Ecco la classifica del New York Times sui migliori film del 2020
Rilasciata la classifica del noto quotidiano statunitense sui film più belli dell’anno
Come ogni anno, il NY Times ha pubblicato le personali classifiche dei suoi due maggiori esperti di cinema, e tra le migliori pellicole ce n’è anche una italiana.
I migliori film del 2020, la classifica del New York Times
Il 2020 non si è ancora concluso. Nonostante ciò, A.O. Scott e Manohla Dargis, i due più importanti critici di cinema del New York Times, hanno scelto, come ogni anno, i migliori film dell’anno. Le sale chiuse per molti mesi (lo sono ancora oggi praticamente ovunque), i principali festival cinematografici in forma virtuale, pellicole in uscita rimandate a causa della pandemia. Tutto questo non è riuscito a fermare del tutto la settima arte, e i due esperti hanno trovato materiale in abbondanza su cui concentrarsi. Vi presentiamo di seguito le due classifiche, tra titoli noti e altri un po’ meno.
Dargis
In un anno in cui abbiamo guardato sempre più ossessivamente schermi sempre più piccoli, Manohla Dargis continua a definirsi una “fondamentalista del grande schermo“. Per una che conosce le sale con le maggiori dimensioni, i migliori impianti audio e posti a sedere di Los Angeles, è stato particolarmente sfidante (e anche triste) svolgere gran parte del suo lavoro da casa. Ha scritto di aver avuto difficoltà a separare i film da tutte le altre cose extra-cinematografiche che scorrevano di continuo. Ma alla fine, sebbene con ritmi, tempi, e soluzioni diverse e innovative rispetto a quello a cui era abituata, ci è riuscita. E aggiunge che il futuro del settore e dei film che guarderemo è incerto; siamo chiaramente approdati a una nuova era caratterizzata dall’home video, ma il cinema sopravvivrà ancora una volta. Sul come, ai posteri l’ardua sentenza.
- Martin Eden – tratto dall’omonimo romanzo di Jack London, è il film diretto da Pietro Marcello con protagonista Luca Marinelli, premiato con la Coppa Volpi per il miglior attore al Festival di Venezia. In Italia è disponibile su Sky Go e Now Tv.
- City Hall – documentario diretto da Frederick Wiseman, uno dei migliori in questo ambito, che «ci porta dentro il municipio di Boston, dove uomini e donne aiutano a far funzionare una città, e la democrazia».
- Gunda – di Viktor Kossakovsky, che segue la vita e la quotidianità di una scrofa (la “protagonista”), due mucche e una gallina con una zampa sola.
- American Utopia – di Spike Lee, basato su un concerto a Broadway di David Byrne.
- Bacurau – con la regia di Juliano Dornelles e Kleber Mendonça Filho. Ambientato in Brasile, è «un esaltante incontro tra più generi, tra l’alto e il basso: divertente, bizzarro, sanguinoso e parecchio politico».
- First Cow – «è una tenera storia di amicizia maschile». Basato su un romanzo del 2004, è diretto da Kelly Reichardt, e la mucca nel titolo sarebbe «adorabile».
- Never Rarely Sometimes Always – in italiano “Mai raramente a volte sempre”, di Eliza Hittmann. Riguarda il dramma di un adolescente americana per riuscire ad abortire.
- Collective – scioccante documentario rumeno di Alexander Nanau, sulle conseguenze di un grave incendio del 2015 a Bucarest, che uccise numerose persone.
- The Forty-Year-Old Version – scritto, diretto e interpretato da Radha Blank, che riveste i panni di se stessa alla ricerca della sua strada nel mondo del rap. «C’è la New York di Woody Allen, c’è quella di Spike Lee e ora c’è quella di Radha Blank», ha scritto Dargis. È disponibile su Netflix.
- Beanpole – diretto dal grande talento russo Kantemir Balagov, è un film «tragico e doloroso». Ha per protagoniste due donne nell’Unione Sovietica post Seconda Guerra Mondiale.
Scott
Così ha scritto il critico: «È stato un anno di privazione e abbondanza. L’ascesa dello streaming mi mette a disagio, per la passività che genera nel pubblico e i compromessi estetici che deve fare, ma per ora sono grato che mi abbia permesso di poter vedere così tanti film». Di cui dice di aver avuto bisogno più che mai – e lo stesso vale probabilmente per noi. Ci sono alcuni ex aequo, e molti titoli sopra citati dalla collega.
- Borat Subsequent Moviefilm – diretto da Jason Woliner, viene definito «il film più 2020 di tutti». Sarà perché racconta della campagna elettorale prima delle presidenziali USA vinte da Joe Biden e dell’inizio della pandemia.
- City Hall e Collective – a pari merito, «che suggeriscono la pazienza e la rabbia come virtù civiche vitali e complementari».
- First Cow – «un pacato studio sull’amicizia».
- Martin Eden – «letteratura, politica, lotta di classe, sesso, c’è tutto in questa ribollente e perpetuamente sorprendente epica che cancella le distinzioni tra realismo e fantasia». E c’è anche un protagonista definito “incredibilmente attraente” (per parafrasare).
- The Forty-Year-Old Version – «con una brillante Radha Black, capace di capire quel glorioso teatro che è New York, con le sue assurdità».
- Palm Springs – diretto da Max Barbakow, con Cristin Milioti (di How I Met Your Mother e Modern Love) e Andy Samberg. È disponibile da poco su Prime Video.
- Bacurau – «tra western e fantascienza».
- American Utopia e Lovers Rock – il secondo è uno dei capitoli della mini-antologia di Steve McQueen “Small Axe”. Entrambi i film sono «guidati dalla musica e dal movimento dei corpi negli spazi chiusi».
- Dick Johnson Is Dead – il documentario di Kirsten Johnson sulla storia del padre, disponibile su Netflix. «Il risultato è divertente e scioccante, macabro ma anche straordinariamente umano».
- Soul – il film di animazione Pixar che sarà su Disney+ dal 25 dicembre, «il cui messaggio è che è bello essere vivi».
Per finire, vi rimandiamo all’articolo originale, che trovate a questo link, se avete voglia di leggere integralmente i commenti dei critici sui film – e più in generale – di questo folle anno.
Autore: Chiara Anastasi
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