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Spettacolo,  Cinema

David Fincher vincerà l’Oscar 2021? Da Fight Club a Mank

David Fincher, il regista di Fight Club e Seven, è nominato agli Oscar con Mank. Perché potrebbe vincere la statuetta d’oro?

Una carriera piena di successi quella di David Fincher, regista cinematografico che può vantare diversi riconoscimenti. Da Fight Club a Se7en, passando per Il curioso caso di Benjamin Button e la serie House of Cards, sono moltissimi i capolavori che portano la sua firma. L’ultimo capolavoro di David Fincher è Mank, pellicola leader degli Oscar con ben 10 nomination, tra cui Miglior film e Miglior regia.

David Fincher: da Seven a Fight Club, un debutto già cult

David Fincher nasce a Denver il 28 agosto 1962 e, appena finisce di studiare, trova lavoro alla Industrial Light & Magic, l’azienda di effetti speciali di George Lucas. Lavora quindi nel dipartimento pittura per grandi film come Il ritorno dello Jedi, La storia infinita e Indiana Jones e il tempio maledetto. Successivamente si dedica alla regia di diversi spot televisivi, come Nike, Coca-Cola, Pepsi e Chanel, ma anche di videoclip musicali di grandi nomi. Tra le sue collaborazioni si possono infatti citare Madonna, Sting, The Rolling Stones, Michael Jackson, Aerosmith, George Michael, Iggy Pop e Billy Idol.

Dopo un tiepido debutto nel cinema, raggiunge il grande successo nel 1995 con Se7en, film che si inserisce nel filone dei thriller dedicati ad omicidi seriali. Il cast del film è stellare: tra i protagonisti si contano infatti Brad Pitt, Morgan Freeman, Kevin Spacey e Gwyneth Paltrow. Il pessimismo, i continui colpi di scena e cambi di registro rendono immediatamente la pellicola un cult nel mondo del cinema. Il film successivo, The Game – Nessuna regola, non ha la stessa fortuna nonostante le ottime premesse e un cast interessante – Michael Douglas e Sean Penn.

Deve aspettare però il 1999 per vedere nuovamente un suo film diventare un cult: Fight Club. La pellicola fu inizialmente accolta molto tiepidamente ma venne rapidamente rivalutata con l’edizione home video. L’abilità registica di giocare con lo spettatore e ingannarlo lo ha portato quindi ad essere riconosciuto come uno dei capitoli più importanti della storia cinematografica moderna. Tra i protagonisti si notano Brad Pitt, Edward Norton e Helena Bonham Carter. Nei primi anni 2000 escono Panic Room, con Jodie Foster e Forest Whitaker, e Zodiac, la storia del serial killer di San Francisco degli anni ’60 con Mark Ruffalo, Jake Gyllenhaal e Robert Downey Jr.

Gli anni 2000 e l’inizio della collaborazione con Netflix

Nel 2008 David Fincher dirige il terzo film con Brad Pitt, Il curioso caso di Benjamin Button. La pellicola ottiene 13 nomination agli Oscar, ma porta a casa solamente tre statuette: miglior scenografia, miglior trucco e migliori effetti speciali. Due anni dopo dirige Jesse Eisenberg, Andrew Garfield, Justin Timberlake e Armie Hammer in The Social Network, la pellicola incentrata su Mark Zuckerberg e la nascita di Facebook. Il film riceve otto nomination agli Oscar (ne vince tre: miglior sceneggiatura non originale, miglior montaggio e miglior colonna sonora) e sei ai Golden Globes (quattro vinte: miglior film drammatico, miglior regia, miglior sceneggiatura e miglior colonna sonora).

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David Fincher

In televisione dirige le prime due puntate di House of Cards – Gli Intrighi del potere e diversi episodi di Midhunter, serie originale Netflix prodotta tra il 2017 e il 2019. Sempre per Netflix ha diretto Mank, lungometraggio dedicato all’origine del film Quarto potere e con 10 nomination agli Oscar 2021. Fincher è inoltre già in trattative col gigante dello streaming per un nuovo film, The Killer, basato su una graphic novel di Alexis Nolent. Nei panni del protagonista, un assassino che inizia sviluppare una coscienza, sembra sia in trattative Michael Fassbender. Tuttavia al momento non ci sono conferme: bisogna solo aspettare.

Precisione e perfezionismo: gli ingredienti per la regia di Fincher

Come già accennato, Mank è il suo ultimo film e ha guadagnato ben 10 nomination agli Oscar, diventando quindi la pellicola leader dell’edizione di quest’anno. David Fincher è inoltre molto famoso per il perfezionismo e la precisione nella regia, con un metodo che, sebbene cambi a seconda del film, parte sempre da una ricerca e preparazione dettagliata. Tra le sue influenze registiche si contano Alfred Hitchcock, Martin Scorsese, Steven Spielberg, Roman Polański e Stanley Kubrick. Proprio come quest’ultimo, infatti, richiede spesso ai suoi attori di girare la stessa scena più volte di seguito così da avere il take perfetto.

Il suo stile è inoltre caratterizzato da una perfetta sincronia tra il movimento dell’attore e della videocamera. In questo modo, lo spettatore può relazionarsi maggiormente al personaggio. La narrazione inoltre non è lineare, ma intervallata spesso da flashback, backstories e altre tecniche che interrompono il naturale svolgersi degli eventi. Tutto questo è visibile proprio in Mank, in cui il decorso del protagonista, Herman J. Mankiewicz (Gary Oldman), viene costantemente intervallato con il racconto degli anni precedenti e di come è arrivato ad essere in contatto con Orson Welles per la sceneggiatura di Quarto Potere.

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Locandina di Mank

Mank agli Oscar 2021: perché David Fincher dovrebbe vincere?

In aggiunta, Mank è stato pensato proprio come se fosse un film della vecchia Hollywood. Girato in bianco e nero con una videocamera digitale, ha un’estetica che ricorda da vicino quella di Quarto Potere. Si vedono infatti gli sfondi che richiamano la gloria della Hollywood degli anni ‘30/40, così come le modalità di recitazione di alcune scene che rispecchiano alla perfezione lo stile adottato dagli attori dell’epoca.

Una piccola chicca: più volte durante il film si può notare nell’angolo in alto a destra un piccolo cerchio. Si tratta del segnale che indicava ai proiezionisti la fine della bobina in uso e quindi la sua sostituzione. Nei film moderni non esistono più, poiché sono registrati digitalmente, ma erano molto comuni quando ancora si utilizzava la pellicola. La decisione di Fincher di inserirli denota quindi la volontà di rimanere fedeli allo stile cinematografico del periodo rappresentato.

 

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