Edvard Munch in asta da Sotheby's con un'opera dalla vita travagliata
Arte,  Asta

Edvard Munch in asta da Sotheby’s con un’opera dalla vita travagliata

Il grande dipinto,  che ha una storia notevole, dovrebbe realizzare tra i 15 e i 25 milioni di dollari.

Un dipinto lungo 4 metri di Edvard Munch, sopravvissuto alla seconda guerra mondiale, sarà messo all’asta il 1 marzo alla vendita serale di arte moderna e contemporanea di Sotheby’s a Londra. Con una stima di prevendita compresa tra  15 e i 25 milioni di dollari.

 

Munch in asta da Sotheby's con un'opera dalla vita travagliata
Schizzo di Elsa e Curt Glaser di Edvard Munch, disegnato nel 1913. Per gentile concessione di Sotheby’s.

 

Edvard Munch La storia del quadro di Munch all’asta da Sotheby’s

La storia di questo quadro è assai interessante e rappresenta una sinergia particolare: quella tra teatro e pittura. Max Reinhardt fu tra gli innovatori del teatro novecentesco, capace di riportare sul palco un’estetica festosa e opulenta, lontana dal teatro naturalistico del XIX secolo.

Il regista (ma anche attore, produttore e drammaturgo) lavorò tra Berlino, Vienna, Salisburgo e gli Stati Uniti. Ovunque lasciando un’impronta indelebile, collaborando con artisti di vario genere e segnando col suo stile l’evoluzione della pratica teatrale. Tra queste sinergie, spesso trasversali, c’è anche quella con una delle icone della pittura otto-novecentesca, manifesto esistenzialista di un’epoca, Edvard Munch.

Nel 1906 Reinhardt mise in scena Spettri di Henrik Ibsen e per le scenografie si affidò proprio al pittore norvegese. Così il pittore dell’angoscia realizzò un ciclo di 12 fregi, che impreziosirono il teatro d’avanguardia fino al 1912 quando una ristrutturazione dell’edificio  portò alla rimozione e allo smembramento dell’opera.

Le sue componenti furono così disperse all’asta. Al tempo, la maggior parte di esse furono acquistate da Curt Glaser, direttore della Berlin State Art Library e figura di spicco nel mondo culturale dell’epoca.

Ma, nel 1933, come tristemente accaduto a molti tedeschi di origine ebraica, Glazer fu costretto a cedere i suoi beni (opere d’arte comprese) e lasciare la Germania.

L’opera venne acquistata dall’armatore Thomas Olsen, amico e mecenate di Munch, già in possesso di una delle quattro versioni del celebre Urlo.

Sarà lui a esporla, finché possibile, nella lounge della sua nave, la MS Black Watch, in perpetuo viaggio tra Oslo e Newcastle. Nel 1939 però, preoccupato dall’insorgere del conflitto mondiale, Olsen nascose l’opera insieme ad altri beni di sua proprietà in un fienile in mezzo alla foresta norvegese. Lontano dalle mire naziste.

 

Munch in asta da Sotheby's con un'opera dalla vita travagliata
Il quadro di Edvard Munch «Dance on the Beach»

 

La realizzazione nel 1906

Con i suoi monumentali 4 metri di ampiezza, Dance on the Beach è il segmento culminante dell’intero ciclo. É il più grande, il più complesso. La raffigurazione della festa in spiaggia si distingue per il palpabile movimento che la anima, oltre che per il valore simbolico che assume nella produzione del pittore.

In Dance on the Beach, l’artista raffigura uno scenario sereno da cui si sente escluso. Un uomo costretto a guardare “la danza della vita attraverso una finestra” che si consuma in un fiordo di Oslo. Munch dipinge una scena apparentemente gioiosa, che gradualmente diventa sempre più sinistra. O quantomeno malinconica.

 

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