Dizionario Opera

Crociato in Egitto, Il

Il crociato in Egitto è l’ultimo di una serie di melodrammi che Meyerbeer scrisse per i teatri italiani, ed è quello che gli assicurò il successo maggiore. Ricavato da un mélodrame parigino non identificato, il libretto del Crociato è frutto della collaborazione tra Meyerbeer e Gaetano Rossi, il librettista del Teatro La Fenice. L’ideazione dell’ossatura e la stesura del libretto occuparono un tempo molto lungo, maggiore di quello impiegato di norma in Italia; il compositore partecipò attivamente a tutte le fasi del lavoro: la collaborazione col librettista è ben documentata da un fitto scambio epistolare.

La vicenda, particolarmente intricata, si svolge nella città egiziana di Damietta, ai tempi della sesta crociata (intorno al 1250), e ha per protagonisti: il sultano Aladino; il vittorioso condottiero Elmireno, sotto le cui spoglie si cela il cavaliere cristiano Armando d’Orville, unico sopravvissuto di un gruppo di crociati; la figlia del sultano Palmide, sposa segreta di Armando da cui ha avuto un figlio; Felicia, l’antica fidanzata di Armando che giunge, travestita, in terra musulmana alla ricerca dell’amato; Adriano, il gran maestro dell’Ordine dei cavalieri di Rodi. Punti focali della vicenda sono l’arrivo a Damietta di una delegazione crociata con offerte di pace; il riconoscimento di Armando da parte di Adriano e i suoi rimproveri per aver tradito la fede degli avi; la rinuncia di Felicia ad amare Armando, una volta scoperto che questi ama Palmide e ha avuto da lei un figlio; lo scontro tra cristiani e musulmani e l’imprigionamento dei primi; il tradimento dell’intrigante visir Osmino, che vorrebbe rovesciare il sultano ma vede fallire i suoi piani. Al termine della vicenda il sultano, dapprima adirato coi cavalieri cristiani, è commosso dall’intervento di Armando che gli salva la vita; finisce così per concedere a quest’ultimo la libertà, ne benedice l’unione con la figlia e permette a tutti i cavalieri crociati di rientrare in Europa.

L’opera andò in scena alla Fenice il 7 marzo 1824; nella parte di Armando si esibiva Giovanni Battista Velluti, l’ultimo erede della grande arte settecentesca dei castrati. In seguito, la parte fu affidata a interpreti femminili en travesti . Subito dopo la ‘prima’ veneziana, Il crociato fu rappresentato in altre città italiane: solo nel corso del primo anno a Firenze, Trieste, Padova e Parma; per alcune di queste rappresentazioni Meyerbeer compose pezzi nuovi, mentre per altre sezioni dell’opera procedette a sostituzioni, rielaborazioni e spostamenti. Il 25 settembre 1825, dopo essere stato rappresentato a Londra, Il crociato approdò alle scene del Théâtre Italien di Parigi, dove Meyerbeer era stato invitato da Rossini che ne era direttore artistico. La parte di Armando fu affidata a Giuditta Pasta, per la quale il compositore scrisse una nuova aria d’esordio (“Ah, come rapida fuggì la speme”); il successo dell’opera nella capitale francese aprì a Meyerbeer le porte dell’Opéra. Il crociato in Egitto è stato ripreso più volte, a partire dagli anni Settanta, anche nel nostro secolo; interpreti principali ne sono stati Felicity Palmer, Martine Dupuy, Diana Montague. Per molti aspetti Il crociato guarda alle scene teatrali francesi e anticipa i caratteri che saranno, pochi anni più tardi, del grand-opéra : così l’ampio tableau dell’introduzione, arricchita da una pantomima nella quale la musica descrive l’azione dei gruppi e delle singole persone; la scena della congiura; gli effetti orchestrali; l’impiego di gruppi corali contrapposti. In anticipo sui tempi è la proiezione dei conflitti privati su uno sfondo storico: il contrasto tra crociati ed egiziani, ad esempio, è vissuto come il confronto fra due culture e due religioni, ed è realizzato anche musicalmente con mezzi diversi (nel primo finale si fronteggiano, sul palcoscenico, due bande che impiegano strumenti e idiomi differenti, con un effetto oltremodo spettacolare). L’impianto generale dell’opera, tuttavia, è mediato dal melodramma rossiniano; a esso sono chiaramente riconducibili sia l’articolazione in ‘numeri’ chiusi, sia l’uso copioso della coloratura vocale. Numerosi, nel Crociato in Egitto , sono i momenti memorabili: la scena del giuramento degli emiri (“Nel silenzio fra l’orror”) fornì il modello per infinite scene di congiurati romantiche; altrettanto efficaci la scena di carcere di Adriano (“Suona funerea l’ora di morte”) nel secondo atto e il terzetto “Giovinetto cavalier” nel primo, che risalgono entrambi a idee dello stesso Meyerbeer. Il terzetto, intonato da tre voci femminili che cantano una suggestiva melodia di barcarola, è strutturato in modo strofico. Felicia rimpiange i tempi felici in cui Armando, che crede morto, le cantava la canzone del cavaliere infedele (prima strofa); Palmide che l’ascolta intona la canzone a sua volta (seconda strofa): anche lei ha amato un cavaliere che le ha insegnato quella stessa canzone; alle loro voci si unisce quella dello stesso Armando (terza strofa), che raggiunge inaspettato le due donne. Una soluzione drammaturgica originale ed efficace, che contribuì alla popolarità immediata della pagina.

Type:

Melodramma eroico in due atti

Author:

Giacomo Meyerbeer (1791-1864)

Subject:

libretto di Gaetano Rossi

First:

Venezia, Teatro La Fenice, 7 marzo 1824

Cast:

Aladino, sultano di Damietta (B); Palmide, sua figlia (S); Osmino, visir (T); Alma, confidente di Palmide (S); Adriano di Montfort, gran maestro dell’Ordine dei cavalieri di Rodi (T); Felicia, congiunta d’Adriano (A); Armando d’Orville, iniziato cavaliere

Signature:

c.t.

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