dahmer polemiche
Spettacolo,  TV

Dahmer è tra le serie TV Netflix più viste: perché la storia del Mostro di Milwaukee ci affascina tanto?

Il caso Dahmer tra polemiche, fan e perversione: la serie TV con Evan Peters scala la classifica Netflix

Sono passati pochi giorni dall’uscita su Netflix di Dahmer, la nuova (e chiaccheratissima) serie true crime firmata Ryan Murphy, eppure – tra polemiche ed entusiasmo – la storia del Mostro di Milwaukee è già tornata ad essere un caso mondiale. Questa volta, però, in termini del tutto inediti. Affascinati dai dieci inquietantissimi episodi, infatti, l’immenso pubblico dello streamer non solo ha visto Jeffrey Dahmer sotto un’altra luce. Ma ha iniziato a simpatizzare con lui, spingendosi – in alcuni casi – verso soglie che rasentano la morbosità. Senza contare il polverone di polemiche e accuse che la serie TV Dahmer – innegabilmente ancorata a temi razziali ed LGBTQ, oltre che a questioni quanto mai delicate – ha sollevato fin dal suo esordio. 

Una storia d’orrore, ingiustizia, morte e dolore. Eppure, i numeri parlano da sé: con ben 196,2 milioni di ore di visualizzazioni, Dahmer ha scalato il podio delle serie TV Netflix più viste di tutti i tempi. E Jeffrey Dahmer è tornato ad essere un protagonista: non solo capito, ma talvolta anche ammirato.

Perché, dobbiamo chiederci dunque, la storia di un mostro cannibale che ha stroncato decine di vite ci affascina tanto? Cosa si cela dietro il caso Dahmer, oggi rilanciato dagli schermi Netflix?

Il Mostro di Milwaukee: la vera storia di Jeff Dahmer, prima della serie TV Netflix

Chiunque sia anche vagamente appassionato di true crime con molte probabilità già conosceva la storia di Jeffrey Dahmer quando la serie TV ha fatto la sua comparsa sul catalogo Netflix. Riconosciuto in tutto il mondo come uno dei più spietati serial killer della storia, infatti, il Mostro di Milwaukee ha ispirato film, romanzi e una buona percentuale della cultura horror-pop degli anni Ottanta-Novanta.

Proprio in quel periodo (gli stessi decenni in cui assassini seriali come Ted Bundy, BTK e John Wayne Gacy mietevano le loro vittime), infatti, sotto le spesse lenti di quello che a tutti sembrava un ventenne introverso e leggermente asociale si nascondevano orrori impensabili. Omosessuale represso, le sue vittime erano giovani gay, per lo più afroamericani o figli di immigrati. Li adescava nei bar con la scusa di voler fare loro alcune fotografie, poi li drogava, li uccideva e ne massacrava i corpi. Avendo confermato di aver praticato necrofilia e cannibalismo, Dahmer ha confidato alla polizia che tenere arti e membra con sé dopo gli omicidi era un modo per tenere le sue vittime sempre con sé.

Se non fosse stato per Tracy Edwards – la sua ultima “vittima mancata”, che riuscì a fuggire dal suo appartamento nel cuore della notte – Dahmer avrebbe continuato la sua macabra collezione, che al momento della cattura ammontava a ben 17 vittime. Nonostante le ripetute segnalazioni dei vicini – in particolare Glenda Cleveland, per mesi tormentata da puzza e rumori –, infatti, la polizia di Milwaukee aveva da tempo deciso di non dar peso alle proteste della popolazione di colore del quartiere. 

Dietro le sbarre, Dahmer non ha mai fatto resistenza, confessando i suoi crimini e chiedendo il massimo della pena. Poco dopo il suo internamento, Jeff Dahmer è stata ucciso nel Columbia Correctional Institute di Portage.

Dahmer nella cultura pop, tra fan e polemiche: perché la sua storia vera ci affascina tanto?

Perché la storia di un cannibale necrofilo e disturbato dovrebbe diventare un prodotto pop? È la domanda che ci facciamo tutti, di fronte ai quasi 200 milioni di visualizzazioni incassate da Dahmer su Netflix nel giro di pochissimi giorni. Un numero che sarebbe strabiliante per una serie TV romance come Emily in Paris, o un period drama come Bridgerton. Ma che hanno dello straordinario se pensiamo che sono state raggiunte da una serie TV true crime che racconta l’orrore della mente di un serial killer, per di più dal suo punto di vista.

