Mame Moda Dior D-Murrine i gioielli dell'estate ispirati da Niki de Saint Phalle
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DIOR D-MURRINE: I GIOIELLI DELL’ESTATE ISPIRATI DA NIKI DE SAINT PHALLE

Dior D-Murrine, tutto quello che c’è da sapere del gioiello dell’ estate

Murano e Parigi s’incontrano per Dior D-Murrine. Ultima tappa? Pforzheim.

Il design e la moda hanno un bagaglio pieno di ispirazioni. Spesso viaggiano insieme completando il loro percorso con creazioni interessanti.

Questo è il caso di Dior D-Murrine, la collezione prêt-à-porter primavera/estate 2018 lanciata da Dior.

La linea è stata realizzata sull’isola di Murano. Ai maestri vetrai è spettato il compito di interpretare l’idea creativa dalla stilista Maria Grazia Chiuri, ispirati all’artista Niki de Saint Phalle.

Qual è il quid in più della collezione Dior D-Murrine?

Sicuramente aver sfruttato una lavorazione centenaria affidandosi alle mani esperte degli artigiani italiani.

Fu l’abate Vincenzo Zanetti, nel 1878, a riportare in auge la vetreria muranese dopo un lungo periodo di crisi.

Mame Moda Dior D-Murrine i gioielli dell'estate ispirati da Niki de Saint Phalle. Pois vetro Murano
Lavorazione pois vetro di Murano

Fu proprio il priore a coniare il termine Murrino che, di lì a poco, venne riconosciuta come la tecnica di lavorazione del vetro mosaico in uso all’epoca dei Romani.

La regola aurea della murrina è utilizzare la sezione a canna ossia una bacchetta piena o forata che permette la lavorazione del vetro fuso.

Il lusso della collezione Dior D-Murrine si manifesta proprio nella conservazione della tradizione vetraria italiana.

Ogni gioiello della collezione è stato lavorato a mano rispettando il processo di lavorazione del vetro di Murano.

Un maestro soffiatore, accostatosi alla fornace che sprigiona milletrecento gradi Celsius, preleva il vetro fuso con la sua bacca di metallo.

Lo lavora con maestria, forgiandone la materia. Rulla il vetro sul piano di lavora e con l’aiuto di un artigiano “tiracanna”, stende la massa di vetro fuso dal quale ricaverà degli steli.

Il passaggio successivo svela la bellezza ridondante dei gioielli Dior D-Murrine.

Il pastone di vetro molle, divenuto oramai uno stelo duro, viene tagliato a piccoli pois.

Le piccole perle di vetro vengono lavorate ancora una volta.

Il risultato? Orecchini, sautoir, anelli e bracciali dai colori vibranti che scoprono una stella, un cuore, un fiore o un sole.

Per gli iconici Dior Tribales occorrono sedici pois.

Ne servono solo due per gli orecchini con il cuore e otto per il cabochon dell’anello.

Lavorato il vetro di Murano, i gioielli Dior D-Murrine viaggiano alla volta di Pforzheim, città a ventisette km di distanza da Stoccarda.

Qui, in un atelier scelto personalmente da Christian Dior nel 1955, sono realizzati gli elementi in ottone.

Per costruire la struttura dell’accessorio viene utilizzata la fusione a cera persa: l’antica tecnica scultorea già in uso nell’età del bronzo e ampiamente utilizzata in epoca greca e romana.

Le creazioni vengono lavorate con estrema cura dall’artigiano poi vengono galvanizzate ed elaborate con il rutenio al fine di ottenere dettagli bruniti.

Infine, sulle perle in vetro di Murano vengono fissati gli elementi che contraddistinguono la maison francese: il quadrifoglio, le iniziali CD, l’ape, la stella e l’8: il numero che simboleggia la nascita della griffe.

Dior D-Murrine non è una semplice collezione destinata a durare una sola stagione: è arte e savoir-faire, artigianalità e recupero delle tradizioni antiche.

 

 

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