Donna afgana crocifissa Milano
Attualità,  Arte

Statua di una donna col burqa crocifissa: l’opera installata in piazza Castello a Milano

Una donna afgana col burqa crocifissa è comparsa nella mattinata di ieri in quel di Milano, installata nella centralissima piazza Castello. L’opera provocatoria porta la firma di Cristina Donati Mayer

E’ apparso all’improvviso, nel pieno centro di Milano, in Piazza Castello di fronte al Castello Sforzesco, un manichino che rappresenta una donna afgana con il burqa, il classico copricapo islamico, crocifissa. Una statua dedicata all’Afghanistan, un’opera dall’impatto molto forte realizzata in segno di protesta e in sostegno verso le donne afgane rimaste in balìa della furia talebana dopo la fuga dell’esercito americano e la conseguente presa di Kabul.

L’opera provocatoria, dal titolo “Le donne afgane ringraziano”, porta la firma dell’artista e attivista Cristina Donati Meyer. L’artista milanese racconta

Al momento l’opera, che è una visione plastica di ciò che sta succedendo, è ancora lì perché pesa oltre 100 chili: la croce è di legno massiccio e la base in ferro, ci vorrà un po’ a toglierla. Intanto, mentre la installavo ho sentito i commenti dei passanti, tutti colpiti dall’installazione che sta facendo il suo dovere.

Il suo obiettivo è proprio quello di sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti delle donne in Afghanistan, che ora rischiano di essere perseguitate dopo la presa di potere con la forza dei talebani.  Cristina Donati Meyer ha specificato:

rappresenta la sorte alla quale le truppe Usa e della Nato stanno abbandonando le donne e le bambine afgane. La precipitosa fuga degli occidentali da Kabul ha lasciato nelle mani dei tagliagole talebani un intero Paese e, soprattutto donne e bambine, odiate visceralmente dai patriarchi maschilisti e semi analfabeti, fondamentalisti del nulla.

 

Donna afgana croci

Mayer: “I talebani si vendicheranno con loro”

Quelle che si teme possano diventare molto presto le vittime della furia talebana

sono le persone che hanno collaborato e lavorato con gli occidentali e con le autorità fantoccio afgane. Sono le bambine e le ragazze che non avevano alcuna intenzione di prendere in “sposo” con la forza un vecchio mullah talebano – si legge ancora.

La giovane artista classe 1985 ha poi espresso il suo punto di vista sulla situazione in Afghanistan dicendo:

avrebbero potuto pianificare un ritiro graduale e ordinato, portando prima in salvo le persone esposte a sicura vendetta talebana. Invece si è scelto di scappare, lasciando agli estremisti armi ed equipaggiamenti, oltre ad un mare di vittime, soprattutto donne e bambine, da falciare liberamente.

Donna afgana col burqa in croce a Milano: ” Il mio è un artentato”

L’autrice ha dichiarato qualcosa di più circa la sua opera: “Il mio è un ‘artentato’”, ha spiegando. Donati Mayer hai realizzato l’opera senza permessi o autorizzazione del Comune, di conseguenza si tratta di

un atto artistico assolutamente anarchico, l’arte deve essere libera e anarchica.

La Meyer viene descritta così: “La sua arte racconta di spiriti, di femminicidio, di sangue che gronda, di migranti morti in mare, di bombardamenti, di ambiente deturpato, di animali. Di barlumi di speranza, di amore e futuro”.

L’arte di Cristina è immersa a pieno titolo nella contemporaneità dei problemi sociali, delle questioni più scottanti e delle angosce della donna e dell’uomo contemporanei.  E’ un’arte terapeutica, che aiuta l’artista a sopravvivere e a trasmettere sensazioni vitali.  Pura incoscienza e spontanea naturalezza paiono contraddistinguere ogni suo gesto artistico.

donna afgana crocifissa Milano

 

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