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Teatro

Eleonora Duse, la donna oltre il mito

L’attrice teatrale Eleonora Duse nasceva il 3 ottobre 1858. Tra mito e realtà, riscopriamo la figura di quest’affascinante donna.

Eleonora Duse

La piccola Eleonora Duse nasce il 3 ottobre 1858 a Vigevano (Pavia) in una famiglia di attori clodiensi. Cresce quindi girovagando insieme alla compagnia teatrale dei genitori, partecipando agli spettacoli fin dalla tenera età. Infatti, a soli quattro anni interpreta Cosetta nella rappresentazione teatrale de I miserabili.

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Eleonora Duse

Nel 1878 conquista il ruolo di prima amorosa nella compagnia Ciotti-Belli Blanes, e, appena ventenne, è a capo di una compagnia con Giacinta Pezzana.

Alcune memorabili interpretazioni, come Teresa Raquin di Émile Zola, le procurano presto l’adorazione del pubblico e l’entusiasmo della critica.

Nel 1879 entra nella Compagnia Semistabile di Torino di Cesare Rossi, dove porta a maturazione una sua poetica che raccoglie le eredità del passato ma che insieme rompe con la tradizione della prima metà dell’Ottocento.

L’anima delle opere

Ma Eleonora Duse non è solo un’attrice: le opere, nelle sue mani, vengono smontate e riassemblate, in modo da aderire all’interprete.

Lei, infatti, è la vera anima delle opere. Il suo obiettivo è quello di mettere in crisi i valori borghesi, rappresentarli quindi così come essi si presentavano nella realtà.

I temi che vuole affrontare sono quelli più spinosi e più rappresentativi della società borghese dell’epoca: denaro, sesso, famiglia, matrimonio, ruolo della donna.

Ne esce dunque il ritratto di una società perbenista ma in realtà ipocrita, luccicante nella vetrina ma marcia nella sostanza, egemonizzata da un dio-denaro regolatore di ogni rapporto umano. Un mondo, insomma, nel quale è impossibile provare delle emozioni sincere.

E, soprattutto, da Eleonora emerge la sua interiorità femminile alienata e nevrotica.

Il suo repertorio è moderno e di forte richiamo: dal verismo della Cavalleria rusticana di Giovanni Verga, in cui interpreta Santuzza, ai drammi di Victorien Sardou e Alexandre Dumas figlio, che facevano parte del repertorio della grande attrice francese Sarah Bernhardt. Così, fra le due attrici nasce presto una rivalità che divide i critici teatrali.

Gabriele d’Annunzio: un amore tormentato

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Gabriele d’Annunzio

Il primo incontro tra Eleonora Duse e Gabriele d’Annunzio avviene nel 1882 a Roma, quando lui ha già pubblicato tre opere.

Confidando nel proprio fascino, il giovane Gabriele propone con suadenti lusinghe a Eleonora di diventare la sua amante, proposta che lei rifiuta sdegnosamente.

Sei anni dopo, sempre a Roma, l’attrice interpreta la Signora delle camelie, guadagnandosi il giubilo del pubblico. Quando si avvia verso il proprio camerino, Eleonora trova nel corridoio proprio d’Annunzio, che sbuca dalla penombra e le grida «O grande amatrice!». Anche questa volta, la donna tira dritto.

Nel giugno 1892 d’Annunzio scrive una dedica (Alla divina Eleonora Duse) su un esemplare delle sue Elegie romane.

Dal libro nasce in Eleonora il desiderio di un incontro con l’autore. E nell’incontro “si abbandona alla presa di quegli occhi chiari, si sorprende a dimenticare tutta la sua amara sapienza della vita e a godere della lusinga che essi esprimono”.

Due anni dopo, i due si incontrano di nuovo, ma a Venezia. Il tempestoso legame sentimentale e artistico che si stabilisce tra l’attrice e il poeta dura una decina d’anni, e contribuisce in modo determinante alla fama di d’Annunzio.

Eleonora Duse, già celebre e acclamata in Europa e oltre oceano, porta infatti sulle scene i drammi dannunziani (Il sogno di un mattino di primaveraLa GiocondaFrancesca da RiminiLa città mortaLa figlia di Iorio), spesso finanziando ella stessa le produzioni e assicurando loro il successo e l’attenzione della critica anche fuori dall’Italia.

Ciò nonostante, nel 1896 d’Annunzio le preferisce Sarah Bernhardt per la prima rappresentazione francese de La ville morte.

Dopo la loro definitiva separazione, pare che il poeta abbia passato il resto della vita a struggersi nel ricordo della relazione con Eleonora. Si dice perfino che, apprendendo la notizia della morte dell’attrice, d’Annunzio abbia mormorato: «È morta quella che non meritai».

Gli ultimi anni

Gabriele d’Annunzio non è però stato certamente l’unico uomo nella vita di Eleonora. Nel 1881, infatti, l’attrice sposa Tebaldo Marchetti – in arte Checchi -, attore nella sua compagnia. Tuttavia, il matrimonio, dal quale nasce una bambina, Enrichetta, si rivela presto infelice e termina con una separazione definitiva.

Nel 1884 si lega ad Arrigo Boito, che adatta per lei Antonio e Cleopatra. La relazione con Boito resta sempre segreta e dura, fra alti e bassi, per diversi anni.

In questo periodo, l’attrice frequenta gli ambienti della Scapigliatura, e il suo repertorio si arricchisce anche dei drammi di Giuseppe Giacosa, amico di Boito. Negli anni 1890, Eleonora Duse porta sulle scene italiane i drammi di Henrik Ibsen (Casa di bambolaLa donna del mare).

Nel 1898, il Teatro Brunetti di Bologna cambia nome in Teatro Duse. Nel 1909 Eleonora Duse abbandona il teatro, ma vi ritorna nel 1921, spinta dalle necessità economiche.

E nel frattempo, nel 1916, interpreta il suo unico film, Cenere, tratto dall’omonimo romanzo di Grazia Deledda. Pochi mesi prima di morire compie l’ultimo soggiorno a Viareggio, presso la villa dell’armatore Riccardo Garré, nell’agosto 1923. Muore di polmonite nel corso dell’ultima tournée statunitense, a Pittsburgh, il 21 aprile 1924.

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