DPCM Green pass
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Nuovo DPCM Green Pass e privati: cosa succede ora

Domande e risposte sul nuovo DPCM e Green Pass: cosa succede per i privati

DPCM Green Pass privati. “Green Pass lavoro”, o “Super Green Pass“. È questo il nome con cui viene ribattezzata la certificazione verde che da domani 15 ottobre diventerà obbligatoria per tutti i lavoratori. Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha firmato, su proposta del Ministro della pubblica amministrazione Renato Brunetta e del Ministro della salute Roberto Speranza, il nuovo DPCM. Come funziona per privati e tutte le risposte alle domande più frequenti.

Cosa dice il DPCM?

DPCM green pass
Mario Draghi

Il nuovo DPCM per il Green Pass chiarisce le normative che le pubbliche amministrazioni dovranno seguire in merito alla certificazione verde Covid-19. Viene spiegato non solo chi deve effettuare i controlli e la modalità da seguire, ma anche gli orari di entrata ed uscita dal lavoro per i membri delle pubbliche amministrazioni che torneranno in sede contemporaneamente all’attivazione delle nuove disposizioni.

Quante sono le persone coinvolte?

Da domani saranno dunque 23 milioni le persone che dovranno esserne in possesso per poter entrare al lavoro. Di questi più della metà saranno dipendenti privati, per una cifra di 14.6 milioni. I dipendenti pubblici e autonomi sono invece intuitivamente molti meno, rispettivamente 3.2 e 4.9 milioni. Certificazione obbligatoria anche per le attività di volontariato, mentre già lo era per i lavoratori a domicilio. È invece esente dall’obbligo chi non può partecipare alla campagna vaccinale, ma solo dietro certificazione medica.

Come si ottiene il green pass?

La soluzione più veloce ma meno duratura è quella del tampone rapido, dal costo di 8 euro per i minorenni e di 15 euro per i maggiorenni. La validità è di 48 ore a partire dal prelievo, dopo che il farmacista avrà comunicato il risultato negativo alla piattaforma nazionale, da cui è possibile poi scaricare il Pass. I test “fai da te” salivari o sierologici non valgono per la certificazione.

Si può ottenere la certificazione verde anche dopo una sola dose di vaccino. Sarà disponibile dal 12° giorno dopo l’iniezione ma sarà valido solo a patire dal 15° giorno e per 12 mesi. Per i guariti invece la certificazione sarà valida sin dal giorno seguente e per 6 mesi.

Chi dovrà effettuare i controlli?

Il controllo spetta ai datori di lavoro (e alle società di somministrazione), che potranno effettuarlo in modo manuale o automatizzato. Il controllo può avvenire mediante l’app VerificaC19. Nel caso in cui ciò non venga fatto, il datore rischia una multa dai 400 ai 1000 euro. Stringenti le misure privacy: i codici QR  dei lavoratori non potranno essere conservati dal datore di lavoro. Inoltre lo stesso non potrà sapere se il suo dipendente è vaccinato o guarito dal virus.

E se non si possiede un QR code valido?

Secondo il nuovo DPCM ai privati serve il Green Pass? Si. I dipendenti (pubblici o privati) sprovvisti di Green Pass non potranno lavorare e verranno rimandati a casa come assenti ingiustificati. Il rapporto di lavoro risulterà sospeso ed il lavoratore non verrà retribuito fino all’acquisizione del Green pass.

Nelle imprese con meno di 15 dipendenti ci sono inoltre particolari norme per le sospensioni. I lavoratori che effettuano almeno 5 giorni di assenza ingiustificata causa Green Pass possono essere sospesi e sostituiti tramite un lavoratore assunto con regolare contratto a termine. Questo contratto non potrà superare i 10 giorni. A quel punto il lavoratore sostituito non potrà rientrare al lavoro prima dello scadere del contratto a termine, anche se nel frattempo si dota di certificazione. Se al contrario al termine dei 10 giorni non è ancora corso ai ripari, il contratto a termine potrà essere rinnovato una volta, dopodiché si applicano le normali norme per la sospensione,

Anche chi riesce ad entrare in ufficio, ma non risulta poi dotato di QR code valido rischia: sanzioni disciplinari ed una multa che va dai 600 ai 1500€.

Nessuna paura per i vaccinati sprovvisti di QR code o vaccinati all’estero: i primi potranno presentare qualsiasi certificazione sostitutiva emessa da un ente accreditato, mentre ai secondi basterà la tessera sanitaria che “acquisisce tramite apposito modulo online, reso disponibile sul portale nazionale della Piattaforma-DGC, i dati relativi alle vaccinazioni effettuate all’estero”

Smart working e Green Pass

Per chi pensava di essere escluso dalle nuove norme del DPCM in quanto lavoratore in smart working una brutta sorpresa:  il Green Pass verrà chiesto anche a loro. Ed i dipendenti pubblici non potranno andare in lavoro agile se sprovvisti del certificato.

Chi paga i tamponi?

DPCM Green Pass
Vaccino Covid19

Per i 3 milioni di lavoratori che non hanno ancora la certificazione toccherà fare in media tre tamponi alla settimana per poter essere sempre presenti al lavoro. Questo ha ovviamente originato una discussione su chi debba pagare il tampone. Il governo ha deciso che dovrà continuare ad essere a spese del lavoratore. Nel frattempo Lamorgese propone tamponi gratuiti, ma Draghi s’infuria.

Gli effetti del DPCM

Il DPCM che obbliga lavoratori pubblici e privati ad avere il Green pass inizia già a dare i suoi effetti. C’è un esubero di prenotazioni per vaccini e tamponi, liste d’attesa anche di mesi. Le posizioni politiche sono contrastanti. Le proteste e gli scioperi continuano, il Viminale pensa di contrastarle utilizzando esercito e sistema anti-droni.

Cambiamenti in corso d’opera

Già salta il limite di 48 ore di anticipo per i controlli: la norma prevedeva la possibilità per i datori di lavoro di effettuare il controllo in questione in anticipo, ma non più di 48 prima dall’orario di entrata in servizio del lavoratore o della lavoratrice. Ora non ci sono più limiti.

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