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Donne ucraine, questo 8 marzo ha il loro volto: la strada da fare è ancora lunga

Le donne ucraine protagoniste di questo 8 marzo

«Siamo le donne ucraine, abbiamo messo al sicuro i nostri figli e ora c siamo unite ai nostri uomini e all’esercito ucraino». Questo è il videomessaggio di un gruppo di nove donne in mimetica, con alle spalle la bandiera dell’Ucraina e le armi in pugno.

Oggi, 8 marzo, questa Giornata internazionale della donna è dedicata a loro. Bambine, madri, ragazze, mogli, e non solo, che stanno difendendo il proprio Paese da una guerra ingiusta o che si mettono in cammino per salvare i propri figli dalle bombe.

Lo stop al conflitto, questo verrà chiesto oggi, in onore di tutte le donne del mondo, ma soprattutto delle donne ucraine.

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Donne ucraine in guerra, onore a loro

Avrebbe dovuto essere, come sempre, un 8 marzo dedicato alla rivendicazione delle pari opportunità nel mondo del lavoro, con la speranza di ottenere importanti risorse dal Pnrr. Oggi avremmo dovuto dire ancora una volta basta alla violenza maschile sulle donne. Avremmo dovuto ricordare al governo di approvare un disegno di legge che rafforzi gli strumenti di protezione.

E non sono bastati i due anni di Covid, dove le donne hanno visto acuire il gender gap. Ora la guerra si impone sulle vite di tutti noi con il suo carico di dolore e paura.

Là, in Ucraina, a un passo dalle nostre case ci sono donne che fuggono e donne che restano. Perché come succede da sempre, le guerre le portano gli uomini, ma le donne non si tirano mai indietro quando c’è bisogno di combattere o aiutare. Portano in salvo chi non può farlo da solo, imparano ad usare le armi se serve, danno conforto ai propri figli sperando in un futuro migliore per loro.

Per questo motivo oggi è una giornata dedicata a Maria, madre del bimbo Kirill morto a Mariupol per un colpo di mortaio. Ad Anastasiia, ex miss Ucraina, che oggi difende il suo popolo imbracciando un fucile che ha imparato ad usare ieri. Ma anche a Sofia, 13 anni, arrivata a Roma dopo aver perso tutta la famiglia. Ad Amelia, bimba che sogna di stare su un palcoscenico ma che ora può solo cantare all’interno di un bunker.

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Donne ucraine e donne italiane: c’è poco da festeggiare

La guerra in Ucraina non cancella, tuttavia, la difficile situazione per le lavoratrici italiane. L’Inps riporta che le pensioni per le donne sono più basse del 27%, come conseguenza delle disuguaglianze sociali. Non solo. Una donna su due non lavora e in 13 anni, dal 2008 al 2021, la crescita di occupazione femminile è stata di soli 2,6 punti percentuali. Secondo i dati, le donne guadagnano in media un quinto in meno rispetto ai colleghi uomini.

Eppure, non è un problema di competenza. Perché il 12,2% in più delle donne italiane rispetto agli uomini ha conseguito una laurea. Perciò, una donna su quattro è sovraistruita rispetto all’impiego che svolge.

Le madri in età tra i 20 e i 49 anni con un bambino piccolo hanno un tasso di occupazione del 65,4%. Per i padri della stessa età, invece, è del 91,5%. E la pandemia non ha aiutato, perché da due anni a questa parte 3 donne su 10 disoccupate hanno rinunciato a cercare lavoro. Nel 2020, il 70% di tutti coloro che hanno perso il lavoro sono donne.

In Italia, solo una donna su 10 è dirigente d’azienda. Solo una su 3 è parlamentare. E in tutta la nostra storia abbiamo mai avuto un Capo dello Stato o un Presidente del Consiglio donna? No. Oggi la situazione sarebbe stata diversa se a guidare gli equilibri dell’ultimo secolo fossero state le donne?

Non lo potremo mai sapere finché non ci sarà la vera uguaglianza. Finché sarà ancora così tanto necessario celebrare la giornata dell’8 marzo, ricordando tutte quelle volte in cui il suo significato viene tradito. Perché si parla tanto di “Festa della donna“, ma da festeggiare, poi, c’è ben poco.

 

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Editor: Susanna Bosio

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