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Covid e la missione russa in Italia: la finta collaborazione offerta dal Cremlino

Covid e la missione russa in Italia: ora il Copasir vuole sentire Giuseppe Conte

La missione Covid dei russi e gli aiuti in Italia. Sono passati già due anni dall’inizio della pandemia, e nel marzo 2020, per far fronte alla situazione Covid-19 l’Italia ebbe un incontro riservato con i russi.

All’epoca per affrontare la crisi sanitaria servivano circa 90 milioni di mascherine al mese e 300 mila tamponi al giorno.

La Russia si mise a disposizione.

Ma secondo le dichiarazioni fatte da Emanuela Del Re, il 12 ottobre 2020, in Italia sono arrivate solamente 521.800 mascherine, 30 ventilatori polmonari, 2 macchine per analisi di tamponi, 1000 tute protettive, 10.000 tamponi veloci e 100.000 tamponi normali. Materiale che non bastava a superare nemmeno mezza giornata.

104 russi (quando dovevano essere 500) mandati in Lombardia, spacciati come esperti in bonifiche per i nostri ospedali, ma che si sono rivelati incompetenti in materia. Anzi facevano domande ai pazienti sulle loro condizioni.

La missione russa in Italia per l’emergenza sanitaria Covid-19 si è rivelata motivo di spionaggio e non di aiuto. Tanto che il ministro della Difesa Lorenzo Guerini il 7 maggio chiama il collega Sergej Shoigu e gli dice «Grazie, ma basta così».

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Il comitato di presidenza del Copasir ora vuole ascoltare l’allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per chiarire tutti gli aspetti di quel viaggio.

«Che Mosca avesse organizzato l’operazione per avere informazioni su Covid-19 lo posso confermare. Ma il contingente non fu mai lasciato solo» ha, invece, affermato Enzo Vecciarelli, ex Capo di Stato Maggiore della Difesa. «I russi vennero nel nostro paese per fare cose buone e altre meno buone».

Covid in Italia e la collaborazione offerta dal Cremlino

La riunione avvenuta il 22 marzo 2020 ebbe come protagonisti Sergey Kikot (capo della delegazione russa e vicepresidente del reparto di difesa chimica, biologica e radiologica) e gli italiani. In quel momento l’Italia si trovava ad affrontare il momento più cruciale della crisi sanitaria dovuta al Covid-19. 80.539 casi, 8.165 decessi e la zona più colpita quella di Bergamo con 7.458 contagi.

Ma l’1 aprile 2020 arriva la domanda di Riccardo Magi di +Europa: «Esiste un accordo alla base di questa operazione, cosa prevede, è solo un accordo verbale? Che tipo di attrezzature sono arrivate, in quale quantità, che qualifiche ha il personale arrivato e quante unità di personale militare sono sbarcate, di chi si tratta, quali sono i loro compiti».

La missione russa ci costò 3 milioni di euro

Durante la riunione tra Sergey Kikot e Luciano Portolano, all’epoca comandante del Comando operativo interforze e i vertici del Cts Agostino Miozzo e Fabio Ciciliano, la Russia disse che voleva sanificare tutti gli edifici pubblici. Ma i russi chiesero anche il rimborso del carburante utilizzato per i voli. Circa 100 mila euro per ogni volo. Si tratta di 13 aerei ai quali se ne aggiunsero altri 4, per un totale di 1 milione e mezzo di euro.

E aggiungiamoci i 400 mila euro saldati dalla Regione Lombardia per le spese di vitto e alloggio dei russi, ospitati in un hotel di Bergamo.

La missione della Russia per far fronte all’emergenza Covid, è costata a noi italiani circa 3 milioni di euro.

E gli aiuti da parte dei russi non sono bastati a coprire nemmeno un giorno.

 

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