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Di Maio: “Quando Stati Uniti lasceranno Afghanistan, andremo via anche noi”

Di Maio: “Quando gli americani lasceranno l’Afghanistan, non potremo mantenere la nostra presenza”

Una giornata importante quella di oggi sul fronte della crisi in Afghanistan: il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il ministro della Difesa Lorenzo Guerini hanno parlato alle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, mentre si attendono le parole del presidente Joe Biden durante il G7 straordinario convocato dal premier inglese Boris Johnson.

Luigi Di Maio sulla crisi in Afghanistan

Il ministro Di Maio, durante il suo intervento, ha ripercorso le tappe che hanno portato allo spostamento dell’ambasciata dalla green zone di Kabul all’aeroporto e poi all’evacuazione di diplomatici e civili. Il tutto in linea con altri Paesi. Queste le sue parole alle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato che si è tenuta oggi:

“L’Italia non è stata in Afghanistan invano. In questi 20 anni abbiamo contribuito a mantenere la stabilità regionale, contrastare il terrorismo, favorire più istruzione, diritti e libertà per il popolo afghano. È proprio questa consapevolezza a spronarci a fare il possibile perché quei diritti non vengano ora brutalmente cancellati. Ad oggi abbiamo evacuato tutti gli italiani che ci hanno chiesto di lasciare il Paese, rispondendo alla comunicazione inviata dall’Ambasciata. Abbiamo portato in Italia quasi 2.700 afghani, principalmente collaboratori delle istituzioni italiane, a partire dal nostro contingente militare, e loro familiari. Il numero è destinato a crescere, considerati circa mille afghani già in sicurezza in aeroporto e previsti imbarcarsi sui prossimi voli italiani”.

Il ministro ha poi ringraziato “i tanti italiani che hanno lavorato instancabilmente e persino sacrificato la loro vita per offrire un futuro migliore all’Afghanistan”.

 “Dopo che gli americani avranno lasciato l’aeroporto di Kabul (probabilmente il 31.08) non sarà possibile, né per noi né per alcun Paese dell’Alleanza, mantenere una qualunque presenza all’aeroporto”.

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Aeroporto Kabul (agosto 2021)

Lorenzo Guerini

Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, nel corso della conferenza ha detto:

“Gli eventi degli ultimi giorni hanno sorpreso l’intera comunità internazionale per la rapidità con cui è mutato il contesto politico-militare e per i conseguenti drammatici risvolti umanitari”.

Giuseppe Conte

Al Meeting Cl (Comunione e liberazione) di Rimini, Giuseppe Conte del M5S si è dichiarato incline al dialogo.

“I talebani devono dimostrare di essere aperti al dialogo e le ultime notizie non depongono a favore del cambiamento. Ma non abbiamo alternative se non di creare un atteggiamento compatto che tenti di costringere al dialogo i talebani per assicurare protezione per le persone che rimarranno. Lavoriamo al piano di evacuazione ma tra qualche giorno terminerà. Dobbiamo lavorare sui corridoi umanitari e preoccuparci di chi rimane”.

Matteo Salvini

In netto contrasto con la via del dialogo è il leader della Lega Matteo Salvini che dichiara “No al dialogo con i talebani”, ritenendosi però, contro ogni aspettativa, d’accordo con quanto detto da Enrico Letta.

“Sono d’accordo sostanzialmente con quanto detto da Enrico Letta, deluderò i giornalisti che si aspettavano il litigio. Non sono d’accordo, rispettosamente, con l’avvocato Conte: io il dialogo con i terroristi islamici non lo concepisco per principio e non li legittimo. Io dialogo con chi rappresenta un’istituzione, non dialogo con chi dice che i diritti delle donne saranno garantiti nel nome della sharia e della legge islamica”.

Enrico Letta

Il segretario Dem ha parlato di un rinvio della scadenza del 31 agosto.

“Bisogna che sia spostata la dead line del 31 agosto per l’evacuazione dall’Afghanistan. Questo è il primo impegno di G7, G20, Nato. E’ una data troppo vicina, rischia di essere una tagliola tremenda. Il nostro paese deve estendere il metodo con cui stiamo evacuando le persone da lì. Noi siamo il console italiano che prende il bambino e lo porta via. Dobbiamo ottenere dall’Ue i corridoi umanitari, sono fondamentali. L’Italia è un paese di democrazia, accoglienza e solidarietà. Bisogna poi ripensare il ruolo dell’Occidente, non possiamo considerare che da questa sconfitta gravissima non si tragga una lezione. L’Occidente deve ripensare se stesso”.

 

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