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Dontshare: la vera valigia dei ricordi sta in rete 16

In controtendenza con la frenesia social, Dontshare offre un box online pronto ad accogliere ricordi e testimonianze, di quelle che non svaniscono con un ‘refresh’

Una volta il compito di dirsi addio era assolto dai diari intimi, pagine e pagine scritte su di sé e dirette all’amico, all’amante, ad un proprio caro: si scriveva per placare l’ansia, per lasciare una traccia definitiva e inequivocabile di sé, per tentare di saldare i propri debiti emotivi con chi ci stava vicino.

La letteratura confessionale offre esempi illustri di questo tipo: gli scritti di autori come Kafka, Baudelaire o di introversi grafomani come il professore ginevrino Frederic Amiel e lo stravagante Arthur Crew Inman. Parliamo di persone vissute più di un secolo fa, eppure oggi il bisogno di comunicare quello che sentiamo, di far sedimentare il frutto di meditazioni durate una vita, è vivo come non mai.

Quest’urgenza, così vitale e umana, è in contrasto con la comune attitudine, compulsiva e falsificante, con la quale presentiamo il nostro avatar sul palcoscenico dei social, tra post effimeri su Facebook e rimbalzi di tweet: quella che percepiamo da frequentatori del web sembra, sempre più, la necessità di una comunicazione non orizzontale, che elevi e lasci traccia.

Ciononostante, sono pochi gli esempi di siti web che accolgano il desiderio dell’utente di lasciare un segno indelebile di sé, consentendo di lavorare sulla propria memoria tramandandone l’autenticità.

Con poche eccezioni, come quella offerta dal progetto Dontshare, ideato dal creativo Mauro Mercatanti, che ha

creato un sito web che consente la possibilità di usufruire di una cassetta di sicurezza virtuale in cui depositare i propri pensieri definitivi, caricare video e file sentiti come particolarmente significativi, senza che il mare magnum del web possa inghiottirli da un istante all’altro. La piattaforma Dontshare non invita a stilare una serie di preferenze freddamente classificate, ma una selezione emotiva ed esperienziale di sé da lasciare ai posteri. Cosa rende veramente innovativo il servizio?

Innanzitutto l’esclusività: è possibile infatti selezionare e caricare sulla piattaforma solo un piccolo numero di file testuali e multimediali, i più significativi, e darli in lascito a una singola persona, un ‘VIP’ personalmente scelto, che avrà la possibilità di leggere e scaricare i contenuti dell’utente

solo ed esclusivamente nel caso di un suo congedo: che sia l'”estremo addio” o un qualsiasi viaggio senza ritorno, previsto o meno. A parte l’eccezione del destinatario VIP, tutti i contenuti di Dontshare sono segreti e totalmente criptati: proprio per questo l’iscrizione ha un costo (20 euro annuali), che consente ai gestori del sito di non ricorrere alla vendita di spazi pubblicitari o al commercio dei dati anagrafici degli utenti.

L’idea che anima Dontshare, in tempi in cui tutto viene condiviso, non è affatto fuori moda o sorpassata: al contrario, intercetta un bisogno sempre più vivo, legato alla necessità di un ritorno alla lentezza; un lavor(i)o per nulla nostalgico, ma al contrario intuitivo e d’avanguardia, che invita a considerare l’addio in modo profondo e creativo, ripensando filosoficamente il senso della morte come di qualsiasi altro commiato. Ma Dontshare non è un’urna funeraria colma di contenuti,

bensì un progetto aperto, che incoraggia l’utente a realizzare e comporre creativamente la propria valigia dei ricordi, senza escludere la possibilità di approcciarsi al proprio lascito emotivo con ironia e originalità. Anche per questo la conferenza stampa dedicata al lancio ufficiale del sito è stata accompagnata da una passeggiata evocativa all’interno del

Cimitero monumentale di Milano, una scelta spiazzante, che mirava a introdurre nello spirito del sito: un luogo virtuale in cui è possibile la continuità tra il dato digitale e la cifra emotiva dell’esperienza umana, tra antico e moderno, perché è nel presente che decifriamo e diamo senso al nostro passato e a quello altrui.

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