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È morto un anno fa, il 14 luglio Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica

Il fondatore di Repubblica e l’Espresso è morto all’età di 98 anni

Eugenio Scalfari è morto, il 14 luglio di un anno fa, a 98 anni: se ne è andato un gigante del giornalismo italiano. Era considerato una delle firme più prestigiose della stampa. La notizia è stata data dal quotidiano da lui fondato nel 1976.

Eugenio Scalfari

«Alla fine è arrivata, la Regina ha toccato il suo corpo esile, fragilissimo. E lui non s’è fatto trovare impreparato. Pochi come Eugenio Scalfari sono stati capaci di accogliere la morte con altrettanta vitalità», così inizia il ricordo di Scalfari apparso su La Repubblica.

Eugenio Scalfari era nato a Civitavecchia il 6 aprile 1924. Ben presto è diventato una delle figure centrali del giornalismo e del dibattito pubblico italiano. È stato uno degli innovatori del giornalismo negli anni settanta con il suo modo diretto e coerente di raccontare le vicende politiche, economiche e sociali dell’Italia. Non aveva paura di prendere posizione, anzi con la fondazione de La Repubblica nel 1976, ha fatto dello schieramento culturale, politico e sociale un punto di forza del nuovo quotidiano. La matrice dello schieramento era la sinistra laica e ha condotto battaglie contro il mondo democristiano prima e contro il berlusconismo poi.

La vita giornalistica e editoriale

Eugenio Scalfari si trasferisce da ragazzo a Sanremo per tre anni. Qui frequenta il Liceo Cassini insieme al futuro scrittore Italo Calvino, suo compagno di banco. Durante il ventennio fascista, a Roma frequenta i Gruppi universitari fascisti, ma da questi viene espulso nel 1943, collocandosi poi su posizioni liberali. Nel 1945 si laurea in giurisprudenza. Dopo una breve esperienza alla Banca nazionale del lavoro, si avventura nel mondo del giornalismo. Collabora dunque con il Mondo di Pannunzio e L’Europeo, diretto da Arrigo Benedetti.

 

Con quest’ultimo e altri e con l’aiuto economico dell’imprenditore Adriano Olivetti, Eugenio Scalfari fonda nel 1955 il settimanale d’inchiesta, primo in Italia, L’Espresso. L’anno prima, nel 1954, si sposa con Simonetta De Benedetti, figlia del direttore de La Stampa, Giulio De Benedetti. Nel 1962, quando Benedetti lascia L’Espresso, Scalfari si inventa la figura di direttore-manager che poi sarà alla base del successo de La Repubblica.

Nel 1967 su L’Espresso esce un’inchiesta nota come il “caso SIFAR”

Nel 1967 su L’Espresso esce un’inchiesta nota come il “caso SIFAR”, composta da una serie di articoli scritti da Lino Jannuzzi, che denunciava il generale Giovanni De Lorenzo, capo di stato maggiore dell’esercito ed ex comandante del servizio segreto militare SIFAR. Secondo l’inchiesta, De Lorenzo, appoggiato dai servizi americani e dagli ambienti di estrema destra, aveva in mente un piano (ribattezzato “Piano Solo”) per alterare dall’esterno le sorti italiane sbarazzandosi dei socialisti. La DC non avvallò il piano ma si affretto a insabbiarlo. Scalfari e Jannuzzi vennero querelati e condannati in primo grado, nonostante la richiesta d’assoluzione del PM Vittorio Occorsio. Da ricordare anche la battaglia contro l’imprenditoria italiana collusa e connivente con una politica marcia e corrotta.

Scalfari si rivolgeva a una borghesia liberale, riformista e “illuminata

Scalfari si rivolgeva a una borghesia liberale, riformista e “illuminata” che però era (è) in minoranza rispetto “alla razza padrona che rappresentava una deformazione del capitalismo e della democrazia”. L’uomo simbolo di questa deformazione è l’imprenditore Eugenio Cefis, presidente della Montedison e membro della P2. Scalfari gli ha dedicato il libro “Razza Padrona” scritto con Giuseppe Turani nel 1974.

Negli anni ottante il gruppo Espresso, tra cui La Repubblica fondata nel 1976

Negli anni ottante il gruppo Espresso, tra cui La Repubblica fondata nel 1976, finisce a Mondadori. Nel 1989 avviene lo scontro, la guerra di Segrate, tra l’imprenditore Carlo De Benedetti e Silvio Berlusconi, allora socio di minoranza, per il controllo della Mondadori. Venne chiamato come mediatore politico Giuseppe Ciarrapico (tramite di Giulio Andreotti) ma la battaglia dura anni e finisce dopo una vicenda giudiziaria che vede Berlusconi corrompere dei giudici per ottenere una sentenza a lui gradita. Nel 1991 il gruppo viene diviso tra De Benedetti che ottiene la parte de L’Espresso e Berlusconi che ottiene il resto.

Il sodalizio De Benedetti-Scalfari finisce nel 1996 quando quest’ultimo lascia la direzione de La Repubblica a Ezio Mauro, continuando a svolgere il ruolo di editorialista dell’edizione domenicale.

La politica

Fin dagli anni cinquanta navigava negli ambienti dei Radicali. Tra il 1968 e il 1972 ha preso parte attiva alla vita politica italiana diventando parlamentare indipendente eletto nelle liste dei socialisti del PSI. Avventura durata poco per via dell’accesso scontro con Bettino Craxi che aveva paragonato al famoso criminale medievale Ghino di Tacco. Se con il leader socialista Scalfari aveva imposto un muro, con Enrico Berlinguer  aveva instaurato una prezioso dialogo rivolto all’occidentalizzazione del Partito Comunista Italiano (PCI). Su La Repubblica non a caso compare la famosa intervista sulla “questione morale” dopo il fallito tentativo del compromesso storico.

Le reazioni

«La scomparsa di Eugenio Scalfari lascia un vuoto incolmabile nella vita pubblica del nostro Paese. Fondatore de L’Espresso e de La Repubblica, che ha diretto per vent’anni, Scalfari è stato assoluto protagonista della storia del giornalismo nell’Italia del dopoguerra. La chiarezza della sua prosa, la profondità delle sue analisi, il coraggio delle sue idee hanno accompagnato gli italiani per oltre settant’anni e hanno reso i suoi editoriali una lettura fondamentale per chiunque volesse comprendere la politica, l’economia», così il presidente del Consiglio Mario Draghi ricorda Eugenio Scalfari.

«Deputato della Repubblica, ha accompagnato il suo amore per il giornalismo all’impegno civile e politico, all’alto senso delle istituzioni e dello Stato. Esprimo ai suoi cari, ai direttori Maurizio Molinari e Lirio Abbate e a tutti i giornalisti de La Repubblica e de L’Espresso, le più sentite condoglianze a nome di tutto il Governo. A me mancheranno molto i nostri confronti, la nostra amicizia»

«Eugenio Scalfari. Ci manca già

«Eugenio Scalfari. Ci manca già. Rimarranno sempre con noi le sue idee, la sua passione, il suo amore profondo per l’Italia», scrive, invece, sul suo profilo Twitter il segretario del Pd Enrico Letta.

Anche il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ricorda il direttore de La Repubblica sui social: «Eugenio Scalfari è stato una figura di riferimento per i miei avversari in politica. Oggi, però, non posso non riconoscergli di essere stato un grande direttore e giornalista, che ho sempre apprezzato per la dedizione e la passione per il suo lavoro».

 

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Editor: Lorenzo Bossola

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