. Ma non esistono prove mediche a sostegno di queste affermazioni.

Rischio crisi umanitaria e alimentare

Nel Paese ad oggi mancano le scorte di cibo che possano sostenere la popolazione in caso di emergenza. Il rischio è che si arrivi gradualmente ad una nuova e pericolosissima carestia come quella che durante gli anni ’90 portò alla morte di centinaia di migliaia di persone.

Il sistema di rigidi lockdown prolungati nel tempo potrebbe portare a razionare il cibo. Sono forti i dubbi, tuttavia, sul fatto che la strategia “zero Covid” possa effettivamente funzionare. Considerato che la stessa Cina, un Paese molto più organizzato e ricco, ha faticato a garantire a tutti i suoi cittadini cibo a sufficienza.

 

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Editor: Susanna Bosio

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