Edgar Morin, sociologo e filosofo centenario: “Per l’uomo è tempo di ritrovare sé stesso”
Edgar Morin, sociologo e filosofo centenario. Simbolo della resilienza europea: “Per l’uomo è tempo di ritrovare sé stesso”
Nel più recente numero di “Robinson”, l’inserto culturale della Repubblica, vediamo un’intervista a Edgar Morin. Forse non tutti lo conoscono, ma vale la pena imparare qualcosa di quest’uomo incredibile. Maurizio Molinari ha avuto l’onore di parlare con il sociologo e filosofo francese Edgar Morin, che è sicuramente un “testimone del secolo”. L’8 luglio ha compiuto appunto cent’anni. Alle soglie dei 100 anni legge l’emergenza ecologica e la pandemia alla luce dell’estemporaneità della storia, invitando i giovani a ricostruire sulle fondamenta di un nuovo umanesimo.
Edgar Morin: chi è, biografia, età
Edgar Morin, pseudonimo di Edgar Nahoum (Parigi, 8 luglio 1921), è un filosofo e sociologo francese. È noto soprattutto per l’approccio transdisciplinare con il quale ha trattato un’ampia gamma di argomenti, fra cui l’epistemologia. Durante la sua carriera accademica ha lavorato principalmente presso l’École des hautes études en sciences sociales (EHESS) e il Centre national de la recherche scientifique (CNRS). Particolare attenzione hanno ricevuto le sue ricerche sulla complessità e il cosiddetto “pensiero complesso”.
Edgar Morin si è occupato dei problemi delle scienze umane, ispirandosi alle tesi di Hegel, Marx, Freud. Particolarmente interessanti le sue ricerche sulla sociologia dei film. Ha fondato nel 1967 la rivista Communications. Nel 1998 è stato nominato presidente del comitato scientifico per la riforma dei saperi nelle scuole secondarie superiori dal ministro dell’Istruzione francese C. Allègre.
Edgar Morin, le sue dichiarazioni sulla pandemia e l’attualità
Sulla pandemia, il sociologo si esprime così: “Stiamo vivendo una tripla crisi: quella biologica di una pandemia che minaccia indistintamente le nostre vite, quella economica nata dalle misure restrittive e quella di civiltà, con il brusco passaggio da una civiltà della mobilità all’obbligo dell’immobilità. Una policrisi che dovrebbe provocare una crisi del pensiero politico e del pensiero in sé. Forse una crisi esistenziale salutare. Abbiamo bisogno di un umanesimo rigenerato, che attinga alle sorgenti dell’etica: la solidarietà e la responsabilità, presenti in ogni società umana. Essenzialmente un umanesimo planetario.”
E ancora, Edgar Morin si esprime su cosa secondo lui possono fare le istituzioni per aiutare la popolazione: “Direi che anche qui si tratta di prendere coscienza di una cosa: che con l’aumento, diciamo quantitativo, delle possibilità di benessere materiale si è sviluppato anche un degrado della qualità della vita, con un degrado delle solidarietà tradizionali, una perdita di senso della comunità, le condizioni di isolamento e chiusura in cui viviamo.
E aggiunge : “Dunque, se vogliamo, la riconquista della qualità della vita è innanzitutto una riconquista personale, ma ha bisogno di un aiuto politico costante. […] Se non si fanno politiche che aiutino questa presa di coscienza, tutto questo non sfocia in nulla, né da un lato, cioè dai cittadini, dove effettivamente qualcosa si è rimesso in moto, né dal versante politico, dove non si comprende che la qualità della vita è diventata un problema centrale. E se i politici non capiscono questo, non vedono questa cosa, se vedono soltanto i calcoli, i tassi di crescita, il Pil pro capite e tutto il resto, non vedono l’essenziale”.
Il suo nuovo libro
Si intitola “Lezioni da un secolo di vita” (Mimesis, pagg. 158, euro 16) l’ultimo libro del filosofo francese. A cura di Mauro Ceruti, Edgar Morin racconta esperienze, riflessioni, incontri della sua lunga vita e del suo impegno teorico e sociale. Come un “marinaio del pensiero”, l’autore solca il nuovo millennio tra una riflessione e l’altra sulla società e sull’uomo. Il libro è un’esperienza immersiva nella mente e nella storia di un uomo che ha saputo interrogarsi senza sosta: quante cose possiamo imparare da 100 anni di vita?
Fautore di un concetto di complessità importantissimo per comprendere la realtà e per analizzarla, si racconta, tra trame di vita privata e pubblica, tra una Resistenza vissuta a trecentosessanta gradi, non solo in guerra. La missione di Morin rimane sempre però invariata in questi anni di esperienza da filosofo e sociologo: bisogna insegnare alle future generazioni a vivere, sviluppando al meglio la propria individualità e il legame con gli altri, ma preparandosi anche ad affrontare le molteplici incertezze e difficoltà del destino umano. In una civiltà segnata dalla tecnologia diventa quindi indispensabile recuperare quel pensiero complesso tanto declamato da Morin e che egli racconta in una parentesi privata e pubblica intensa, importante e commovente che è “Lezioni di un secolo di vita”.
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