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Covid e guerra civile: Sala e Fontana sono contrari al lockdown

Chiudere o non chiudere? Sala e Fontana contrari: “non ci sono le condizioni”

Il covid non si ferma, sembra la strada verso una guerra civile. Sala e Fontana per il no al lockdownn di Milano

Una domanda che quotidianamente sta tormentando tutti noi: chiudere o non chiudere? La questione oggi è arrivata ad un bivio: una scelta, di fondamentale importanza, che sta sollevando molti dubbi, forse troppi in un momento che come questo ci ha rinchiusi in un limbo di incertezze.

Non ci sono le condizioni per chiudere

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Il presidente della regione e il sindaco della città di Milano la pensano allo stesso modo per quanto riguarda la chiusura della città, affermando che oggi è una proposta impensabile: “non ce lo possiamo permette”.

Covid guerra civile: la questione sollevata da molti esperti

La questione è stata messa alla luce da un gruppo di esperti, scienziati e virologi, i quali sostengono che la sfida con la città di Milano è già stata persa in partenza. Per questo è opportuno attuare delle misure più drastiche e decisive. Le restrizioni messe in vigore con gli ultimi due Dpcm  non sono adeguate all’andamento epidemiologico attuale.

Il premier Conte non esclude il lockdown per le aree più colpite, considerando la possibilità di poter agire isolando solamente le zone interessate senza dover coinvolgere tutto il paese.

Si alza l’asticella delle restrizioni

Sono dunque discordanti i pareri tra  le regioni e il governo.

Milano senza dubbio detiene il primato per quanto riguarda le misure di contenimento: il coprifuoco dalle 23 alle 5 e la didattica a distanza nelle scuole al 100% . Spaventano i numeri e spaventano ancora di più i flussi numerosi di persone che si muovono, anche se per comprovate necessità, tutti i giorni.

Non passa inosservata la città di Napoli che con l’appoggio del presidente regionale: De Luca si sta optando per la chiusura totale.

233 giorni dal 9 marzo 2020

Sembra l’inizio di una guerra civile, gli atti vandalici e le proteste organizzate nelle città durante questi giorni inducono a pensare a questo. Molte famiglie sono in difficoltà e stanno trascorrendo un periodo che all’apparenza di un incubo è realtà. Nessuno vuole rivivere la primavera del 2020 ma il virus sta circolando molto velocemente e in alcune fasce territoriali del paese è necessario dover intervenire per prevenire il lockdown. Guido Bertolini, direttore cordinativo Covid-19 degli ospedali in Lombardia, ha allarmato dicendo gli ospedali hanno già rinviando operazioni secondarie per il numero consistente di persone che arrivano in terapia intensiva.

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