Spettacolo,  Cinema

DOCTOR STRANGE E IL NUOVO PIF: IL PROSSIMO WEEKEND AL CINEMA

Dalle straordinarie avventure di Doctor Strange alla nuova dolce-amara commedia di Pif dedicata all’Italia. Questo ed altro per un weekend nelle sale ricco di proposte

Sarà Doctor Strange a spodestare, dopo due settimane di trionfo al botteghino, l’Inferno di Ron Howard. Almeno secondo i dati del box office: un debutto da più di 300.000 euro per il film sul mistico supereroe della Marvel. Nel weekend, oltre alle tante commedie, spunta l’horror Ouija e il ritorno dei Dardenne.

Doctor Strange: Un nuovo film su di un supereroe: questa volta più interessante dei monolitici Capitan America e Superman e degli inflazionati Batman e Spider Man. Chi è Doctor Strange? un neurochirurgo non esattamente modesto, bensì megalomane e oltranzista. Più che un supereroe, un mago, dotato di poteri straordinari derivanti dalle sue abilità scientifiche fuori dalla norma. L’incipit è canonico (la scoperta dei propri poteri dopo un incidente traumatico) così come lo svolgersi della storia (l’utilizzo delle proprie straordinarie abilità per combattere un potere oscuro che mira a distruggere il mondo). In questo film a divertire e coinvolgere è lo stile visivo: il linguaggio psichedelico, che sembra figlio – ben nutrito – delle avanguardie degli anni ’60 (anni in cui il fumetto omonimo prese vita), il confine realtà-illusione non solo confuso ma “terremotato” allo sguardo, che prende diretta aspirazione dalle tavole di Escher e da Inception di Chistopher Nolan. Insomma, un caleidoscopio di sorprese, arricchito da un ottimo cast: è straordinario soprattutto il protagonista Benedict Cumberbatch: il suo viso tagliente ed elfico è perfetto per interpretare un personaggio misterioso come il supereroe della Marvel.

In guerra per amore: Si parla di guerra, di mafia, di immigrazione ed integrazione: tutto questo con comicità trasognata, condita da una smorfia di indignazione. E’ lo stile di Pif, che torna alla regia con un nuovo film, a tre anni di distanza dal grande successo di La mafia uccide solo d’estate. Qui abbiamo la storia del soldato italoamericano Arturo Giammarresi, che si trasferisce in America per tentare di sposare la donna di cui è innamorato e che tornerà in seguito nella sua Sicilia, nel 1943, in occasione dello sbarco degli Stai Uniti per la liberazione della penisola dai nazifascisti.  Qui l’esercito a stelle e strisce dovrà venire a patti con la mafia per proseguire senza intoppi il proprio cammino verso il nord Italia. Saranno queste due fazioni ad aver fatto e a continuare a fare la nostra nazione? Non si sa quale sia il pensiero dell’autore su questo: Pif sfrutta al massimo anche in quest’occasione la sua espressione da disorientato perenne, da Troisi catatonico, invecchiato troppo presto per eccessivo disincanto . Forse la cosa più interessante del film non sta in ciò che narra, ma nella geografia facciale di Pif: che è una maschera, un ritratto generazionale.

Ouija: Siamo a Los Angeles, nel 1965. Una vedova con due bambine si guadagna da vivere truffando chi la crede sensitiva. Quando deciderà di utilizzare una tavolotta oujia come nuovo strumento del mestiere vedrà la più giovane figlia impossessata da uno spirito maligno che non le darà pace. Il regista Mike Flanagan, manovra bene i ferri del mestiere e gioca  a modo suo con i cliché più triti dell’horror: il risultato è un film di maniera che non manca però di colpi di scena e di una non superficiale concezione del ‘morto che ritorna’.

La ragazza senza nome: Questa volta i Dardenne raccontano la storia di una giovane dottoressa perseguitata dal rimorso d’aver causato indirettamente la morte di una giovane donna. Da  questo la sete psicologica di risarcire la sfortunata, almeno simbolicamente, con la propria ricerca affannosa e le proprie azioni. Il cinema dei Dardenne è vicino alla narrativa di Emmanuel Carrere: nella coppia di registi, così come nello scrittore francese, è presente l’indugio freddo e mai morboso riservato ai destini della gente comune e a quelli altrettanto sospesi di chi li osserva sfilare, in silenzio. Autori che indagano la natura delle prime domande che l’uomo si pone dopo un’apocalisse interiore.

Trolls: i celebri puppazzetti dall’alto ciuffo animano per la prima volta un cartoon. Si racconta la loro sfida con un gruppo di predatori. Un trionfo di colori e glitter per una banda di piccoli mostri che forse somiglia troppo a quella dei Puffi ma che riuscirà a far ridere i bambini.

Saint Amour:  ecco finalmente la commedia francese che rilancia l’invecchiato e più bolso del solito Gerard Depardieu per un on the road divertente ed originale in cui a fare da protagonista è il vino. Un film in cui regna uno spirito da commedia anni settanta, arricchito dalla sconvolgente e autoironica apparizione di Michel Houellebecq, qui nel ruolo di affittacamere evidentemente nichilista. Qui in Italia non abbiamo uno scrittore e dobbiamo accontentarci dei cammeo nelle trasmissioni sportive di un suo burbero sosia: Zdenek Zeman.

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