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Decreto Ucraina approvato dal governo, ma il M5S di Conte crea divisioni

Decreto Ucraina al governo: approvazione alla Camera e al Senato nonostante le difficoltà

Il governo ha posto la questione di fiducia sul decreto Ucraina, che contiene diversi provvedimenti per far fronte alla guerra in corso, tra cui l’invio di armi all’esercito ucraino. Martedì erano emerse le forti tensioni tra Giuseppe Conte e Mario Draghi, che nel giro di 24 ore sono parzialmente rientrate.

Dopo l’approvazione di ieri alla Camera, questa mattina anche il Senato ha espresso il voto per il decreto, con 214 senatori a favore su un totale di 249.

Ma cosa è successo negli scorsi giorni? Perché si rischiava l’ennesima crisi di governo? Andiamo con ordine.

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Decreto Ucraina: la proposta del governo

All’interno del decreto Ucraina si avanzava la proposta, su indicazione del premier Mario Draghi, di aumentare la spesa militare destinata alla Difesa. Un passaggio dagli attuali 25 miliardi di euro annuali a circa 40 miliardi.

Inoltre, l’ordine del giorno presentato da Fratelli d’Italia si rifaceva a un impegno preso dai Paesi Nato nel 2014 di portare le spese militari al 2% del Pil in dieci anni. Il governo, in vista della guerra in Ucraina, ha cercato di accelerare questo processo.

Tuttavia, nonostante l’iniziale voto a favore alla Camera, il Movimento 5 Stelle si è fortemente diviso sulla questione. Il leader Giuseppe Conte, opponendosi ai seguaci del ministro Luigi Di Maio, ha aspramente criticato la proposta e ha minacciato di votare contro il decreto se non si fosse trovato un accordo. Secondo lui, infatti, era necessario che l’aumento delle spese militari fosse spalmato “da qui al 2030” (e quindi non entro il 2024).

Ad ogni modo, la proposta di questo aumento non era più presente oggi in Senato come allegato al testo del decreto. L’ordine del giorno di FdI è, infatti, decaduto. Ciò ha portato anche il Movimento 5 Stelle al voto di fiducia, evitando così di far cadere il governo per l’ennesima volta.

Superato lo stallo al governo sul decreto Ucraina

Di fatto, il problema dei grillini non era il decreto in sé, che dispone aiuti ai profughi ucraini, ma l’ordine del giorno sull’aumento delle spese militari entro il 2024. Ma questo, nonostante il voto di tutta la maggioranza alla Camera, è decaduto perché la commissione Bilancio non ha fatto in tempo ad esprimere i propri pareri al riguardo.

Lo stallo è stato superato con la decisione di porre la fiducia al decreto. E anche grazie alla mediazione del ministro della difesa Lorenzo Guerini, che ha avanzato la possibilità di un aumento graduale delle spese entro il 2028. Si tratta semplicemente di una tregua. Infatti, dovrà comunque essere definito un calendario per il raggiungimento dell’obiettivo del 2%. Come ribadito da Draghi, l’Italia resta fedele agli impegni presi con la Nato.

Il decreto Ucraina crea divisioni nel Movimento 5 Stelle

Giuseppe Conte, tornato da poco presidente dei Cinque Stelle, dopo il suo duro scontro con Mario Draghi, ha cercato di ritrovare compattezza all’interno del Movimento. Eppure, il gruppo si è rivelato fortemente diviso. A Palazzo Madama ha incontrato i senatori, puntando il dito contro i dissidenti che si sono espressi a favore dell’incremento delle spese militari.

Questi ultimi hanno lamentato i “toni inaccettabili” dei seguaci di Conte, sostenendo che il leader ha in questo modo “perso credibilità e affidabilità in Italia ma anche in ambito internazionale”. Con la fiducia alla Camera e al Senato, tuttavia, si è evitata la spaccatura totale.

Un no comunque c’era, quello di Vito Petrocelli, capogruppo della commissione Esteri. “Vorrei smentire i giornali che dicono che sono filo-russo: io in realtà sono filo-cinese, le due cose sono incompatibili”, aveva affermato.

 

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Editor: Susanna Bosio

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