Come si spiega, dunque, il fenomeno Dahmer? Si tratta dello stesso macabro desiderio che ci spinge a schiacciare il naso contro il finestrino quando passiamo accanto a un incidente stradale, o c’è qualcosa di più? La domanda non cade a sproposito. Il Jeff Dahmer meravigliosamente interpretato da Evan Peters, infatti, è diventato un vero e proprio anti-eroe pop, con tanto di fan al seguito. 

Le polemiche da parte delle vittime di Dahmer (storia vera)

Certo, i cattivi ben scritti hanno da sempre il proprio fascino. Pensiamo a Dexter, a Damon Salvatore di The Vampire Diaries, o allo stesso Daemon Targaryen nella più recente House of the Dragon. Riuscire a far simpatizzare il pubblico con i malvagi è uno dei campanelli d’allarme che denunciano un prodotto televisivo di alto, altissimo livello. Ma a differenza di Daemon o di Dexter, Jeffrey Dahmer non è un personaggio di fantasia: è un serial killer realmente esistito, le cui vittime hanno ancora parenti e familiari in vita. E alcuni di loro non sono riusciti a mantenere il silenzio di fronte alla fascinazione generata dalla serie TV nei confronti di Dahmer. «Non dico a nessuno cosa guardare» ha per esempio scritto su Twitter Eric Perry, cugino di Errol Lindsey, vittima diciassettenne di Dahmer. 

So che gli show true crime sono molto seguiti, ma se siete davvero curiosi delle vittime, la mia famiglia è molto arrabbiata per questa serie. Si tratta di traumatizzare di nuovo, ancora e ancora, e per cosa? Di quanti film/serie/documentari abbiamo bisogno?

Il fascino del male e il fetish per gli antieroi

Al di là della decisione di mettere in scena o meno la storia di Jeff Dahmer, però, c’è la sconcertante reazione del pubblico di fronte alla serie TV. L’obiettivo di quest’ultima, infatti, era contestualizzare la storia del killer nel suo mondo di traumi, perversione e repressione. Ben lungi dal giustificarlo, la serie riesce perfettamente nel suo obiettivo. Mettere a disagio lo spettatore, spingendolo a riflettere sul fatto che – nella vita reale – niente è davvero o bianco o nero.

Ma niente e nessuno poteva prevedere che il web si riempisse di apprezzamenti e commenti su quanto fosse affascinante, persino sexy, il vero Jeffrey Dahmer. Una reazione spaventosamente simile a quella ricevuta da Ted Bundy, il killer delle studentesse, elevato a sex symbol pur avendo sulla coscienza la vita di decine di giovani donne. 

dahmer polemiche
Il serial killer Jeffrey Dahmer

Fantasticherie morbose, al limite del fetish, che nei casi più estremi sono sfociate in vere e proprie fantasie su come sarebbe stato essere stati nel mirino di Dahmer. Caso ancora più eclatante: gli occhiali originali del killer hanno raggiunto un prezzo d’asta di 150 mila dollari. E l’iconica montatura a goccia sta avendo un boom di richieste. 

Inutile dire che le ragioni alla base di un simile comportamento andrebbero analizzate sul fronte psichiatrico, come sintomo di una società che evidentemente ha ancora molti scheletri nell’armadio (è proprio il caso di dirlo). Certo è, però, che un conto è riflettere sull’uomo dietro al mostro (fine ultimo della serie TV), un altro è lasciarsi andare a questo tipo di fantasie morbose, miopi e scopertamente irrispettose.

Clicca qui per vedere la serie TV e scoprire di più sulla storia vera del serial killer Jeffrey Dahmer.

Leggi anche:

Netflix, serie TV e film in arrivo ad ottobre 2022: il calendario completo delle nuove uscite

Prime Video, tutti i film e le serie TV in arrivo ad ottobre 2022: The Devil’s Hour e molto altro

Vuoi ricevere Mam-e direttamente nella tua casella di posta? Iscriviti alla Newsletter, ti manderemo un’email a settimana con il meglio del nostro Magazine.

CLICCA QUI PER SAPERNE DI PIÙ!